Umberto Bossi ha appena spento la bellezza di ottanta candeline. Nessuno ci avrebbe scommesso quando, diciotto anni fa, fu colpito da un ictus estremamente grave.
In molti erano convinti che avrebbe dovuto lasciare la politica e che la sua creatura non gli sarebbe sopravvissuta. La Lega invece è rimasta e nonostante la malattia lui riuscì a guidarla per ancora altri nove anni ed a rimanerne presidente in seguito.
Bossi è stato uno degli uomini più sottovalutati della storia. Ed ad oggi continua ad esserlo. Spesso descritto come rozzo, brutale ed ignorante è sempre riuscito chiaramente a dimostrare di essere tutto il contrario.
Aveva un intuito formidabile, un empatia con le masse fuori dal comune. Una cultura che spaziava in parecchi campi ed un istintiva capacità di fare la scelta giusta.
Pierluigi Bersani non ha difficoltà ad ammettere, con grande onestà intellettuale, la sua amicizia e la sua ammirazione per Bossi. Negli anni Bersani non è il solo che Umberto è riuscito ad affascinare. Spesso ha ottenuto l’ammirazione anche di chi non la pensava come lui.
Montanelli, pur definendosi convintamente unitarista, non negava di apprezzarlo più di tutti anche sul piano umano e dell’amicizia. Perché genuino e soprattutto uomo che conosceva il suo mondo, sapeva parlare alla sua gente ed aveva un piano.
Ebbe l’ammirazione e l’amicizia di Marco Pannella, con il quale fu politicamente lontanissimo, ma mantenne sempre rapporti di stima.
Abile mediatore
In molti, nelle stanze del potere romano, erano stupiti quando il leader di piazza diventava un mediatore formidabile, moderato ed intelligente. Capace anche di tessere accordi con i centristi più convinti.
Un uomo messo nel tritacarne mediatico, martoriato da inchieste giudiziarie che alla fine hanno visto emergere sempre e solo un fatto: dalla politica non si è mai messo in tasca un soldo illecitamente. Ovviamente chi si è accanito a screditarlo, non ha sentito il dovere morale di scusarsi. Chi partecipa ad un linciaggio di piazza alla fine la fa sempre franca, e magari ipocritamente fa la morale.
Io ho avuto modo di conoscerlo, già minato dalla malattia, spesso stanco. Ma non posso scordare l’estrema lucidità nei suoi discorsi, talvolta pronunciati con sofferenza fisica evidente. Non riesco a dimenticare le serate in cui si avvicinava a noi, al tempo giovani, e discorreva con chiarezza. Toccando spesso argomenti storici e filosofici ma sempre e soprattutto il suo tema preferito: l’autonomia il federalismo, l’autogoverno dei popoli.
Umberto Bossi era capace di rimanere per ore a trattare di questi argomenti con davanti la sua Coca-Cola ed il suo sigaro toscano.
Questo importante traguardo anagrafico, per nulla scontato nelle sue condizioni di salute, lo vede ancora attivo ed ancora eletto nelle assemblee legislative. Vede la sua creatura essere un partito stabilmente importante nel panorama politico italiano, e con una guida certa ormai da anni che ha dimostrato la sua capacità di durare nel tempo e nelle situazioni anche oltre l’uomo che l’ha fondata.
Questa è una soddisfazione non da poco per chi crea qualcosa, sapere che gli sopravviverà. Questo compleanno dimostra anche e soprattutto che si tratta di un protagonista della storia della repubblica, spesso tropo sottovalutato dai suoi contemporanei, ma che sicuramente non potrà essere ignorato dalla storia.
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