Toni Negri, una figura controversa della storia d’Italia
All’età 90 anni, è morto a Parigi Toni Negri, una delle figure politiche più controverse della storia politica d’Italia
Fu esponente di spicco della sinistra extraparlamentare Autonomia Operaia, nonché teorico tra altri del movimento Operaista, corrente filosofica di estrema sinistra in auge negli anni ’60 in Italia, improntata sulla lotta operaia e sull’importanza della classe stessa come unico vero pilastro del capitalismo.
Negri nacque nel ‘33 in una famiglia cattolica laica e mosse i primi passi in questo ambiente, militando dapprima nel Cattolicesimo sociale, transitando poi per il PSI fino ad approdare ad Autonomia. Crebbe comunque in un humus comunista, stando alla fede politica del nonno e del padre.
La storia controversa di Negri, filosofo e uomo politico contemporaneamente disprezzato ed elogiato, si intrecciò soprattutto con gli anni di piombo. Furono per lui fonte di travagli giudiziari, che lo portarono a una condanna a 12 anni, in quanto ritenuto dagli inquirenti il mandante della rapina di Argelato, presso Bologna. Su di lui, contestualmente, pesò anche la presunta complicità con le BR, in relazione al sequestro Moro.
A seguito dell’espatrio a Parigi, protetto dalla legge Mitterand che ne garantì la protezione contro l’estradizione, fu docente universitario di Filosofia e qui è rimasto fino alla sua morte.
Dopo l’11 settembre, Negri si è ritagliato anche un ruolo di guida del movimento no global internazionale, con la pubblicazione di due saggi “Impero” e “Moltitudine”. Alla base delle due opere, una approfondita analisi sulla globalizzazione in atto e sull’economia mondiale contemporanea.
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