Trieste – Nella mattinata di martedì 4 agosto, un gruppo di triestini appartenenti a CasaPound Italia si è recato presso il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, inscenando una protesta contro i massicci arrivi di immigrati dalla rotta balcanica. La Regione è governata dal leghista Fedriga ma il Partito Democratico ed altri, nel tentativo di eludere i contenuti della contestazione, si sono scagliati contro il responsabile del movimento della tartaruga frecciata. La sinistra è arrivata addirittura a chiedere che venga privato del proprio posto di lavoro. Un atteggiamento minatorio, quasi di stampo mafioso, anche perché il tutto, come si vede nelle immagini, si è svolto in modo assolutamente pacifico e civile.
Casapound, incursione in Consiglio regionale: 'Azione pacifica, stufi di sole parole su Rotta Balcanica' IL VIDEO COMPLETO DEL BLITZCalligaris-shock: «Sparerei tranquillamente ai migranti», ma Casapound si dissociaARTICOLO 1 –> http://tiny.cc/06fmszARTICOLO 2 –> http://tiny.cc/16fmsz
Posted by Trieste Cafe on Tuesday, August 4, 2020
CasaPound Italia ha spiegato in una nota le motivazioni dell’azione
“Con la nostra azione – inizia il comunicato di CasaPound Italia – abbiamo voluto far sentire la nostra voce, la nostra determinazione e le nostre soluzioni riguardo al problema della Rotta Balcanica. Le abbiamo fatte sentire direttamente a chi, seduto nelle stanze del Consiglio Regionale, avrebbe la possibilità di porre rimedio alla questione. Siamo stufi di discorsi vuoti, promesse non mantenute e altre marchette elettorali. Non siamo più disposti a tollerare questo atteggiamento di nullafacenza verso un problema che mina le basi della nostra società”.
“Le occasioni e le possibilità per dare risalto al tema sarebbero potute essere numerose. Atti dimostrativi, veementi proteste di piazza, qualche sgarbo istituzionale, come quello del ministro Lamorgese quando ha dichiarato che la Rotta Balcanica non è un problema. E invece – attacca CasaPound – abbiamo dovuto assistere a qualche semplice e misero comunicato stampa. A qualche nota segreta inviata a qualche ministro. Abbiamo dovuto assistere a questo spettacolo indegno giorno dopo giorno”.
“Le nostre proposte – continua la nota della tartaruga frecciata – sono ben chiare. Vogliamo la proclamazione dello Stato di emergenza da parte della Regione. L’impiego massiccio dell’esercito su tutta la frontiera del Friuli Venezia-Giulia. Il blocco immediato dell’immigrazione con respingimento ai confini. Il rispetto del trattato di Dublino da parte della Slovenia. E invece l’aula stava discutendo del “piano immigrazione 2020” che si risolve in oltre 7 milioni all’accoglienza. Non si accenna alla chiusura dei confini, allo stato di emergenza né a qualsiasi altra proposta volta a bloccare la rotta Balcanica.
Pretendiamo anche che questi signori che dovrebbero decidere tutto questo, pagati migliaia e migliaia di euro al mese, non vadano in vacanza per tutto agosto. Perché anche quando saranno comodamente seduti sotto qualche ombrellone gli arrivi continueranno. Ma ancora una volta, non avranno fatto nulla per impedirli. Noi – conclude il comunicato di CasaPound – l’abbiamo riferito chiaro e tondo al Consiglio Regionale con un gesto né violento né minaccioso, ma con un atto dimostrativo molto forte e pacifico che porti alla luce fatti ed omissioni di chi ha ruoli decisionali”.
