Tanto rumore per nulla. Alla fine Carlo Calenda ha scelto di rimanere agganciato a quell’apparato che criticava .Che non valeva la pena cercare di rappresentare l’alternativa. Quanto piuttosto blindare il proprio posto.Anzi rafforzare i numeri in parlamento.
Accordo raggiunto
Enrico Letta, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova si sono accordati. PD, Azione e + Europa correranno insieme.Tutto risolto. Ogni divergenza messa da parte, per il pragmatismo politico delle elezioni.
Sembra che per Di Maio e Fratoianni non ci sarà un collegio uninominale di coalizione. Questo permette solo in parte al leader di azione di salvare la faccia. Perché comunque con questi personaggi si candida a governare, visto che nulla vieta di metterli nel plurinomimale.
Per ora l’unica persona a rimetterci chiaramente è Matteo Renzi. Lasciato con il cerino in mano, a costruire un grande centro che da solo non ha le potenzialità di edificare.
Terza via goodbye
Rimane soltanto difficile giustificare a tutti quegli elettori, verso i quali si rivolgeva un messaggio alternativo, la decisione di coalizzarsi con quelli dei quali si voleva rappresentare l’alternativa.
Certo le esigenze pratiche di avere seggi hanno pesato a dismisura. Ma se tali considerazioni rivestono carattere primario per un attore politico, per le persone di certo non sono fondamentali.
Tutti coloro i quali cercavano una terza via, oggi rimangono smarriti. E certo l’appeal di Calenda su quell’elettorato adesso è fortemente compromesso.
Uno spettacolo non originale
Le dinamiche di palazzo, continuano a prevalere. Uno spettacolo che ormai non scandalizza più gli italiani. Lì rattrista, li allontana dalla politica, rafforzano notevolmente il partito del non voto. Ma non stupisce.
Basta vedere Di Maio che sembrava un Saint-Just, ed adesso è a ragionare con tutti coloro i quali metteva all’indice. Anzi ancora di più è disposto a fondersi con loro.
L’ennesimo spettacolo triste di una politica sempre meno coerente.
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