Sudafrica, deputato marxista: “Per ogni nero uccideremo cinque bianchi”

SUDAFRICA

Sudafrica – «Sappiamo dal Sudafrica che abbattere le statue non è un proiettile d’argento, ma è un inizio» titolava un paio di giorni fa il Guardian. Intendendo per “proiettile d’argento” (“silver bullet”) una soluzione facile a un problema difficile. Il Sudafrica,a dunque, per il giornale inglese di sinistra è l’esempio. E non potrebbe essere altrimenti visto che è stato l’ultimo Paese a conoscere la segregazione razziale e sistematica dei neri. L’apartheid.

Il problema però è che in Sudafrica il razzismo non si è concluso con la fine dell’apartheid né con l’abbattimento delle statue di Cecil Rhodes. Qui il razzismo non si è mai concluso. Si è semplicemente ribaltato. Con i bianchi che sono diventati perlopiù vittime, e i loro carnefici, i neri, la cui rabbia si è rivolta anche contro altri neri ma di diversa nazionalità. Ovvero gli immigrati.

Qualcuno potrebbe anche suggerire che in fin dei conti hanno anche le loro buone ragioni. Ma dovremmo piuttosto essere tutti d’accordo che il razzismo non ha mai una buona ragione, né una giustificazione. La storia e i tribunali avrebbero dovuto aver già fatto giustizia, ma non è bastato.

Andile Mngxitama

«Uccideremo tutti i bianchi insieme ai loro figli, le loro donne, i loro cani, i loro gatti e tutto ciò che troveremo sulla nostra strada» è lo slogan (dal 2018) enunciato in un discorso parlamentare il deputato Andile Mngxitama, leader del BLF, quel partito che già solo con il nome chiarisce in tre parole quale sia il semplice programma da mettere in atto nel Paese: “Black first, land first”. Ovvero espropriazione delle terre dei bianchi senza indennizzo, principio che mette insieme razzismo nero di stampo vendicativo con alcune confuse basi del marxismo-leninismo di cui Mngxitama e i suoi sono convinti seguaci.

L’impianto rimane lo stesso solo che al posto dei proletari ci sono i neri e al posto dei capitalisti i bianchi. Mentre la lotta di classe è stata sostituita dalla lotta per la supremazia razziale. «Per ogni africano ucciso uccideremo cinque bianchi» aggiunse Mngxitama nello stesso discorso che in realtà prendeva spunto essenzialmente da motivazioni di carattere molto pratico, ovvero dalle proteste dei conducenti di minibus africani che lamentano la concorrenza delle grosse aziende di trasporto pubblico possedute da bianchi.

Gli assalti alle fattorie di bianchi

Ma se credete che quelle di Mngxitama siano solo le farneticazioni di un pazzo vi sbagliate, il clima in Sudafrica se non è quello ci si avvicina molto e lo dimostrano i puntuali assalti alle fattorie di bianchi in qualche caso uccisi e in diversi altri costretti a fare le valige e a emigrare all’estero.

Violenze tra africani E questa è solo una faccia della medaglia, perché l’altra è occupata dai linciaggi le cui vittime sono altri neri provenienti dai Paesi vicini o del nord. Ricordate i Mondiali del 2008? In quell’anno di grandi festeggiamenti si contarono 67 africani morti vittime di linciaggi la cui sola colpa era quella di non essere sudafricani. Veri e propri pogrom che da quell’anno non sono mai terminati, in particolare a Johannesburg e Pretoria dove continuano a contarsi a decine i morti. No, abbattere le statue non è mai un “silver bullet”, e nemmeno un inizio. Chiedetelo ai sudafricani.

 

fonte: Libero Quotidiano

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