Truffe agli anziani, il governo Meloni alza il muro: più tutela, più giustizia, più Stato
Il governo Meloni passa dalle parole ai fatti nella lotta contro chi specula sulla fragilità umana.
Con il nuovo decreto-legge sicurezza, entrato in vigore il 12 aprile scorso dopo la firma del Presidente della Repubblica, viene introdotto, tra le altre norme, l’aumento della pena per le truffe agli anziani, che ora diventa un’aggravante specifica al reato di truffa: aggravante che prevede la reclusione da due a sei anni di carcere e la multa da 700 a 3.000 euro.
Un aggravamento di pena che, insieme alla procedibilità d’ufficio, non è solo una modifica legislativa, ma è un chiaro messaggio politico: lo Stato non arretra davanti alla criminalità, e non lascia soli i più deboli
È un cambio di paradigma che risponde a una logica precisa, fortemente voluta dalla premier Giorgia Meloni: lo Stato deve tutelare anche – e soprattutto – chi non riesce antutelarsi da solo.
«L’Italia deve tornare a essere un Paese dove i più fragili si sentono protetti», ha
dichiarato la presidente del Consiglio.
E i numeri parlano chiaro: le truffe agli anziani sono un’emergenza sommersa, ma in continua crescita. Dopo il picco registrato nel 2019 – con un +57% di casi – e una flessione momentanea durante la pandemia, il 2022 ha segnato
una nuova impennata del 31%
Più recentemente, il 2024 ha visto una vera esplosione del fenomeno sul fronte digitale: phishing, finti operatori bancari e messaggi fraudolenti che hanno prosciugato conti e rubato identità, colpendo soprattutto chi non ha dimestichezza con la tecnologia.
Ma dietro ogni statistica ci sono storie di ordinaria ingiustizia. Anziani che aprono la porta a un finto tecnico dell’acqua. Nonne che credono di aiutare un nipote in difficoltà, convinte da voci costruite ad arte al telefono
Persone sole, spesso psicologicamente fragili, che cedono alla pressione di sconosciuti vestiti da insospettabili. E in pochi minuti, i risparmi di una vita svaniscono. Ma ciò che resta, spesso, è anche peggio: il vuoto psicologico, la
vergogna, la perdita di fiducia negli altri e in sé stessi.
Il governo ha voluto rispondere non solo con la repressione, ma anche con la prevenzione e l’educazione civica
Da qui le campagne di sensibilizzazione promosse dalle forze dell’ordine, come quella dell’Arma dei Carabinieri che ha scelto Lino Banfi – simbolo
dell’Italia popolare e familiare – per parlare agli anziani con un linguaggio vicino, rassicurante, efficace. Anche la Polizia di Stato ha intensificato la diffusione di vademecum e consigli pratici per riconoscere e disinnescare i tentativi di truffa.
Il messaggio che arriva dai vertici dell’esecutivo è netto: non è più tempo di sottovalutare
Difendere gli anziani è una questione di civiltà. Significa prendersi cura di chi ha costruito questo Paese, e che oggi rischia di essere emarginato non solo fisicamente, ma anche socialmente ed emotivamente.
Dal punto di vista sociologico, il decreto intercetta un nodo cruciale della contemporaneità: l’isolamento relazionale e l’invecchiamento della popolazione. In una società sempre più digitalizzata e frammentata, l’anziano spesso vive ai margini, privo di reti solide di supporto
Questo isolamento lo rende vulnerabile non solo ai raggiri, ma anche a un senso
di abbandono che favorisce la manipolazione.
Il governo, con questo intervento, non protegge solo patrimoni individuali: tutela la dignità, la memoria e la coesione intergenerazionale
Dal punto di vista psicologico, l’inasprimento delle pene ha anche un effetto simbolico importante.
Riconosce il danno emotivo e morale che le vittime subiscono. Non si tratta solo di furto: è una ferita all’autonomia, alla fiducia, alla percezione di sé. In questo senso, l’intervento legislativo assume anche un valore riparativo, restituendo centralità e rispetto a chi troppo spesso viene trattato come un bersaglio facile
In un Paese che invecchia – dove oltre il 23% della popolazione ha più di 65 anni – la lotta alle truffe agli anziani è una priorità strategica. E il governo Meloni ha scelto di affrontarla con determinazione. Non per compiacere l’opinione pubblica, ma per rispettare un impegno: quello di garantire sicurezza reale, non solo percepita.
In definitiva, questa norma non è solo una stretta penale. È l’affermazione di un principio.politico e morale: chi tocca gli anziani, tocca la coscienza del Paese. E lo Stato, finalmente, ha deciso di reagire.
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