Tanto tuonò che piovve
A 6 mesi dal fatidico 7 ottobre scorso, primo giorno dell’attacco di Hamas, molti avevano previsto un’escalation negativa nella situazione in Medio Oriente.
Ieri 14 aprile siamo stati testimoni di un primo step
La rappresaglia dell’Iran verso Israele, nella notte, è partita. Per ora in territorio israeliano sono stati inviati solo droni che hanno percorso le distanze dall’ Iraq, superando Giordania e Siria. La paura è che da questi veicoli telecomandati, in un periodo neanche tante lungo, si potrebbe passare a veri e propri missili, per poi, chissà, procedere spediti nel coinvolgimento a ferro e fuoco con le forze armate.
Il mondo guarda con orrore la situazione che si sta delineando nell’area mediorientale
L’Iran vuole riscattarsi dall’azione di Israele presso l’ambasciata di Damasco. Non tanto per l’atto in sè ma, soprattutto, per dimostrare che l’Iran non accetta di essere sotto attacco da Israele in particolare, e dall’Occidente in generale.
Le dozzine di droni iraniani lanciati contro lo Stato di Israele non hanno fatto danni. Lo scudo di protezione creato quasi per “gioco” e messo in atto una decina di anni fa, ha funzionato a dovere. I droni sono stati intercettati e fatti esplodere in aria. Una trentina i feriti, scarsi i danni a case di privati cittadini, qualche drone caduto solo su obiettivi militari. Ma è stato il gesto di sfida verso Netanyahu e il suo popolo e a portare il livello del conflitto a un livello di pericolo “alto”.
L’attacco di ieri non è stata di fatto una vera guerra, ma solo un atto di guerra, un mezzo per procedere celermente verso un conflitto più vasto
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha subito comunicato che l’offensiva di Israele, all’attacco dei droni di ieri, non si farà attendere. L’ONU si sta adoperando per evitare l’aggravarsi della situazione. Biden sta trattando con Bibi per cercare di far rientrare la situazione nell’alveo delle trattative. Ma il percorso che divide le mere schermaglie belliche e il conflitto totale al momento è veramente corto.
Ma come siamo arrivati a un tale livello di aggressività tra Iran e Israele?
Tutto avviene il primo aprile scorso, quando il Ministero della Difesa della Siria ha annunciato un attacco aereo israeliano contro il consolato generale iraniano a Damasco.
L’edificio era la residenza dell’ambasciatore Hossein Akbari, rimasto illeso
Tuttavia, sette ufficiali della Guardie islamiche sono rimasti uccisi, tra cui due consiglieri generali senior: Mohammad Reza Zahedi, comandante della forza Quds in Siria e Libano, e il suo vice, il generale di brigata Mohammad Hadi Haji Rahimi. Da quel momento era certo che il Governo di Teheran avrebbe reagito. E così è stato.
La Russia ha diramato un comunicato stampa al Consiglio di sicurezza dell’ONU, dichiarando il pieno appoggio all’Iran, in quanto paese attaccato nella sua ambasciata
Il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha definito inaccettabile qualsiasi violazione delle strutture diplomatiche e consolari, la cui inviolabilità è garantita dalle Convenzioni di Vienna.
La posizione di Mosca non fa che ad aggravare e creare ulteriormente tensioni in una situazione internazionale già di per sé grave e complessa.
Si attendono sviluppi, ma almeno nel breve termine l’impressione è che le cose potrebbero, purtroppo, solo ulteriormente aggravarsi.
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