Un grande fiorentino. Pensiero e azione.

Un grande fiorentino

Pensiero e azione

Basta la parola e chi è andato a scuola almeno fino alle superiori, ricorda la rivista edita fra il 1858n/60 e diretta da Giuseppe Mazzini. Che è ricordato anche per il trinomio di alcuni scritti. Come doveri dell’uomo. “Dio, Patria e Famiglia”.

Recepisce e ricorda, inoltre, la Persona che vi si è ispirata

A Firenze, si è svolta la cerimonia in ricordo dei 30 anni dalla morte di Giovanni Spadolini.
Il 4 agosto 1994.

Sulla lapide, nel rispetto dei desideri di Spadolini, è scritto unicamente “Un italiano”.

Al cimitero delle Porte Sante, all’esterno della della Basilica di San Miniato al Monte, dove riposano tanti grandi di Firenze, è stata deposta una corona di alloro. Con il Gonfalone della città di Firenze, presenti il Governatore Eugenio Giani, l’assessore Benedetta Albanese, il Capogruppo Pd in Palazzo Vecchio, Luca Milani, Il magnifico Rettore Alessandra Petrucci e il presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, Cosimo Ceccuti.

Tutte le figure istituzionali presenti hanno ricordato un anniversario importante rispetto ad una persona che ha fatto la storia della città. Qualcuno gli ha attribuito il pensiero che aveva per Firenze e la Toscana come una “patria dell’anima”.

Aveva studiato al Galileo, liceo classico centrale

E’ stato celebrato e ricordato anche come uomo politico che ha partecipato a formare la storia del Paese, mentre viveva intensamente il proprio territorio, dove ha recepito e formato il suo pensiero di storico e di politico. Il suo insegnamento non si è perso mai, ma , anzi, si perpetua nell’ispirazione che ha saputo generare in chi si trova ad amministrare la cosa pubblica. Un esempio per tutti coloro che hanno un ruolo istituzionale.

Oggi in modo particolare

E Giani, “Un uomo con un profilo nazionale e internazionale tali da segnare la nostra storia,Spadolini è espressione della specializzazione nella cultura, è l’uomo che riesce a scrivere un libro in tre ore mentre è in viaggio verso Roma.

Tante saranno le pubblicazioni dedicate alla città di Firenze e e al Risorgimento, che rimangono un punto di riferimento per chi deve attingere a degli studi particolari. Storico proiettato su Firenze, sull’Italia, ma fortemente calato nell’attualità, in veste di direttore di due delle principali testate d’Italia, lo Spadolini giornalista è graffiante e oggettivo, sempre animato dal suo spessore culturale. Balza agli occhi della politica nel momento in cui la gestione pubblica deve ritrovare limpidezza e credibilità. Ugo La Malfa lo inviterà ad entrare nel Partito Repubblicano, portandolo a livelli inattesi. Spadolini diventa così un riferimento politico, l’uomo della mediazione, della laicità, il primo presidente del Consiglio non democristiano nella storia della Repubblica.

Sarà quel presidente del Consiglio – e poi del Senato – capace di dare all’Italia un profilo di grande prestigio al cospetto degli Stati esteri.”

“lltrentennale della sua morte coincide con il centenario del suo Ateneo. La sua figura è stata un riferimento anche nell’ambito dell’insegnamento. I suoi allievi lo ricordano ancora e questa è una delle soddisfazioni che lui avrebbe preferito. Spadolini era infatti un uomo di estrema umanità: sapeva mettere a proprio agio le persone, insegnare la disciplina e saper essere rigorosi, ma anche saper accettare e accogliere. Per lui la lotta per la politica era inseparabile dalla lotta per la cultura.”

Il ricordo del Magnifico rettore

A chiudere la cerimonia è stato il saluto di M. Donata Spadolini, che ha parlato a nome della famiglia: “Ringrazio a nome della famiglia tutte le persone che sono qui oggi. La famiglia è presente numerosa, con la dolorosa perdita di mio fratello Guido. Se siamo tutti presenti oggi è perchè Giovanni è stato un grande zio, che ha influito nella vita di tutti noi come figura di riferimento, e che ci ha insegnato il rispetto per le istituzioni e per la Costituzione, che tutt’ora ci impegniamo a trasmettere ai nostri figli e nipoti.”

l Presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, Cosimo Ceccuti concludendo ha ringraziato la stampa e le televisioni per la particolare attenzione dedicata in questi giorni

Una medaglia molto speciale è stata poi consegnata al presidente Eugenio Giani dal Professor Cosimo Ceccuti per non essere mai stato assente ad una sola delle celebrazioni annuali. La medaglia è una riproduzione fatta nel 1990, con il primo monumento dedicato a Giuseppe Mazzini del 1882.

