Transumanesimo, intelligenza artificiale e difesa dell’umano secondo Wojtyla
Cos’è il transumanesimo? Secondo il filosofo e futurologo Max More è: “Il movimento intellettuale e culturale che afferma la possibilità e la desiderabilità di migliorare fondamentalmente la condizione umana attraverso la ragione applicata, soprattutto sviluppando e realizzando tecnologie ampiamente disponibili per eliminare l’invecchiamento e migliorare notevolmente le capacità umane intellettuali, fisiche e psicologiche.”
Per fare un po’ di storia: il transumanesimo è un movimento filosofico e socioculturale la cui paternità è fatta risalire a J. Huxley (1957) e nel tempo si è sempre più organizzato, in particolare negli USA.
La grande utopia di Prometeo
Si tratta di una serie di idee, filosofie, analisi e ricerche tecnologiche volte a evolvere gli essere umani al punto da poter superare i limiti stessi della nostra condizione umana: la possibilità di sconfiggere la morte e vivere per sempre, ad esempio, o di avere capacità intellettive o fisiche superiori. L’idea che sta dietro a tale filosofia è che abbastanza presto i progressi della tecnologia ci permetteranno di evolverci in una nuova umanità: uno stadio intermedio tra l’essere umano mortale che siamo adesso e lo stadio evolutivo successivo, che supera la condizione umana e approda ad essere “post-umani”. Ed è palese che dietro questa “rivoluzione” girino anche interessi economici e politici stratosferici.
Secondo alcuni esperti, il balzo tecnologico-evoluzionistico basato sull’interazione tra genetica, nanotecnologie e robotica, consentirà di “costruire” già dal 2030 individui ibridi che trascenderanno le nostre radici biologiche.
Wojtyla e la contro-rivoluzione antropologica
Recenti pubblicazioni sul grande pontefice e filosofo Karol Wojtyla ci permettono di far tornare alla luce la lungimiranza di questo gigante del pensiero e dello spirito. Daniele Fazio (In difesa dell’umano. La filosofia di K. Wojtyla, 2021), nel premettere il rapporto indissolubile che nella visione di Giovanni Paolo II esiste tra libertà e verità, scrive “che attraverso il pensiero di Wojtyla si traccia un percorso per sconfiggere la rivoluzione antropologica in atto, che si esprime nel relativismo, nel nichilismo, nel consumismo, nel turbocapitalismo. La rivoluzione antropologica che ha sovvertito la visione dell’uomo come persona, destabilizzando il suo ordine interiore e la sua relazione con Dio, arrivando poi a negare l’uomo stesso attraverso il transumanesimo”.
Karol Wojtyla si rivela il più lucido assertore di quella contro-rivoluzione antropologica che, partendo da una rinnovata alleanza tra la ragione e la fede, si pone l’obiettivo di giungere a un orizzonte alternativo: disegnare la bellezza dell’origine dell’essere umano, creato da Dio e redento da Cristo.
L’originalità della persona umana
In molti mirabili passaggi delle sue opere filosofiche, il Papa polacco motiva in modo lucido, chiaro e netto l’originalità superiore della persona umana. Ad esempio scrive: “La persona è tale quando è capace di atti che hanno per oggetto i valori. (…). Raggiunge la sua grandezza soltanto se esercita la facoltà dello spirito, mentre si annulla quando si limita alle funzioni vitali (…). Attraverso le relazioni tra persona e persone la Persona divina si rende presente”.
La cultura e la politica animate dall’ispirazione cristiana si attrezzino con rapidità ed in profondità a riprendere queste magistrali e profetiche intuizioni. Qualche secolo fa, il noto umanista cristiano Erasmo da Rotterdam divideva i problemi della Chiesa in essenziali e non. Con riferimento ai secondi, parlava di “adiaphora”, dunque questioni accessorie. Si affrontino presto e con discernimento prioritario tali questioni di “frontiera”, insieme umane e teologiche, assolutamente indifferibili.
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