Terapia Landini: assumere con cautela
La Confederazione Generale Italiana del Lavoro, sindacato ideologicamente socialista, fondato a Roma nel 1944, delinea la più antica organizzazione del lavoro esistente in Italia; è il soggetto più rappresentativo per numero di iscritti, oltre 5 milioni, e rappresenta, ovvero rappresentava, un baluardo contro l’aumento delle diseguaglianze sociali e la precarietà dei contratti.
Da due scissioni interne, avvenute nel 1948 e nel 1950, sono nate, successivamente, la CISL e la UIL. A rimpinguare le casse delle 3 sigle sindacali, oltre agli introiti derivanti da tesseramento (cd “quota sindacale”, calcolata in base alla retribuzione del dipendente), attività di servizio e contributi vari, ci pensa lo Stato per i patronati, mentre si servono di un ente pubblico, l’Inps, per la riscossione delle quote associative dovute dai loro iscritti.
“Il licenziamento rappresenta lo sgretolamento del tessuto sociale ed un imbarbarimento delle relazioni uname”, afferma tenacemente il Segretario Generale, Maurizio Landini, quando, nei suoi vari interventi, parla delle difficoltà legate al mondo del lavoro.
Nei fatti, non sembra che le cose vadano proprio cosi.
Vittime di presunti casi di mobbing, demansionamenti, lamentati licenziamenti in tronco, si sono verificati sotto il suo Regno. Infatti, se da un lato il Segretario denuncia e si batte per l’abolizione del “Jobs Act” nel mondo delle imprese, dall’altro lo riproduce pari pari all’interno delle segrete stanze del sindacato.
Il caso di Massimo Gibelli, storico portavoce, prima di Sergio Cofferati, poi di Susanna Camusso, e per un brevissimo tempo anche dello stesso Landini, licenziato a due anni dalla pensione per “giustificato motivo oggettivo”, che tradotto vuol dire non avere più bisogno delle sue prestazioni lavorative, è emblematico ma rappresenta solo la punta dell’iceberg. Il licenziamento di Gibelli è dovuto, secondo quanto riportato dallo stesso sindacato, alla nascita della società FUTURA, società di comunicazione che, secondo Landini “ha portato ad una razionalizzazione ed un adeguamento ai nuovi bisogni; una società di proprietà del sindacato, con denaro del sindacato investito all’interno del sindacato”. E quando qualcuno ha osato chiedere al Segretario Generale se non fosse stato possibile destinare Gibelli ad altra mansione, ha candidamente risposto: “non poteva certo metterlo a “fare le fotocopie”
A Palermo, Enza Renna, Dirigente della Camera del lavoro del capoluogo siciliano, instancabile paladina e sostenitrice del rispetto dei diritti dei lavoratori, è stata licenziata dalla sera alla mattina; la comunicazione del suo licenziamento le è giunta attraverso una PEC. Cosi come Iginea Roberti, licenziata senza preavviso, Antonella Granello, Francesca Carnoso, etc etc.
Non è che alla fin fine bisognerebbe far nascere un sindacato per i sindacalisti?
A questo punto la domanda nasce spontanea: come può un sindacato difendere gli interessi dei lavoratori quando non riesce neanche a difendere i propri dipendenti. I contratti nazionali si sono indeboliti, salari e pensioni hanno costantemente perso potere d’acquisto, sono passate gravi controriforme, dalla Fornero, alla cancellazione dell’art.18 e al Jobs act, senza una vera risposta sindacale, una risposta che tenesse conto dei bisogni reali dei lavoratori e delle lavoratrici. Eppure lo statuto della CGIL enfatizza il valore della solidarietà in una società senza privilegi e discriminazioni, in cui sia riconosciuto il diritto al lavoro, alla salute, alla tutela sociale.
Il giudizio non può che essere estremamente negativo.
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