” Fu Uno dei promotori del Ministero deo beni culturali e ambientali, che ha trovato la sua casa nell’attuale sede del Collegio Romano, dove gli è dedicata anche una sala. Un grande intellettuale laico, giornalista e uomo di Stato di grandissimo valore per l’Italia repubblicana”.

E’ quanto dichiarato, in una nota, dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.“Saldamente ancorato nei valori e nelle istituzioni dell’Occidente, fece dell’atlantismo il suo faro nella professione giornalistica prima e nell’azione politica poi, sia da presidente del Consiglio che da ministro dell’esecutivo – ha continuato Sangiuliano -.

Da suo successore al vertice del ministero della Cultura, non posso che esprimere a nome di tutti gli italiani il sentito omaggio a chi ebbe l’intuizione, la forza politica e l’onere di dar vita e guidare un dicastero dedicato a uno dei caratteri originari e distintivi della nostra nazione: quel patrimonio culturale ereditato dalle numerose civiltà che nel corso dei millenni sono fiorite nel nostro territorio, lasciando traccia indelebile di sé che fa parte integrante della nostra identità ed è nostro preciso dovere tutelare e valorizzare come previsto dall’articolo 9 della nostra Costituzione”.

“Il vantaggio competitivo di Giovanni Spadolini rispetto a qualsiasi altro statista e uomo di cultura sta per l’appunto nella stretta congiunzione con la cultura e la storia con cui svolgeva i ruoli che incarnava.

Ad esempio, come direttore del Corriere della Sera portò a Via Solferino non solo le sue grandi conoscenze e competenze di storico e docente, ma anche le migliori firme della cultura e la ricchezza culturale propria dello scrittore e del saggista.

Un matrimonio stretto tra cultura e giornalismo che purtroppo non è facile ritrovare nei nostri tempi

“Fu l’alfiere di un giornalismo arricchito dall’indipendenza e dall’orgoglio del mestiere del giornalista. Valori e fattori di cui si sente non poco la mancanza e che dovrebbero essere almeno in parte recuperati. Eletto poi come senatore indipendente a Milano, nelle liste del Partito Repubblicano, divenne segretario del PRI.”

Ma lo Spadolini che più merita di essere ricordato è oggi lo Spadolini primo presidente del Consiglio laico e non democristiano incaricato da Pertini nel 1981. Soprattutto per affrontare la grave questione morale emersa con la deflagrazione dello scandalo P2.

Non a caso il governo Spadolini fu il governo delle tre emergenze. L’emergenza morale, quella economica e quella istituzionale (che mi pare durino ancora oggi…). E qui va sottolineata la risposta che, sulla base dello studio e l’equilibrio di sempre, Spadolini offrì all’emergenza istituzionale.
Fu il primo a sostenere l’esigenza di rafforzare i poteri della figura del presidente del Consiglio, come emergeva da alcuni dei punti del «Decalogo Istituzionale» da lui proposto.

“Per fortuna la memoria di Spadolini non è andata e non andrà dispersa specie grazie alla attenta custodia e tutela di quello straordinario «bene culturale» curata dalla Fondazione Spadolini di Firenze presieduta dall’ottimo professore Cosimo Ceccuti, collegata all’Associazione amici di Spadolini di Stefano Folli”.

“Aveva inoltre una caratteristica oggi più che mai carente nel panorama politico: tendeva a cercare i fattori che uniscono e non quelli che dividono

Ben consapevole di quella malattia della divisività che attanagliava ed attanaglia ancor più oggi la vita politica italiana (e pure certo giornalismo…). Va quindi rilanciata quella che Spadolini amava definire «una certa idea dell’Italia».

Un’idea dell’Italia fondata sulla ricerca del bene comune nell’interesse superiore del Paese

Di cui si sente oggi più che mai il bisogno. Anche per evitare la profezia di uno dei grandi del Risorgimento tanto studiati da Spadolini, Carlo Cattaneo, secondo cui «i popoli che si fanno piccoli nei pensieri, si fanno deboli nelle opere».

 

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