Più che un trattato creato ad hoc per salvaguardare il sistema economico dell’Europa, il Mes dovrebbe essere definito per quello che veramente è: ossia, un’organizzazione intergovernativa ideata per spremere alcuni Paesi membri dell’Ue a discapito di altri. Scopriamo le carte e diamo un nome a tutti gli attori in campo. La prima categoria ospita gli Stati gravati da un elevato debito pubblico, fra cui l’Italia, mentre la seconda è una sorta di club elitario capitanato da Germania e Francia. Visto che il funzionamento del Fondo salva-Stati nasconde un meccanismo il cui fine ultimo sembrerebbe essere più quello di salvare le banche tedesche e francesi – attualmente con l’acqua alla gola – che non i Paesi in difficoltà economica, è facile capire perché la riforma del Mes non piaccia proprio a tutti. La deleteria modifica del Meccanismo europeo di stabilità è una minaccia non solo per le economie dei singoli Paesi, ma anche e soprattutto per la loro sovranità. Ma gli incubi, per i governi sovrani dell’Eurozona, non si esauriscono certo con il Mes. Già, perché come sottolinea il quotidiano La Verità, all’orizzonte si intravede qualcosa ben peggiore del Meccanismo europeo di stabilità.
L’ombra del Fondo monetario europeo
Si tratta del Fondo monetario europeo, un organismo previsto da una proposta di regolamento comunitario datata 6 dicembre 2017. In poche parole, il Fme si candida a diventare un Mes all’ennesima potenza. La motivazione di una simile affermazione sta nel funzionamento dell’Europa. I Paesi dell’Eurozona non possono contare su una banca centrale, cioè su un’istituzione in grado di aiutare il proprio Stato emettendo liquidità, acquistando titoli del debito pubblico a tassi di interesse decisi dallo stesso Stato e così via. In Unione Europea non esiste niente di tutto ciò, perché le singole banche centrali dei membri sono confluite nella Banca centrale europea. Cosa significa? Che in caso di bisogno, gli Stati non possono contare su alcuna ciambella di salvataggio della propria banca centrale. Devono, semmai, accontentarsi del Quantitative easing della Bce. L’idea di Bruxelles è quindi quella di creare un organismo specifico sul quale far conferire il cosiddetto “onere esclusivo della ultima istanza: il Fondo monetario europeo, lontano parente del Mes nonché fratello minore del Fondo monetario internazionale.
Il ruolo del Mes
Nella proposta del regolamento comunitario citato, i riferimenti a cosa sarà il Fme sono chiarissimi: “Un sostegno comune di ultima istanza servirebbe a fornire a tutte le parti interessate una maggiore fiducia”. Detto altrimenti, il Mes, se paragonato a quello che dovrebbe diventare il Fme, è una pulce al confronto di un gigante. Il Fondo salva-Stati non ha infatti alcuni requisiti chiave; ad esempio non è un organismo dell’Unione Europea, bensì un accordo intergovernativo. Il Fme, invece, una volta sul campo agirà per nome e per conto dell’Ue. A quel punto sarà l’Europa a ricoprire il ruolo di “prestatore di ultima istanza” in grado di rispondere alle richieste di aiuto dei suoi Paesi membri. Insomma, per chi non lo avesse ancora capito, siamo di fronte all’ennesima erosione di sovranità.
Unire i punti
La gravità di quanto potrebbe accadere apparirà più chiara dopo aver letto un paio di articoletti. Il primo è l’articolo 352 del Trattato di Lisbona: “Se un’azione dell’Unione appare necessaria, nel quadro delle politiche definite dai trattati, per realizzare uno degli obiettivi di cui ai trattati senza che questi ultimi abbiano previsto i poteri di azione richiesti a tal fine, il Consiglio, deliberando all’unanimità su proposta della Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo, adotta le disposizioni appropriate”. Il secondo è lo schema del regolamento comunitario del 2017, che cita espressamente l’articolo 352 appena esplicato: “La base giuridica della presente proposta è l’articolo 352 del Tfue: “Nel quadro della politica economica dell’Unione non sono state sancite le competenze di cui l’Unione ha bisogno per istituire un organismo incaricato di fornire sostegno finanziario per assicurare la stabilità finanziaria della zona euro. In assenza di tali poteri l’articolo 352 del Tfue consente al Consiglio di adottare all’unanimità () le disposizioni appropriate”.
Un disegno diabolico
Cerchiamo di unire i punti. Al momento non esiste alcun Fondo monetario europeo, ma il Mes ha tutte le carte in regola per trasformarsi proprio nel Fme. Il mosaico, ora, è completo. Se il Mes dovesse essere riformato, il Fondo salva-Stati potrebbe presto essere trasmutato in un organo dell’Ue mediante la procedura prevista dall’articolo 352 del Tfue. Qualora, poi, dovesse essere approvato il regolamento che istituirà il Fme, i Paesi dell’Eurozona sarebbero definitivamente in trappola. L’articolo 117 della Costituzione italiana, ad esempio, dice che “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario”.
Federico Giuliani per www.ilgiornale.it