“Le osterie italiane sono sempre di più sulla bocca di tutti, perché gli osti sono diventati nuovamente il fulcro del discorso gastronomico italiano degli ultimi tempi“.
[Marco Bolasco, curatore della Guida Osterie d’Italia Slow Food]
Focus sulle trattorie: ancora una volta è un tema “caldo” per la cucina e la gastronomia contemporanea ad animare il dibattito attorno all’edizione 2019 di Taste Firenze. Una chiacchierata all’interno del foyer al Teatro dell’Opera di Firenze che sabato 9 marzo vedrà protagonisti Marco Bolasco (curatore della Guida Osterie d’Italia Slow Food e direttore enogastronomia e varia Giunti Editore), Federico Malinverno (presidente dell’associazione Premiate Trattorie Italiane), Fabio Picchi (del ristorante Il Cibreo), Andrea Gori (sommelier, giornalista e proprietario, assieme al fratello chef Paolo, della familiare, fiorentissima Trattoria Da Burde) e Roberto Casamenti (dell’Osteria La Campanara di Galeata, Forlì-Cesena). Moderatore d’eccezione, come di consueto, il Gastronauta Davide Paolini.
C’è ancora bisogno di parlare di trattorie? Eccome! Proprio oggi, mentre le multinazionali del food lavorano incessantemente per approdare ad un gusto omologato, capace di assicurare ai propri prodotti un piatto ed anaffettivo successo globale, la straordinaria biodiversità italiana alimenta da sempre una cucina che è espressione diretta dei valori, delle usanze, delle tradizioni delle sue popolazioni. Quella cucina che oggi torna alla ribalta per affermare ancora una volta e con tutta la sua forza, come una ricetta, l’uso di determinati ingredienti, il modo di prepararli, il luogo deputato al loro consumo sia uno straordinario veicolo di cultura, oltre che un atto politico ed economico dal potenziale fortissimo.
Una cucina, quella delle trattorie, che non mira a suscitare stelle o giudizi sintetici come una riduzione di balsamico ma emozioni: serenità, riflessione, felicità ma – perchè no? – anche tristezza, nostalgia. Una cucina dell’affetto, sincera come un piatto di polpette di lesso Da Burde. Per ricordarci – ogni giorno – che senza i ricettari delle nostre nonne, senza i muscoli delle rasdore, senza l’orto di casa o l’ortolano del mercato, senza un tuorlo d’uovo in più o un cartoccino unto, non ci sarebbe stata neppure l’Alta cucina.
Una cucina della memoria: dialettale più che territoriale; spesso personale più che locale, che in questo mondo che va fin troppo di fretta, ha bisogno di essere narrata e contestualizzata con un tempo che non può piegarsi ai ritmi dello smartphone ma che tuttavia può (e deve!) sfruttare la tecnologia per portare a casa risultati di prim’ordine.
Cucina che, lungi dal liquidare come “povera”, è coltissima: ricca nelle proprie combinazioni di sapori, variegata, fresca nei propri ingredienti, intrisa di tutta la cultura del proprio territorio. Menu che sono sommari di programmi culturali degni delle più complete enciclopedie di viaggi enogastronomici all’insegna del buon vivere. Che poi è l’unico modo di vivere che dovremmo conoscere.
“Ritorno alla Trattoria?”
Stazione Leopolda – Teatro dell’Opera – Area Ring
sabato 09 marzo – ore 16:30
Info a questo link