Ventitré anni fa si spegneva Ernst Jünger.
Importante e complessa figura del secolo scorso. Classe 1895 e figlio di un ricco industriale farmaceutico, a 17 anni si arruolò volontario nella legione straniera francese allo scopo di viaggiare e vedere quell’Africa di cui solo aveva letto nei suoi amati libri d’avventura.
Disertò dopo poco tempo e riuscì grazie a suo padre a tornare in Germania dove terminò gli studi.
Si arruola volontario come ufficiale nell’esercito tedesco allo scoppio della grande guerra, venendo più volte ferito e decorato. Famoso il romanzo che narra le sue esperienze belliche “Nelle tempeste d’acciaio” scritto nel 1920.
Indubbiamente il culto della guerra come esperienza idilliaca e forgiante dell’uomo era presente in Jünger. La guerra era uno strumento per arrivare ad un livello di elevazione spirituale più alto.
Importante anche il ruolo di moderni mezzi tecnologici nei conflitti, secondo la visione dello scrittore.
Successivamente alle esperienze belliche partecipò attivamente alle tensioni sociali nella Germania sconfitta di Weimar.
La sinistra destinata a fallire
Ernst Jünger era fermamente convinto che la sinistra fallisse nel proposito rivoluzionario perché mirava solo alla soddisfazione dei bisogni materiali del popolo, trascurando la spiritualità ed il richiamo ad ideali di valore più alto.
Era poi fermamente contrario a qualsiasi forma di internazionalismo come avverso al parlamentarismo. Riportava particolare interesse per la tecnologia, che indeboliva lo spirito umano, ma riteneva anacronistico combattere il progresso. Questo creò le prime tensioni con. Il nazionalismo che guardava in maniera idilliaca alla tradizione contadina.
Ernst Jünger era uno scrittore affermato, motivo per il quale in regime nazionalsocialista cercò di evitare persecuzioni dirette nei suoi confronti, ma i rapporti con il movimento di Hitler non furono mai facili.
Vedeva i nazisti come ridicoli antisemiti, goffi e maldestri nel cercare di piacere per forza di cose a gli industriali ed alla borghesia. Aveva Inoltre molti amici ebrei.
I rapporti con il regime peggiorarono notevolmente a seguito della pubblicazione satirica, “Sulle scogliere di marmo”, che ridicolizzava il governo nazionalsocialista.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mo
Essendo un nazionalista ebbe inizialmente difficoltà anche con gli alleati. Nonostante questo la sua produzione letteraria continuò ancora per oltre mezzo secolo. Curiosa la sua esperienza con il consumo di LSD in età avanzata.
Iniziò a portare avanti una visione distaccata sia del mondo che delle cose umane alla stregua di un anacoreta, e spesso arrivò a definirsi un “anarca”.
“Possiamo aspettarci poco dalla società e dallo Stato. La salvezza riposa nell’individuo”; era una delle sue citazioni più famose.
Morirà a 103 anni, alle soglie del nuovo millennio. Un intellettuale su cui riflettere, figura che anche oggi andrebbe approfondita.
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