Triste cronaca di un insediamento

Triste cronaca di un insediamento

Ieri l’altro si insediava il nuovo Consiglio Comunale e per curiosità ho voluto assistere all’evento.

Non l’avessi mai fatto!

Mi è venuta una depressione. Già solo a vedere la sala consiliare trasformata in una specie di squallido capannone industriale da un arredo osceno, ispirato alla modernizzazione informatica, che ha completamente offuscato l’antica bellezza del Salone dei Duecento privandolo definitivamente di quella aura di potere consegnatagli dalla Storia.

Visione davvero deprimente, specie se poi lo sguardo si posava anche sullo spazio ristretto e disagevole destinato al pubblico e agli occasionali osservatori

Dove sullo sfondo si agitava in inquietante solitudine un incanutito ex presidente dell’assemblea ora “Garante dei detenuti” -tale Cruccolini Eros- penosamente avvinghiato ad una bandiera della pace, come lui logorata dagli anni. Insomma, non per scomodare Le Corbusier ma l’ambiente e l’architettura dei luoghi influenza gli stati d’animo. A pesare sull’ umore nero ha inoltre contribuito il clima piatto e burocratico della seduta. Con la scontata elezione del Presidente del Consiglio Comunale, Cosimo Guccione del Pd, e dei suoi Vice: Alessandro Draghi di Fratelli d’Italia e Vincenzo Pizzolo di Alleanza Verdi e Sinistra.

Tutti e tre giovani e di belle speranze, diciamo così

È seguita quindi la presentazione della Giunta da parte del Sindaco Funaro. Persona sicuramente intelligente e preparata ma col carisma di una beghina, ed il cui lessico familiare è totalmente intriso di ideologismo. Funaro, molto attenta agli equilibri di maggioranza, ha descritto la sua come una Giunta fondata su giovinezza e parità di genere.

Dove, in omaggio al genere femminile ma in oltraggio alla lingua italiana, il Sindaco si chiamerà Sindaca e l’assessore donna assessora

Discutibile novità di dubbia utilità ai fini del governo cittadino. Funaro ha quindi dichiarato di voler essere la Sindaca di tutti (e di tutte, per carità!) senza distinzioni. Il che le fa onore, anche se le aspettative di gran parte dei Fiorentini, a cominciare da quelle relative alla sicurezza e alla lotta al degrado, non paiono rientrare tra le sue priorità. Almeno per il momento. D’altronde la Giunta Funaro si colloca in una assoluta e rivendicata continuità con quella di Nardella, ormai emigrato nell’ Europarlamento. Una continuità che, seppur animata da buona volontà, sarà comunque in tono minore data la modesta qualità (salvo qualche rara eccezione) degli assessori. La cui competenza pare essere accertata e garantita non tanto dai curricula professionali quanto dalla scelta della Sindaca. Sarà probabilmente una amministrazione modesta che lavorerà modestamente su pochi punti programmatici (completamento della tramvia e definizione della vicenda stadio in primis).

Evitando accuratamente le criticità di sistema e volando basso, molto basso, sulla questione aeroporto

Alla presentazione prudente e un tantino noiosa della Funaro ha fatto seguito una serie di interventi anodini, che scivolavano via senza lasciar traccia come acqua sui vetri in una giornata di pioggia. E qui, francamente, bisogna dire qualcosa sull’opposizione di Centrodestra. Perché così non va. È vero che, a parte Draghi, sono tutti nuovi rispetto alla precedente consiliatura. Ma è pur vero che non ci si può presentare all’ insediamento del Consiglio Comunale senza rivendicare con forza e orgoglio il ruolo della opposizione. La cui funzione critica e di controllo legittima l’operato stesso della maggioranza.

Il Centrodestra non ha ricevuto dagli elettori il mandato a governare Firenze, bensì a controllare chi la governa; ed è un mandato importante. Perché governo e opposizione sono le due facce della governance nella generale logica del buongoverno. Mi sarei dunque aspettato qualcosa del genere da parte di Eike Schmidt.

Che avrebbe anche potuto parlare della sua esperienza di candidato Sindaco e del valore della sua battaglia per il rinnovamento culturale e sociale di Firenze.

Aggiungendo magari alcune considerazioni su come affrontare un turismo che, continuando su questa strada, rischia di devastare la città anziché arricchirla. Ed invece niente: da Eike solo un imbarazzato silenzio e un paio di battute lievemente ironiche a fine seduta.

Ma, Eike a parte, è stato tutto il Centrodestra a dare una impressione di stranianza

Con i suoi neo eletti guidati dagli esponenti della lista Schmidt, il cui declamato valore aggiunto al Centrodestra non si è visto. Con il più esperto e combattivo consigliere della passata consiliatura, Alessandro Draghi, spedito a fare il Vice Presidente in un ruolo istituzionale che lo ingesserà limitandone l’iniziativa. E con l’egemone della lista Schmidt, Paolo Bambagioni, designato a presiedere la strategica Commissione Controllo. Tanto da far dire ai maligni che il Centrodestra ha voluto appaltare la gestione dell’opposizione in Palazzo Vecchio a Bambagioni da Signa. Persona di valore, ma la cui lunga esperienza trasformistica (dalla DC al PD, dal Centrosinistra al Centrodestra) fa di lui un riferimento politico importante per compromessi di potere, non certo un alfiere della opposizione di Centrodestra. O, meglio, di quella che dovrebbe essere l’opposizione di Centrodestra.

Capace di rappresentare l’alternativa al potere della Sinistra e non una semplice alternanza magari funzionale proprio al mantenimento del sistema di potere della Sinistra

Ma di questo e dei limiti del Centrodestra fiorentino parlerò in altra occasione. Per ora ho visto e capito che in Consiglio Comunale, a fianco del Centrodestra inteso come coalizione dei tre partiti principali, c’è un informe piccolo centro pronto a dialogare con altri spezzoni del più grande centro che fu, tipo i Renziani di Italia Viva o altra roba similare. Un “centrino” insomma che fungerà da cerniera col Centrosinistra. Che genere di opposizione potrà quindi derivarne ? Difficile dirlo. Molto dipenderà dalla capacità politica dei consiglieri di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e della Lega. E poi chi vivrà vedrà. Lo dico con rassegnata mestizia. Perché resta in me un sentimento vago di insoddisfazione per la rappresentazione plastica di una politica non all’altezza della storia e del destino di Firenze. Facevo meglio a non andarci a questo insediamento.

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