Sarebbe stato torturato e ucciso, la stessa sorte che riservava alle sue vittime. Così sarebbe morto il killer di Diabolik, un sicario albanese di quarant’anni con decine di omicidi alle spalle, compiuti anche in Stati diversi. A riportarlo, è un’inchiesta esclusiva pubblicata oggi su L’Espresso. Secondo quanto riportato in un articolo a firma di Francesca Fagnani, sarebbe stato proprio lui a uccidere con un colpo di pistola e in tenuta da jogging Fabrizio Piscitelli.
Una lunga calzamaglia per nascondere i tatuaggi, e il 40enne si è avvicinato al capo degli Irriducibili, assassinandolo con un solo colpo alla tempia. Poi si è dileguato, in men che non si dica. Il sicario sarebbe stato ucciso da poco in Albania: una volta tornato nel suo paese, ha trovato ad attenderlo alcuni criminali ai quali aveva ‘pestato i piedi’, desiderosi di farlo fuori. Una vendetta, con il killer di Diabolik torturato e ucciso.
Fabrizio Piscitelli
Sempre secondo quanto riportato da L’Espresso, l’uomo aveva colpito una seconda volta a Roma. Un omicidio anch’esso irrisolto, anch’esso avvenuto sotto gli occhi di decine di persone, in pieno giorno. Quello di Selavdi Shehaj, detto Simone, pregiudicato 38enne di nazionalità albanese raggiunto da due colpi di pistola alla schiena sulla spiaggia di Torvaianica a settembre 2020. L’uomo stava lavorando nello stabilimento Bora Bora, di proprietà della compagna, quando è stato raggiunto da due persone a volto coperto che gli hanno sparato in mezzo a una folla di bagnanti. Trasportato in eliambulanza all’ospedale, le sue condizioni erano apparse gravi da subito, ma inizialmente era stata diffusa la notizia che non fosse in pericolo di vita.
Paralizzato per una lesione alla spina dorsale, le sue condizioni erano poi progressivamente peggiorate, fino alla morte. A uccidere Selavdi Shehaj sarebbe stato lo stesso uomo che ha ucciso Diabolik. Quattro anni prima avevano già tentato di ucciderlo: sarebbe stato Emiliano Pasimovich a tentare di investirlo, un uomo finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta del Gico della Guardia di Finanza ‘Grande Raccordo Criminale’ insieme a Fabrizio Fabietti, braccio destro di Diabolik.
Criminalità organizzata romana
Un omicidio, quello di Fabrizio Piscitelli, ancora irrisolto dopo due anni. Indagini che si svolgono nel più massimo riserbo, e che puntano a individuare i mandanti della sua uccisione. In seguito alla sua morte è emerso come il capo ultras degli Irriducibili fosse a capo di un’organizzazione criminali dedita allo spaccio di stupefacenti, soprattutto cocaina. Diabolik lavorava per tutti, camorra e ‘ndrangheta: di droga, infatti, ce n’era così tanta e Roma è così vasta che non c’era bisogno di litigare per gli approvvigionamenti. Qualcosa però è successo, e gli assetti della criminalità organizzata romana sono inevitabilmente cambiati. Forse Fabrizio Piscitelli aveva pestato i piedi a qualcuno, o forse faceva più comodo da morto. Fatto sta che, dopo due anni, di quella vicenda si sa ancora poco o nulla.
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