È polemica sull’asterisco nelle comunicazioni scolastiche. Usato per non discriminare in base al genere, a Torino è stato adottato nel maggio scorso dal liceo classico Cavour. Una notizia che ha generato scalpore, malgrado sia già entrato da 3 anni nelle circolari dell’Istituto Avogadro così come al Convitto Umberto I.
Molti insegnanti torinesi preferiscono il «segno grafico di plurale inclusivo» nelle mail, senza che sia stato necessario ricorrere ad un regolamento ad hoc.
Ma l’uso di student* al posto di studenti o di alliev* e iscritt* non piace ad Augusta Montaruli, deputato (non vuole essere chiamata deputata) torinese di Fratelli d’Italia. «C’è un modo di non discriminare senza storpiare l’italiano. È quello di insegnare ai nostri ragazzi il coraggio di affermare la propria identità e non quello di nascondersi dietro un asterisco. Questo è il compito della scuola che spero il Governo, da me sollecitato sul caso, voglia difendere», ha scritto in un post su Facebook, invitando il liceo Cavour di Torino a ripensarci.
Richiesto l’intervento del Ministro Bianchi
La parlamentare annuncia così l’intenzione di scrivere al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, per un «approfondimento» sull’uso dell’asterisco.
«Non mi sembra che si tratti di chissà quale rivoluzione. Ma soltanto di un invito a tenere conto delle differenze che noi ormai diamo per scontato». Questo sostiene Enzo Salcone, preside del Cavour, che si stupisce per l’eco suscitata da un articolo di stampa. «Piuttosto, è importante quello che sta dietro all’asterisco: l’attenzione alle persone e il rispetto dell’articolo 3 della Costituzione».
Al Cavour il regolamento era stato adottato nel maggio scorso dal Consiglio d’Istituto su proposta di un docente che aveva in classe una persona in transizione di genere. Dal caso di «carriera alias», che permette di cambiare nome in attesa dei documenti ufficiali, era conseguita l’adesione al progetto «Noi siamo pari» del Miur per il rispetto alle differenze e l’adozione dell’asterisco. Ma non è una novità. «Preferisco il doppio genere per lungo, ad esempio “studenti e studentesse” e se non è possibile utilizzo l’asterisco nelle mie comunicazioni», spiega Tommaso De Luca, preside dell’Avogadro. «La consapevolezza dell’opinabilità della scelta, mi ha fatto decidere per l’uso dell’asterisco nelle circolari, cioè nei documenti esplicitamente firmati da me».
Al Convitto Umberto I usano da tempo le indicazioni del Miur su maschile e femminile, sempre presenti nelle comunicazioni istituzionali. Come da Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo del ministero. Hanno adottato le carriere alias per studenti con disforia di genere o che chiedono di essere chiamati in altro modo e usano la «schwa» e l’asterisco per le comunicazioni interne via posta elettronica. Senza che nessuno abbia mai sollevato problemi.
Fonte: Chiara Sandrucci corriere.it
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