UNA PROTESTA LEGITTIMA
Insomma, una protesta legittima, sia nei modi che nei contenuti. Il tasto toccato, però, è molto dolente perché il business dell’immigrazione, con il clientelismo che ne consegue, è una delle maggiori fonti di approvvigionamento di voti della sinistra. Ecco quindi il tentativo di spostare l’attenzione su un altro tema, abitudine molto in voga tra i politicanti, solo che stavolta si è oltrepassato il limite. La risposta, infatti, si è spostata dal politico al personale. Il responsabile di CasaPound è finito sotto un attacco scorretto, vile, non come referente politico, ma come lavoratore. Francesco Clun è impiegato presso gli uffici della Regione in ambito sanitario, saputa la notizia, la sinistra, ha inteso trovare in questo l’arma per porre in essere un ricatto. L’obiettivo è chiaro: attraverso la minaccia di licenziamento cercano di zittire il dissenso.
La risposta di CasaPound però non si è fatta attendere e come al solito non fa presagire alcun passo indietro: “Il responsabile di CasaPound Trieste, Francesco Clun, va licenziato. Questo è il leitmotiv – inizia il comunicato di CasaPound Italia – del Partito Democratico. E’ solo uno dei dei numerosi attacchi a livello personale diretti verso il responsabile della sezione provinciale Francesco Clun in seguito al blitz in Consiglio Regionale della giornata di ieri”.
LA RISPOSTA DI CASAPOUND ALLA RICHIESTA DI LICENZIAMENTO
“È emblematico come – prosegue la nota del movimento – la sinistra attacchi un impiegato chiedendo la sua testa in ambito lavorativo. Si tratta di quello stesso ambito che, una volta, la sinistra tutelava e su cui basava la propria azione politica. Invece le priorità di una certa frangia politica oggi sono ben lontane dalla tutela dei propri concittadini e, soprattutto, dei lavoratori. Siamo tornati alle purghe di staliniana memoria contro chi non è allineato al pensiero unico. Chiedere il licenziamento di un lavoratore per ritorsione politica – continua il comunicato – additandolo addirittura di essere un eversore, è vergognoso. Viola quella stessa Costituzione che è sempre sulla bocca della sinistra quando si tratta di limitare la libertà altrui.
A questo si aggiungono – prosegue il movimento – altre insinuazioni che ledono l’onore ed il decoro del responsabile triestino della tartaruga frecciata. Per le quali tutti gli interessati saranno querelati. Ad ogni modo, questo non fa altro che rafforzare l’idea che, non riuscendo ad entrare nel merito della nostra protesta pacifica avvenuta ieri in Regione, l’unica strada percorribile sia quella degli attacchi personali e del fango”.
“Precisiamo ancora una volta – sottolinea la nota – come l’intervento sia stato del tutto pacifico. Non c’è stata alcuna intimidazione o atto di violenza verso qualsiasi persona lì presente destituendo, quindi, di qualsiasi fondamento chi afferma il contrario. Si tratta unicamente di attacchi vergognosi diretti verso un lavoratore che, nel proprio tempo libero e al di fuori dell’ambito lavorativo, ha espresso il proprio pensiero in maniera forte ma pacifica. Ma è chiaro a tutti, anche a chi sventola la Costituzione a giorni alterni, che non è concepibile epurare una persona unicamente per aver manifestato liberamente il proprio pensiero. Su questo – conclude CasaPound Italia – è evidente che l’unico attacco alla democrazia esistente è quello di chi oggi chiede il licenziamento di un lavoratore anziché entrare nel merito dei contenuti di una protesta”.
UNA PRASSI POLITICA CONSOLIDATA
La prassi è sempre la stessa: criminalizzare l’avversario politico attraverso l’uso della menzogna, le minacce personali e l’utilizzo di media compiacenti. La sinistra dal 1945 ad oggi ha cambiato colore, è passata da Mosca a Washington, ma non ha perso il vizietto di usare certi metodi. CasaPound, dal canto suo, ha già dimostrato in passato di avere le spalle grosse, non piegandosi ai tentativi di prevaricazione. La battaglia contro l’immigrazione che sta dilaniando il Friuli Venezia Giulia e ingrassando il business delle cooperative rosse, ne siamo certi, non si fermerà neanche di fronte a questo.