Un ripensamento del novecento 

Fascismo

Un ripensamento del novecento

Molti storici insigni, da Georges Mosse a Emilio Gentile, dissertando a proposito dei totalitarismi del Novecento, parlano di nazionalizzazione delle masse e di religione dello Stato come prerogative dei totalitarismi moderni.

Ora, dato che per il fascismo è subentrata la damnatio memoriae, il che significa una condanna totale senza bisogno di processo su ogni suo singolo aspetto, essendo stata accettata la definizione di male assoluto è sconveniente fare il minimo distinguo.

Qui veramente è valido il detto del bambino e dell’acqua sporca

Quelli storici, per quanto valenti, appesantiscono il bagaglio di ciò che è da respingere a priori, senza rendersene conto. Infatti attribuiscono quasi esclusivamente ai fascismi aspetti che non sono certo nati col fascismo. Il nostro Risorgimento, infatti, nasce dalle idee della Rivoluzione che ogni soldato di Napoleone portava con sé.

È stato come se l’Europa venisse inseminata.

Ogni persona di cultura si rese conto, che ancor prima di unificare la Nazione andava creata una coscienza nazionale tramite la cultura e occorreva trovare motivi di aggregazione anche psicologici. I miti fondatori, in epoca di forte declino come quella attuale, vengono scambiati per vuota retorica non essendo più percepite emotivamente determinate emozioni condivise. Tra questi miti fondatori, in Italia, possiamo annoverare il culto di Roma. Ci furono nuovi impulsi alle ricerche archeologiche, gli studi a carattere scientifico si fusero con un rinnovato misticismo dal sapore neo pagano.

Questo grazie ad archeologici come Giacomo Boni personaggio che univa alla grande cultura uno spiritualismo fuori dall’ordinario

L’archeologo si interessò agli scavi riguardanti la ricerca della casa di Romolo. Boni era amico anche di Giuseppe Sacconi, architetto cui fu affidato il progetto del Vittoriano, eseguito in perfetto stile neoclassico dal sapore grecista quasi ispirato all’Altare di Pergamo e anche al tempio della Fortuna Primigenia di Palestrina. Ad opera iniziata, Sacconi, fervente nazionalista, seguì il suggerimento del filosofo di idee repubblicane e deputato al Parlamento, Giovanni Bovio.

Piacque l’idea di inserire nel monumento a Vittorio Emanuele II, un Altare della Patria sul modello di quelli della Rivoluzione francese ed ampliare il suo significato

Il sacello è inserito davanti al monumento e sovrastato da una gigantesca statua della dea Roma, allusiva alla divinizzazione dello Stato italiano visto come proseguimento di quello Romano. Così abbiamo la statua del re che rappresenta l’ufficialità. Alle spalle abbiano la dea Roma che rappresenta quel misticismo repubblicano che rappresenta una divinizzazione dello Stato e della nazione. La statua, con elementi ispirati alla Secessione viennese di Gustav Klimt, fu eseguita da Angelo Zanelli i primi del Novecento.

In seguito, immediatamente dopo la Grande guerra, il colonnello Giulio Douhet pensò a tumulare la salma del milite ignoto al Pantheon a rappresentare tutti gli italiani

Poi fu preferita però la destinazione dell’Altare della Patria. Il Vittoriano diventando Altare della Patria si trasformava da monumento esclusivamente dedicato al re Vittorio Emanuele Il a monumento del popolo italiano con una ben diversa prospettiva. Il corpo del milite ignoto corrispondeva al culto del Santi della Controriforma in cui delle reliquie venivano inserite negli altari delle chiese a consacrare.

Sacralizzare l’ideale di nazione come una comunità di parentela e discendenza valorizzando l’importanza dei legami di sangue era un acquisito valore risorgimentale.

Riguardo al culto degli eroi caduti per la libertà

Fu Mazzini ad elaborare una costruzione teologica legata ad una parallela simbolgia politica dei martiri. Con l’unità d’Italia il martirologio patriottico assume forme simili a quelle dei martiri cristiani. Andavano solennizzati i martiri della Patria. Occorrevano valori condivisi. Infatti a suo tempo, quando morì Garibaldi, Giosuè Carducci lo definì martire della religione della Patria. Per fare opera di aggregazione della comunità nazionale andavano ricercati valori condivisi.

Si pensò di recuperare anche eroi di epoche passate come Francesco Ferrucci

Iniziarono le celebrazioni di Dante Alighieri, Cristoforo Colombo. Anche Giovanni Verga venne coinvolto da questo spirito dei martiri italiani e scrisse un’opera che voleva apportare un tributo ai martiri. Era il romanzo storico “I carbonari della montagna”. Dante venne celebrato e trovo’ fortuna per gli alfieri del patriottismo. Tutto questo per sottolineare che molti atteggiamenti che ritroviamo nel fascismo in realtà furono lasciti del nostro Risorgimento se non della rivoluzione francese.

Le proverbiali otto milioni di baionette volevano ricalcare il motto giacobino “Ogni francese è un soldato”

Quando il fascismo crea, per onorare i caduti della Grande guerra, i parchi della rimembranza, riprende una tradizione italiana. Il parco della rimembranza fiorentino avrà al suo centro un ara in pietra ripresa da un noto quadro di Arnold Bocklin. Anche gli innumerevoli monumenti ai caduti che costellano ogni borgo, non rappresentano certo quella religione laica di cui parlano gli storici a proposito del fascismo. La religione laica è un fenomeno che nasce con la Rivoluzione come anche la religione della Patria. Infatti gli apporti culturali del Risorgimento furono quasi tutti repubblicani e non certo savoiardi

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