Terzo breve vocabolario (L – M) sulla diaspora dei cattolici in politica
Ecco la terza parte del nostro percorso…
Laburismo cristiano
Di laburismo cristiano si parla già all’indomani della Liberazione, quando i partiti democratici sono ancora in formazione, quando il sindacato è ancora unitario, quando la Costituzione doveva ancora venire alla luce.
E tuttavia non è mai sorto un movimento, o un’associazione, che abbia rivendicato per sé questo nome.. Parte dall’idea di un soggetto che permetta di collegare un insieme di espressioni vive della società e del cattolicesimo politico e sociale, con un forte radicamento nel mondo del lavoro, con una tensione alla giustizia sociale, con un impegno concreto nella solidarietà
Il rischio costante è stata l’attrazione fatale verso un “laburismo tout court” di ascendenza socialista, quindi praticabile solo nell’area di riferimento del centro-sinistra.
Laicità
Le comunità cristiane sono chiamate a formare non tanto dei “sacrestani”, come soleva ripetere Vittorio Bachelet, bensì cristiani ben consapevoli della dimensione sociale della loro fede, che assumono con coraggio e responsabilmente la loro vocazione al bene comune.
Giovanni Paolo II ha più volte messo in guardia contro i pericoli derivanti da qualsiasi confusione tra la sfera religiosa e la sfera politica.
Quello che va veramente escluso è che sia compito della Chiesa in quanto tale creare partiti cattolici; a loro spetta invece educare al discernimento, a una fede matura e alla vocazione al sociale, fornendo accompagnamento spirituale e culturale a coloro che militano nella politica per cui sarebbe necessario favorire contestualmente la reale conoscenza della Dottrina Sociale della Chiesa
La debolezza dei credenti in politica è spesso causata dal fatto che si appiattiscono su un concetto depotenziato di laicità, quale quello promosso dalle correnti culturali neoindividualistiche e neoutilitaristiche, chiuse alla trascendenza. Appare dunqueimprescindibile la “risemantizzazione” della stessa laicità.
Lessico dimenticato
Rispetto a questo punto, la parte del mondo cattolico, che ha sostenuto e che ancora sostiene la teoria della diaspora, e anche quei pensatori che l’hanno condivisa, a mio modo di vedere, hanno contribuito a far regredire la «maturità» politica in una specie di analfabetismo sociale, documentato anche dall’assenza di un minimo di grammatica e di lessico comuni.
Non si sa più che cosa significhi, ad esempio, il termine “cattolico”. Se lo si evoca,esso, purtroppo, diviene subito causa di divisioni tra gli stessi credenti
Per poter dialogare, a detta di molti, occorre una rieducazione ad un lessico comune.
Lievito
Con riferimento all’immagine evangelica del lievito, per alcuni i cattolici dovrebbero dividersi tra i partiti per fermentarli dall’interno; sono già stati messi in evidenza i molti punti deboli di tale proposta.
La diaspora rende evidente che il seme cristiano non può essere «sequestrato» da qualche compagine, in questo caso partitica, rinchiudendolo dentro involucri, che alla fine lo contraddicono e lo rendono sterile.Per alcuni questo lievito deve far fermentare tutta la pasta
Per un verso, essa comporta che i cattolici si rassegnino a rimanere minoranza, ovunque essi si trovino inseriti e, quindi, accettino di scomparire politicamente, proprio come l’immagine del lievito lascia intendere.
Mezzo (terra di)
Dalla compagine dei cattolici impegnati in politica ritorna ciclicamente l’idea di collocarsi in una sorta di “terra di mezzo” da cui coltivare un tendenziale terzaforzismo ovvero un’equidistanza totale dai due schieramenti antagonisti (destra /sinistra).
A prescindere dal sistema elettorale, che ha virato prepotentemente verso il bipolarismo, appare molto difficile, se non impossibile, mantenere una superiore equidistanza in relazione all’antropologia di riferimento dei due schieramenti
Nonostante ciò i teorizzatori della “terra di mezzo” soffrono quasi sempre di strabismo verso sinistra.
Moderati (non moderatismo)
Secondo un’accezione negativa del termine, molto frequente, “moderato” è chi appare inerte e amorfo, poco coraggioso e mediocre, privo di fisionomia.
In politica, nel suo senso nobile, la moderazione è invece un metodo quasi uno stile, ovvero una prassi di tolleranza, prudenza, misuratezza; è la capacità di conciliare i contrasti, la ricerca della concretezza e la diffidenza per l’astrattezza dogmatica
Nei contenuti il cattolico moderato in politica non deve cede al “moderatismo”, ma portare avanti con coraggio temi come la dignità delle persone, la famiglia, il diritto alla vita e le disuguaglianze. Mediazione sì, ma fatta da moderati “radicali” con una visione alta e senza sconti.
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