Tamponi – “È vero: sono stati rilevati casi simil-Covid con tampone negativo e polmonite interstiziale, e questi casi preoccupano perché potrebbero sfuggire”.
La conferma era arrivata un paio di giorni fa da parte del virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco. E faceva seguito all’allarme lanciato da Marzio Balzanelli, presidente nazionale della Sis 118. Un problema che in vista della fase 2 rischia di mandare in circolazione tante persone infette, ma non rilevate, e dunque potenzialmente contagiose.
Un pericolo alimentato da 2 fattori
Un pericolo che sembra essere alimentato da due fattori: il fatto che l’esame spesso venga realizzato “troppo in anticipo”; oppure la presenza di “falsi negativi”. E chissà se i “falsi negativi” non sono provocati anche da quel documento “errato”, redatto dall’Istituto Superiore di Sanità, su come eseguire i tamponi.
Il rapporto in questione è quello del 7 aprile, il numero 11. Stando a Gaetano Libra, otorino laringoiatra dell’Ospedale Maggiore di Bologna, contiene un errore da matita rossa: “In quel testo – ha spiegato alla Stampa – si indica una posizione verticale obliqua del tampone. Anziché orizzontale rivolta in direzione del canale uditivo, come dovrebbe essere. Con il rischio che, eseguito in questo modo, il tampone non raggiunge la zona dove si raccolgono muco e secrezioni nei quali va ricercato il virus. Inoltre in questo modo c’è il serio rischio di lesioni al cervello e al bulbo olftattivo”.
Prima della modifica sono passati quasi 10 giorni
Il 17 aprile, va detto, l’Istituto guidato da Silvio Brusaferro ha corretto il documento pubblicando la versione corretta. Sorvoliamo sul fatto che prima della modifica sono passati quasi 10 giorni (in cui chissà come sono stati realizzati i test). Ma il problema è che ancora oggi quel testo rischia di provocare incomprensioni. Se infatti sui motori di ricerca si inserisce il titolo “Raccomandazioni per il corretto prelievo del tampone”, il primo link a comparire rimanda al vecchio rapporto (quello sbagliato) e non alla successiva revisione. Le differenze sono evidenti.
Per quanto riguarda l’esame “rino-faringeo” (ovvero dal naso), il 7 aprile l’Iss scriveva che l’operatore sanitario doveva “invitare il paziente ad assumere una posizione eretta con la testa leggermente inclinata all’indietro”. “Inserire il tampone nella narice e spingerlo lungo la cavità nasale per circa 2,5 cm in modo da raggiungere la parte posteriore della rinofaringe”. Poi doveva “ruotarlo delicatamente” e ripetere la manovra nell’altra narice. Il tutto era accompagnato da un disegno eloquente.
La seconda versione
Molto diversa invece la seconda versione. Quella del 17 aprile. Dove la testa non è più rivolta all’indietro ma anzi “leggermente inclinata in avanti” (il contrario). L’operatore inoltre non deve più spingere il tampone “lungo la cavità nasale per circa 2,5 cm”. Bensì orientarlo “verso il rinofaringe (che esternamente corrisponde al condotto uditivo esterno) e spingerlo lungo il pavimento nasale per circa 6-8 cm in modo da raggiungere la parte posteriore della rinofaringe”. E poi non deve limitarsi a “ruotarlo delicatamente”, ma ricordarsi di farlo “in senso orario e/o antiorario”.
Alcune differenze compaiono anche sull’esecuzione del tampone “oro-faringeo” (cioè in bocca). Se nella prima versione si chiedeva di “strofinare la zona tonsillare”, nella revisione è precisato invece che il tampone deve arrivare fino alla “zona retro-tonsillare”. E non sono differenze da poco.
Giuseppe De Lorenzo per www.ilgiornale.it
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