Tajani e la nostre pecche

Tajani e la nostre pecche
Tajani parla come se ci fosse differenza fra il tavolo della pace e il tavolo della resa. Vorrei spiegare al nostro ministro degli esteri che se c’è bisogno di un tavolo della pace, significa che c’è una guerra in corso e se c’è una guerra in corso, in un eventuale armistizio definitivo, dovrebbe esserci sempre un vinto ed un vincitore.

Tutt’al più si può trattare sul tipo di resa

Se una brutale resa incondizionata come purtroppo ha dovuto subire l’Italia che ingenuamente voleva apparire cobelligerante con gli Alleati, o se ci può essere margine per una trattativa. Ad esempio, facciamo l’ipotesi di una cessione della porzione di territori abitati in maggioranza da cittadini di altra nazionalità e proprio su questo dovrebbe essere trovato l’accordo. Una cosa analoga accade alla Serbia dopo che fu aggredita dalla NATO e che fu costretta a cedere il Kosovo agli USA. Questo piccolo territorio serviva infatti agli USA per costruirci una base militare.

Le guerre hanno una sola utilità; creano nuovi equilibri per un nuovo periodo di pace

Le paci non sono mai giuste perché sono imposte dalla componente più forte. Tutt’al più possono essere eque. Se la pace non possiede il principio di equità è foriera di una nuova guerra come accadde con la pace di Versailles in cui i vincitori per avidità scontentano  tutti vinti ed alleati come anche Italia, Giappone, Romania che avevano combattuto con l’Intesa.

Fu la pace più disastrosa della storia che dovrebbe essere presa ad esempio negativamente

Ancora oggi, ciò che accade anche a Gaza è la disastrosa conseguenza di quella pace, di come si è amministrata male la voluta e realizzata dissoluzione dell’impero Ottomano. Il mondo ancora ne paga le conseguenze. La decantata autodeterminazione dei popoli della dottrina Wilson ed ora facente parte della carta dell’ONU, non è mai servita allo scopo. Serviva al momento agli Stati Uniti per decretare la morte degli imperi multinazionali come l’austriaco e l’Ottomano. Inoltre era una cambiale che minava alla base i principi della vecchia Europa coloniale in attesa di una forma più moderna di sfruttamento col neocolonialismo.

La Russia stranamente riuscì a preservare il proprio impero, a differenza di altri, proprio grazie a quei dieci giorni che fecero tremare il mondo

Ad ogni modo se questo principio fosse valido non sarebbe occorsa una lunga guerra per annettere di nuovo popoli di nazionalità russa alla Russia stessa. Infatti questo principio contrasta con quello della intangibilità delle frontiere.
È un principio che e causa della pulizia etnica cautelativa come e già accaduto con italiani, tedeschi, francesi, palestinesi, serbi, russi e tanti altri popoli anche africani.

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