Il Progetto di Paesaggio dei Territori del Mugello discende dal PIT (Piano di Paesaggio) e dal Masterplan 2017. Per i Comuni di Barberino e Scarperia e San Piero, ne rappresenta un secondo momento attuativo. Il progetto rileva e propone degli interventi da inserire in un successivo progetto di fattibilità.
Analizziamo ora i punti di forza, di debolezza, rischi e opportunità del progetto, specifici per il Mugello. Elementi comunque già presenti nel Piano di Paesaggio (PIT). Un presunto progetto di sviluppo che invece danneggia industria e agricoltura del territorio.
Per cominciare le regole delle “Invarianti strutturali” apparentemente improntate allo sviluppo di fatto cristallizzano il territorio. Si cerca di creare un museo a cielo aperto. Il risultato sarà la morte del tessuto economico a danno dell’occupazione. La dinamicità asserita nei confronti del paesaggio viene trascritta in regole che di fatto lo ingessano. Non si cerca di ravvivare il tessuto economico locale come negli obiettivi del PIT. I criteri introdotti, infatti, auspicano la delocalizzazione delle attività verso siti più indicati.
Il paradosso del progetto
Prescrivendo di evitare insediamenti e infrastrutture non necessarie di fatto si dice di non costruire. Si pensa di implementare una gestione conservativa del bosco a scapito della produttività. Si progetta un riequilibrio della gestione delle foreste e dei pascoli a difesa del suolo. Non si considerano le esigenze lavorative degli agricoltori, degli allevatori e dei forestali.
Il progetto si propone di contrastare l’abbandono dei territori ma paradossalmente vuole evitare l’aumento dell’estrazione di Pietra Serena. Si vuole evitare la saldatura dei centri urbani e l’effetto barriera ecologica tra il lago di Bilancino e il fiume Sieve. Meglio non costruire, ma non si parla di recupero dell’esistente. Si parla di migliorare il corridoio ecologico delle fasce rivierasche e di migliorare i castagneti da frutto ma non si parla di investimenti al proposito. Vogliono evitare gli effetti negativi dei boschi cedui senza menzionare alcuna forma di riconversione per salvaguardare il lavoro. Si prevede un fermo contrasto all’impianto di vigneti specializzati.
Il piano presenta inoltre forti contraddizioni. Tanti proclami zero progetti e zero soluzioni. Si propone paradossalmente di contrastare per legge l’abbandono degli insediamenti, evitandone l’espansione, ma per questo si promuove la delocalizzazione. Si vuole contrastare l’abbandono delle colture, ma vengono introdotte misure restrittive allo sviluppo. Riattivare l’economia agricola e la silvicoltura, ma con quali incentivi e con quali investimenti. Con quali prospettive.
Per fortuna le chiacchiere distintive dei nostri amministratori locali li dividono un mare dal saper fare. Tuttavia non possiamo sempre sperare che l’incapacità operativa incroci quella progettuale e la cancelli per evitare disastri come quello enunciato nel PIT e nel Progetto Territori dei Mugello.
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