Tatuaggi – Per capire se volete davvero un’opera d’arte dipinta sul vostro corpo, dovete visitare la mostra Tattoo al Museo Pushkin di Belle Arti. Non è un’esposizione, ma un’enciclopedia: sono disponibili antiche sculture dipinte, incisioni uniche nel loro genere e persino una Venere di Milo tatuata.
“Abbiamo voluto riflettere sulla posizione che il tatuaggio ha assunto nella cultura moderna. Tuttavia, non vogliamo dare una risposta univoca a questa riflessione”, spiega Alexandra Savenkova, curatrice ed esperta di attività espositive. “Invitiamo i visitatori a riflettere su cosa sia il tatuaggio: un’arte, un’abilità manuale o qualcosa d’altro”.
E per il maestro del tatuaggio Henk Schiffmacher, che ha dipinto sulla pelle di celeberrimi personaggi come Kurt Cobain, Anthony Kiedis e Lady Gaga, il suo lavoro è una vera e propria arte, senza se e senza ma.
“Dagli anni ’70 in poi il nostro lavoro è cambiato radicalmente”, ha spiegato l’artista olandese. “Internet ha cambiato molte cose. Prima facevamo disegni unici per i clienti. Ora il tatuaggio è pop art, ma non arte popolare”.
Trovare qualcosa di nuovo in elementi già conosciuti: basta guardare l’arcinoto cucchiaio a forma di ragazza sospesa che tiene un fiore di loto tra le mani (Egitto, 1550-1182 a.C.).
Si è scoperto che reca sulle cosce un’immagine del dio Bes.
“Bes era ritenuto il guardiano della casa e il patrono delle nascite”, spiega Lars Krutak, ricercatore e antropologo americano. “In vita la ragazza presenta dei disegni che simboleggiano il loto, mentre intorno al collo si notano triangoli cuneiformi”.
Secondo il ricercatore, nell’Antico Egitto a recare disegni sul corpo erano prevalentemente aristocratici e sacerdoti. Si trattava di segnali di un certo status e prestigio sociale.
I tatuaggi femminili sono peculiari sia per l’aspetto che per il significato. Ad esempio, nell’ambito della mostra sono esposte fotografie e incisioni dei popoli dell’estremo Nord. Vi sono anche immagini di donne Chukchi attualmente in vita. Hanno più di 90, ma sui loro volti vi sono disegni dipinti quando avevano ancora 7 anni.
Lars Krutak spiega che questa tradizione risale almeno al XVIII secolo.
“Questi disegni sono stati realizzati appositamente per le ragazze per augurare loro una futura vita familiare di successo, la fecondità e per garantire loro una protezione”, aggiunge la curatrice dell’esposizione Aleksandra Savenkova.
Molti popoli del Nord dipingevano l’area circostante la bocca. “Tatuaggi in questa zona servivano a proteggersi dagli spiriti maligni”, ha spiegato la curatrice.
I disegni impiegati erano differenti. Mentre i popoli settentrionali disegnavano la zona del mento e creavano disegni simili a barbe, i popoli meridionali prediligevano l’area intorno alle labbra che veniva dipinta con una tinta rossastra (ad esempio, dagli aborigeni delle isole circostanti il Giappone). Ottenevano così un sorriso simile a quelli di Joker.
In Russia i tatuaggi sono stati per lungo tempo associati esclusivamente ai criminali.
“Non volevamo concentrarci su questo aspetto, ma non potevamo nemmeno ignorarlo. Tanto più che l’Occidente ha studiato questa corrente stilistica: ad esempio, una celebre rivista inglese ha pubblicato un’enciclopedia in 4 volumi dedicata ai tatuaggi criminali russi, i cosiddetti nakolki”, spiega Savenkova.
Alla mostra sono esposti le immagini scattate da Sergey Vasilyev, fotografo di Chelyabinsk, il quale ha creato una serie dedicata ai tatuaggi dei carcerati. Sono fornite insieme alle immagini anche delle spiegazioni.
Ad esempio, l’immagine della nave con le vele bianche indica che il dato soggetto non era impegnato in lavori socialmente utili. Mentre l’acronimo LEV (in russo, “leone”) significava piuttosto lyublyu ego vsegda, ossia “lo amerò per sempre”.
Ci si può anche ispirare a vecchi album recanti gli schizzi realizzati durante il viaggio intorno al mondo che Krusenstern effettuò all’inizio del XIX secolo.
In queste raccolte si trovano ritratti dei volti degli indigeni con i tatuaggi originali prima dell’arrivo degli europei.
“Questi disegni sono stati poi copiati e replicati sotto forma di incisioni. E al Museo Pushkin possiamo ammirare queste immagini primitive che hanno fatto il giro del mondo”, afferma Savenkova.
Nel 1995 si è tenuta a Mosca la prima conferenza sui tatuaggi.
Sono arrivati maestri stranieri che hanno condiviso con il pubblico russo la propria esperienza e le novità in ambito tecnico. Uno di loro era il tatuatore olandese Henk Schiffmaher, conosciuto con lo pseudonimo di Hanky Panky.
“Un po’ di tempo fa, nel 1993, si tenne la prima conferenza a Berlino, dove incontrai un ragazzo di nome Sasha che era il capo del club motociclistico russo Night Wolves. Gli abbiamo fatto un tatuaggio e poi ci ha invitato a Mosca”, spiega Schiffmeher. “Circa 20 maestri di diversi Paesi si recarono in Russia per il convegno”.
Secondo Hanky, nel 1995 pochi russi osavano farsi fare disegni sul corpo, così i maestri si tatuarono a vicenda dando una dimostrazione delle loro capacità. È così che Schiffmacher si procurò la scritta “Moscow 1995” sulla mano sinistra.
“Spero di vedere oggi uno dei miei vecchi amici all’inaugurazione della mostra, sarà una sorta di riunione”, ha confessato il maestro.
Attenzione: un tatuaggio può fare una grande differenza nella vita. Prendiamo l’esempio del tailandese Supakit Tisarano.
“Era appassionato di gioco d’azzardo e una volta perse 2 sue dita al gioco”, spiega l’ufficio stampa del museo.
Diversi tatuaggi recanti immagini sacre sul suo corpo aiutarono il cinquantunenne Supakit a riprendersi.
Ora è un monaco e si tiene in stretto contatto con il suo tatuatore.
Lo scultore italiano Fabio Viale, invece, tatua i classici. Infatti, sulle spalle e sulla schiena della Venere di Milo ha effettuato un disegno in stile giapponese. Una sorta di body sui generis. Contemporaneo, audace e provocatorio.
© SPUTNIK . SERGEY PYATAKOV
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