Toscana pride e le bandiere negate

Toscana pride e le bandiere negate

Secondo gli organizzatori del comitato sono stati 20.000 i manifestanti sabato scorso a Lucca al Toscana Pride, tra cui anche il Governatore della Toscana Eugenio Giani.

Un corteo colorato e chiassoso ha attraversato la città

Tante le bandiere che hanno sventolato fra le mura cittadine. Tante ma non tutte. Nessuno è riuscito a scorgere fra la moltitudine dei partecipanti, le bandiere di Ucraina e Israele.

Una mancanza che, a detta degli organizzatori, è stata opportunamente effettuata per evitare possibili tensioni e incidenti. Eppure il messaggio che avrebbe fornito il comitato organizzatore di fronte a due popoli aggrediti sarebbe stato importante, se non fondamentale. Un simbolo fortissimo di supporto e amicizia verso chi si trova, loro malgrado, costretto a combattere.

Chiamato a rispondere a una tale evidente mancanza, il comitato promotore del Toscana Pride, ha dichiarato che “sono state diverse le richieste da più parti di riporre le bandiere di Ucraina e Israele, pur non condividendo tali richieste”

E a conferma di ciò il Comitato si è visto pronto a proporre al sindaco di Lucca la possibilità di effettuare un Consiglio Comunale aperto o un convegno per trattare l’argomento sul Medio Oriente e Ucraina, possibilmente chiamando il anche il Ministro degli esteri Tajani.

Un modo per allontanare le polemiche di questi giorni e, probabilmente, anche un modo per lavarsi la coscienza. Perché più di un dubbio c’è stato, dettato dalla presenza più che abbondante di bandiere della Palestina.

Facile dedurre che sono soltanto le bandiere di Israele e della Ucraina che possono creare tensioni, mentre quelle della Palestina possono tranquillamente essere sbandierate senza alcun rischio.

E’ d’obbligo quindi chiederci il motivo di tale disparità

Sono così pericolose le bandiere di Israele e della Palestina per l’incolumità dei manifestanti? Possono creare così tanto imbarazzo da parte degli amministratori tali simboli di questi due Paesi?

E perché proprio quelle della Palestina no?

Risulta assai limitante, in un corteo che intende affermare diritti civili, non avere accettato la possibilità di manifestare anche a favore di Israele e Ucraina. L’impressione – pessima – è quella di due pesi e di due misure. Anche questi due Paesi lottano per i propri diritti di sopravvivenza e dignità.

Ma possiamo andare anche oltre

È passato il messaggio di mancanza di senso della democrazia e delle libertà di espressione. Se il pericolo sono le bandiere di Israele e Ucraina, e non quelle della Palestina, si può affermare che, chi appoggia la Palestina, non accetta in alcun modo qualsiasi possibilità di dialogo con tali popoli. Si preferisce procedere con le violenze e aggressioni pur di affermare la propria supremazia.

Gli organizzatori affermano che sono stati invitati a riporre le bandiere della Ucraina e di Israele

In tal caso dovevano evitare nel proprio corteo lucchese anche quelle della Palestina. Ma così non è stato.

Qualcosa quindi non torna. Sembrano soltanto lacrime di coccodrillo quelle degli organizzatori, che sviliscono il senso stesso della manifestazione, inneggiante alla libertà e alla dignità.

Doveva essere promosso il messaggio di trasformazione dell’indignazione, della paura e della rabbia contro ogni discriminazione. Ma la discriminazione in questo caso ce n’è purtroppo stata per Israele e Ucraina. Si è svilito di fatto il senso stesso del Toscana Pride, condivisibile nei proclami, ma non nella sostanza.

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