Un paragone inaccettabile

Il Muro di Berlino non è la frontiera polacca di oggi

Paragone

Un paragone ardito quello della senatrice Tatjana Rojc esponente del Partito Democratico. Nell’anniversario della caduta del Muro di Berlino, che divise il mondo libero, l’Europa, la Germania, una città, famiglie e persone per quasi quarant’anni la Rojc ha portato avanti un accostamento inaccettabile.Paragone

La storia non insegna nulla ed è drammatico che proprio oggi si accenda il sensibile confine tra la Polonia e la Bielorussia.

Da qualunque parte venga, l’uso deliberatamente aggressivo dei migranti è un atto disumano.

Per le Nazioni e per la politica la caduta del Muro di Berlino dovrebbe essere un insegnamento, sull’impossibilità di imporre indefinitamente ai popoli costrizioni e oppressioni.

In questo caso prodotti da una specifica ideologia ma caratteristici di qualsiasi dittatura o autocrazia anche dei nostri tempi”.

Sinceramente si tratta di un paragone capzioso, astruso per non dire inopportuno.

Il muro di Berlino solo marginalmente impediva l’accesso, visto che non era impossibile entrare nella Repubblica ‘Democratica’ Tedesca.

Ovviamente non una grande fila di persone che volevano andare a vivere nella DDR.

Quel muro impediva di uscire

Teneva le persone segregate entro i confini di uno Stato dittatoriale.

Era il muro di cinta di quella grande gabbia che ha rappresentato la tragedia e soprattutto la prigione messa in piedi dalla dittatura comunista.

Al contrario è impensabile che si impedisca a una nazione sovrana di vigilare sui propri confini. Di interdire l’accesso a chi può entrare nel paese legalmente solo tramite il consenso del paese stesso.

Se una nazione esiste, una delle condizioni della sua sovranità è che possa disporre e regolare i propri confini.

Anzi, si può dire che l’esistenza stessa di confini sovrani è un fattore indicativo ed indefettibile dell’esistenza di un paese sovrano.

Ovviamente bisogna fare di tutto per risolvere il problema della crisi umanitaria tra Bielorussia e Polonia. Per garantire che queste persone ricevano eventuale soccorso ed assistenza sul posto.

Ma è impensabile di accostare queste misure alla chiusura coatta di milioni di persone che non avevano commesso alcun reato.

L’imposizione di rimanere a vivere in un regime illiberale.

La separazione di un popolo, di famiglie, di esseri umani avvenuta improvvisamente e senza che questi fosse lasciata la scelta di rimanere o andare a vivere nell’altra parte della Germania. Questo fu un crimine contro l’umanità, tra i più scellerati della storia.

Il muro di Berlino ha rappresentato una tragedia in quanto segregava, perché limitava la libertà individuale.

La gestione dei flussi migratori non può essere paragonata ad un crimine di stato, messo, pianificato e portato avanti con applicazione metodica.

Forse dimentica la senatrice piddina, che le guardie poste a vigilare l’imponente muro sparavano a chiunque tentasse di uscire?

Forse non è chiaro che venivano uccisi, per il solo fatto di cercare di andare dall’altra parte, bambini, anziani, donne?

Paragonare quello che sta accadendo oggi, a quello che hanno subito gli abitanti della Germania Est è inaccettabile. Ricordare in tal maniera tedeschi privati dei diritti elementari per cittadini di uno stato democratico e segregati in uno stato che sembra descritto nel libro di Orwell 1984, ove il controllo, l’indagine sulla vita privata sfioravano metodi inquisitori ed endemicamente diffusi, è un’offesa per chi ha subito la tragedia, ma anche per l’Europa stessa.

Un’Europa divisa, minacciata solo esclusivamente da un responsabile unico: il comunismo.

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