“Desidero innanzitutto ringraziare il Presidente Mattarella”, esordisce così il Giuseppi Conte di fronte a Palazzo Chigi.
Sì, come no. Un ringraziamento proprio sentito.
Tavolino trasparente stile Ikea.
Piantato in mezzo alla piazza, pochette d’ordinanza, in verità stavolta storta e un po’ sgualcita.
Come colui che la ostenta.
Un Conte disperato che onestamente, dopo la ricerca spasmodica finita male dei “responsabili”, ora affonda sempre più nel ridicolo montando un tavolino fuori dal Palazzo.
E facendo il piazzista di se stesso.
Fuori, in mezzo ad una strada. I cartoni con dentro i ricordi di due governi non si vedono ma devono essere là.
Tanta tristezza. Questo il filo conduttore.
Questi gli ingredienti di un uomo ormai solo che urla, come tutti i reietti, ‘non vi libererete di me’.
E cerca di scimmiottare Renzi, che magistralmente prima lo ha creato, come BisConte, e poi gli ha fatto le scarpe.
Ma della scaltrezza di Renzi, Giusy non ha nemmeno un grammo.
Ecco il video
Un ex Presidente in vendita
“Mi rivolgo agli amici dei 5 stelle: io ci sono e ci sarò. Come pure dico agli amici del Pd e di Leu: noi dobbiamo continuare a lavorare tutti insieme perché il nostro progetto politico, che ho sintetizzato come alleanza per lo sviluppo sostenibile, continui. È un progetto forte, concreto, che aveva già iniziato a dare buoni frutti. Dobbiamo continuare a perseguirlo”
E solo fino a domenica se mi date ancora un incarico aggiungo due trapunte che unite insieme ne fanno una terza.
Casalino stavolta ha giocato la carta della televendita: i giornalisti fuori da Palazzo Chigi per carpire commenti sulle consultazioni in corso di Mario Draghi, si muovono a compassione.
E appoggiano sul traballante trespolo i loro microfoni, quasi come un’elemosina.
“Lavorerò per il bene del Paese e perché si possa formare un nuovo governo per risolvere le emergenze. Auspico un governo politico che sia solido e abbia la coesione necessaria per operare scelte eminentemente politiche, perché le urgenze del Paese non possono essere affidate a squadre di tecnici. Al Movimento dico “io ci sono e ci sarò”, ma è essenziale che il lavoro con PD e LeU continui, nel solco di questa ‘alleanza per lo sviluppo sostenibile’“.
Voce e parole non richieste.
Dette da uno che alle consultazioni non è invitato.
Ma si imbuca alla festa altrui.
Qualcuno evoca il “predellino” di Berlusconi, quando creò in un tratto il Popolo della Libertà.
Tutte cose già viste, nulla di nuovo sa creare Rocco: senza dimenticare che allora Berlusconi era nel momento del massimo consenso.
Oggi per Giusy è esattamente il contrario.
Una supplica di un ruolo
Nicola Porro non è meno clemente di noi sul Presidente Bis.
“Così Giuseppe Conte si ricandida a fare da guida dell’Ulivo 2.0 giallorosso, quasi elemosinando un posto e lasciando intendere che, se gli fosse sottratto il ruolo di cerniera tra sinistra e grillini, sarebbe pronto a fondare un soggetto politico personale, che potrebbe risucchiare voti agli altri protagonisti della ex maggioranza politica che lo sosteneva.
La sua esperienza a Palazzo Chigi si va concludendo in modo farsesco, con una conferenza stampa improvvisata fuori Palazzo Chigi, con un tavolino trasparente e un drappello di microfoni.
Il tutto, per sottolineare che non proverà a infiocinare Mario Draghi – come potrebbe? – ma che esige che gli si garantisca uno spazio politico. Un appello a metà tra la questua e la minaccia, nel classico stile casalinesco, da un premier vanesio, innamorato di se stesso e del suo scranno, rammaricato dalla sconfitta subita per mano di Matteo Renzi. Se l’arrivo di Draghi servirà a liberarci di questi spettacolini pietosi, ben venga l’ex capo della Bce”.
Il ruggito della formica, questo appare il tentativo di Conte. Che presto sarà un presidente dimenticato da tutti, e seppellito dall’oblio: della sua esperienza rimarrà l’immagine di un monopattino e un banco a rotelle.
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