Toga e politica – “Un giudice dovrebbe essere in grado di leggere lo Statuto di una associazione. Ancora di più quando ne è stato Presidente. Luca Palamara non è stato sentito dal Cdc semplicemente perché lo Statuto non lo prevede. Non vi sono altre ragioni”. A ribadirlo, in una nota, è la giunta dell’Associazione nazionale magistrati. Inviata alla stampa dopo la riunione del comitato direttivo centrale che ha deciso l’espulsione di Palamara. Negandogli la possibilità di intervenire in quella sede, perché non previsto dallo statuto.
“Palamara mente”
“Quando dice che non ha avuto spazio per difendersi Palamara mente: è stato sentito dai probiviri e in tutta la procedura disciplinare non hai mai preso una posizione in merito agli incontri con consiglieri del Csm, parlamentari e imputati. E, come lui, gli altri incolpati”, sottolinea la giunta dell’Anm. Che continua: “Le regole si rispettano, anche quando non fanno comodo. Cerca ora di ingannare l’opinione pubblica con una mistificazione dei fatti: la contestazione – ricorda l’Anm – riguardava gli incontri notturni all’hotel Champagne e l’interferenza illecita nell’attività consiliare, fatti purtroppo veri, e per questo sanzionati”.
Sorprese inaspettate
Il caso Palamara continua a riservare sorprese inaspettate. Nel corso della mattinata di oggi, Eugenio Albamonte, pm della capitale, ha in qualche modo fatto sapere mediante il suo legale dell’esistenza di una proposta di querela nei confronti del magistrato espulso dall’Associazione nazionale magistrati.
La novità è in qualche modo derivata da una serie d’interviste che lo stesso Palamara ha rilasciato a più quotidiani. La sensazione è che questa vicenda abbia in qualche modo contribuito a far emergere tutta una serie di dissapori interni.
Il PD David Ermini
Stando a quanto riportato dall’Adnkronos, l’avvocato in questione, Paolo Galdieri, ha spiegato che “in una serie di interviste rese oggi lo ha diffamato parlando di fatti mai avvenuti ed in particolare di non meglio precisate cene tra il mio assistito e l’onorevole Donatella Ferranti, già presidente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati, nelle quali si sarebbe discusso della nomina del vicepresidente del Csm David Ermini e delle nomine di avvocati generali della Cassazione”. Albamonte, insomma, sarebbe stato diffamato da Palamara.
Difficilmente la faccenda finirà qui. La sensazione è che Palamara abbia scoperchiato il vaso dei rapporti tra toga e politica.