Stravinskij e Puccini : ultimo spettacolo operistico 2024 al Maggio Musicale

Mavra e Gianni Schicchi, regia di Denis Krief, direzione di Francesco Lanzillotta. Ottimo successo di pubblico, domani e domenica le ultime repliche

Foto del Maggio Musicale Fiorentino (pagina Fb)

Il dittico  Mavra-Gianni Schicchi di Igor Stravinskij- GiacomoPuccini  funziona bene, convince il pubblico e regala uno spettacolo di grande interesse sia sul piano musicale che su quello della messa in scena. Denis Krief, vero e proprio demiurgo dello spettacolo – è responsabile di regia, scenografia, costumi e luci –  cosi si esprime nelle note di regia: “ Le due storie si svolgono in un interno con porte e finestre. In Mavra, l’esterno viene indicato dall’apparizione del desiderio sensuale della ragazza Parasa che prende forma in un ussaro molto intraprendente. In Gianni Schicchi con una campana cittadina che suona “a morto”, in mezzo a questa commedia che fa ridere, malgrado l’atmosfera mortuaria che abita la stanza del defunto. Un esterno è una strada di un quartiere di San Pietroburgo dove si trova il giovane ussaro puskiniano che suscita il desiderio; l’altro una strada di Firenze evocata da Rinuccio il giovane innamorato inventato da Forzano, il librettista di Puccini.” [1]

Krief riprende pertanto in entrambi i casi il metodo seguito per l’allestimento del Trittico pucciniano del 2019: scenografie “modulari” con lo stesso impianto scenico che qui del resto deve rappresentare per l’appunto una stanza che si apre verso l’esterno. Ma con una notevole differenza: per Mavra Krief proietta sullo sfondo alcuni fotogrammi del film che il regista Petr Cardynin (1873-1934) realizzò sul testo di Puskin da cui l’opera è ricavata, La casetta a Kolomna: “Alcuni fotogrammi di questo film muto ritrovato saranno proiettati nel corso della messa in scena dell’opera per dare ai nostri spettatori un’idea di come questa semplice e delicata storia veniva raccontata al pubblico russo di quegli anni. Ne potranno così scoprirne il gusto per gli arredi e i costumi di quell’epoca. In breve una testimonianza su come veniva rappresentato il poema di Puskin allora (…) E noi assisteremo parallelamente alla rappresentazione odierna della vicenda, pur rispettando l’epoca nei costumi scelti e la dedica di Stravinskij.”

Così ancora il regista; e in effetti la vicenda, nella sua semplicità e linearità, sembra svolgersi su due diversi piani temporali che però non contrastano tra loro.

Ottimo il cast vocale: Julia Muzychenko, reduce dal grande successo di Traviata , è la giovane Paraša, protagonista dell’opera: si destreggia molto bene in questa partitura particolarissima,  che è una sorta di parodia dell’opera buffa.  Vi troviamo motivi russi, ragtime, motivi tzigani calati in arie duetti e quartetti di cui viene in qualche modo mantenuta l’impostazione belcantistica.  Spigliato scenicamente e vocalmente anche l’ussaro interpretato dal tenore Iván Ayón Rivas. Soprano e tenore hanno ricoperto anche i ruolo di Lauretta e Rinuccio nel Gianni Schicchi. Kseniia Nikolaieva nella parte de La madre; Aleksandra Meteleva  in quella della vicina completano un quartetto vocale davvero brillante.

Francesco Lanzillotta porta l’orchestra del Maggio a evidenziare al massimo la brillante complessità della partitura stravinskiana, in cui gli strumenti a fiato hanno un risalto particolare.

Il modulo scenico dello Schicchi non presenta citazioni cinematografiche, ma immagini del Ponte Vecchio e del centro cittadino. La stanza di Buoso è abbastanza asettica e spoglia, ma ricca in compenso di libri che verranno gettati da ogni parte durante la Caccia al testamento. I costumi sono invece più novecenteschi, a parte il notaro con tanto di parrucca e palandrana; forse per sottolineare una certa  “tipicità” della situazione (scontro tra classi egemoni ormai invecchiate e gente nova) ; oppure per il fatto che, secondo Krief, centro dell’opera è una  “ Ironia nera e cinica del nostro autore lucchese, che in qualche modo, con la complicità del suo librettista Giovacchino Forzano, percorre una strada che verrà, più avanti nel secolo, ripresa dal cinema italiano, aprendo alla stagione d’oro della commedia cinematografica all’italiana.”

Su questo, forse, si potrebbe trovare qualcosa da eccepire: qui Forzano e Puccini pescano nel ricchissimo mare del tema della beffa, tipicissimo soprattutto della letteratura toscana per cui, se vogliamo trovare un … discendente cinematografico di Gianni Schicchi, forse il parallelo più calzante è Amici miei …

Ma parte questo, il regista lavora benissimo sui personaggi e sui movimenti scenici: ne viene fuori una vicenda veloce e scattante, che corre verso il suo beffardo epilogo con il gruppo dei parenti meschini e ipocriti vere e proprie marionette della propria avidità; i due ragazzi Rinuccio e Lauretta, il cui amore costituisce un momento di incantevole tenerezza nel cinismo assoluto e dilagante. E infine lui, il grande mattatore, meno esuberante che in altre messe in scena ma non per questo meno efficace.

Julia Muzychenko è una Lauretta dolce e ingenua, con un bel fraseggio e una voce morbida e dal timbro chiaro; Iván Ayón Rivas è un tenore dotato di buona estensione e di un timbro gradevole, doti che emergono anche nel pur limitato ruolo di Rinuccio. Roberto de Candia è un schicchi autorevole sin nella voce ampia, con il suo timbro scuro e la sicurezza nell’acuto: un personaggio che si presenta con grande sicurezza, quasi arroganza, e tiene per dirla con Dante i Donati a gran dispitto. Una interpretazione forse non usuale, ma di grande fascino ed effetto.

Del resto la vis comica era affidata soprattutto al gruppo dei parenti, molto omogeneo e di buon livello anche vocale: Valentina Pernozzoli nel ruolo di Zita;  Yaozhou Hou  Gherardo e Gonzalo Godoy Sepúlveda  Betto di Signa. CAdriano Gramigni è il “podestà di Fucecchio” Simone; Davide Sodini  ha il doppio ruolo di Maestro Spinelloccio/Messer Amantio Di Nicolao; Huigang Liu  Pinellino, Michele Gianquinto   Guccio.  Ci sono poi  tre talenti dell’Accademia del Maggio: Nikoletta Hertsak come Nella; Yurii Strakhov nella parte di Marco e Aleksandra Meteleva in quella de La Ciesca.

Perfetta la direzione di Francesco Lanzillotta e l’esecuzione dell’orchestra del Maggio,  che scorre brillante e ricca di sfumature, dai colori novecenteschi che brillano in questa partitura ai momenti più lirici come le arie di Rinuccio e soprattutto Lauretta.

Ottimo successo di pubblico per uno spettacolo che merita e non poco: prossime repliche domani ore 20 e domenica ore 15.30

 

La presente recensione si riferisce alla recita di mercoledì 18 dicembre.

 

 

 

[1] Per la presentazione dello spettacolo e delle due opere cfr il mio articolo  https://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=9477&categoria=1&sezione=8&rubrica=8

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