Suicidio Assistito: Un Dilemma Etico e Giuridico per la Toscana

Fratelli d'Italia: La posizione del Dipartimento Famiglia e Valori Non Negoziabili

Eutanasia

Suicidio Assistito: Un Dilemma Etico e Giuridico per la Toscana

In qualità di responsabile del Dipartimento Famiglia e Valori Non Negoziabili, mi sento in dovere di esprimere la mia profonda preoccupazione riguardo alla regolamentazione del suicidio assistito in Toscana. Questo è un tema che non solo tocca le sfere legali e giuridiche, ma che ha anche implicazioni etiche e sociali di vasta portata.

Incompetenza Legislativa Regionale

Il primo grande nodo al riguardo è che le regioni italiane, inclusa la Toscana, non hanno la competenza per legiferare in materia di suicidio assistito. Secondo l’articolo 117, comma 2, lettera l) della Costituzione, questa è una materia che rientra nell’ordinamento civile e penale, competenza esclusiva dello Stato. È importante sottolineare che le regioni non possono disciplinare i tempi e le modalità di erogazione del suicidio assistito, poiché ciò influenzerebbe l’esercizio di diritti fondamentali e l’ambito penale. Ma non basta, di fatto si andrebbe a istituire una sorta di “diritto soggettivo”.

L’introduzione di un “diritto soggettivo” al suicidio assistito trasformerebbe la natura della sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, che ha semplicemente introdotto una causa di non punibilità in casi specifici. Inoltre, la competenza esclusiva dello Stato si estende anche alla definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che non possono essere modificati dalle regioni. La sentenza 242/2019 non ha sancito un diritto al suicidio assistito, ma ha depenalizzato l’aiuto al suicidio in determinate condizioni, non creando un obbligo in capo ai medici. La legge regionale non può e non deve modificare la portata della sentenza.

Un atto arbitrario dietro il quale si nasconde un maldestro tentativo di recuperare consensi tra i delusi di sinistra

Dunque quello che si profila non è una azione atta a “sanare un vuoto legislativo” (Il principio di “cedevolezza invertita”, in base al quale le regioni possono intervenire in assenza di una legge statale, non si applica alle materie di competenza esclusiva statale. È fondamentale comprendere che la previsione della clausola non consente alle Regioni di intervenire in ordine a profili che attengano alla competenza esclusiva del legislatore statale) quanto piuttosto a sostituirsi in modo pretenzioso al legislatore. La proposta di legge di iniziativa popolare, promossa dall’associazione Luca Coscioni, viene assunta dalla regione Toscana come strumento per una battaglia ideologica il cui tentativo sterile è solo quello di recuperare consenso tra i propri elettori, cercando di far passare in secondo piano le gravi mancanze che la regione ha su tutta la linea amministrativa ed in modo particolare proprio sulla sanità ovvero quel settore che dovrebbe curare le persone.

La regione dunque usa questa battaglia solo per tornaconto elettorale mentre questa è una battaglia che afferisce alla coscienza e alla relazione con la sofferenza e la malattia, una battaglia che pur non condivido per le soluzioni che propone ma che richiede serietà nell’essere trattata e competenza profonda e non un approccio strumentale. Tutto questo avviene noncuranti delle implicazioni etiche che questa scelta comporta in materia di dignità umana. La dignità della vita deve essere tutelata in ogni sua forma e fase.

Dignità della vita e autodeterminazione

L’altro grande tema, che mi preme affermare con decisione e difendere con determinazione è la dignità della vita. La dignità umana risiede nell’appartenenza alla specie umana, non nella capacità di autodeterminazione. L’autodeterminazione assoluta può portare a una “mercificazione” della dignità e alla creazione di sottocategorie di persone.

“Se il Servizio sanitario affermasse che di fronte a una invalidità è un bene procurarsi la morte, direbbe ad alta voce che la vita fragile non ha senso.” e questo non è accettabile.

La vera risposta ai drammi del fine vita sono le cure palliative, che accompagnano il malato e alleviano il dolore, valorizzando il significato della vita. La Regione Toscana deve intensificare gli sforzi per le cure palliative e le politiche di prevenzione del suicidio. Le cure palliative rappresentano un’alternativa rispettosa e umana alla fine della vita.

La legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito può portare a derive pericolose, come l’estensione a categorie vulnerabili (malati psichiatrici, tossicodipendenti) e la normalizzazione della morte come soluzione ai problemi.

In questo contesto complesso e delicato, è fondamentale ribadire il nostro impegno a difendere la vita in tutte le sue forme. La dignità di ogni individuo non risiede solo nella capacità di autodeterminazione, ma nella sua stessa esistenza come essere umano. Come responsabile del Dipartimento Famiglia e Valori Non Negoziabili, ritengo che la nostra priorità debba essere quella di sostenere i malati, offrendo loro cure palliative di qualità che alleviano il dolore e valorizzano la vita fino all’ultimo istante.

Dobbiamo lavorare insieme per garantire che nessuno si senta abbandonato o considerato un peso per la società. La vita fragile e vulnerabile ha un valore inestimabile che dobbiamo proteggere con tutte le nostre forze. È solo attraverso un impegno comune e un approccio umanitario che possiamo affrontare con dignità i drammi del fine vita, offrendo supporto e conforto a chi ne ha più bisogno.

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