È uscito di recente per Altaforte Edizioni, “Una Nazione”, il libro-intervista – a cura di Valerio Benedetti – al vice presidente di CasaPound Italia, Simone Di Stefano. Il libretto, agevole ed accessibile a chiunque, viene arricchito dalla prefazione di Antonio Maria Rinaldi, europarlamentare e professore molto conosciuto a livello mediatico e negli ambienti sovranisti. L’intervista spazia su diversi argomenti, ma sicuramente quelli di maggiore interesse riguardano il sovranismo, l’Unione Europea e l’Euro, la cultura.
La Prefazione di Antonio Maria Rinaldi
Nella Prefazione possiamo trovare l’essenza dell’intera opera. Rinaldi scrive. “Le spietate regole dei mercati (e ciò di più di tutti nell’eurozona), infatti, prevedono per esempio che uno Stato per poter finanziare le sue funzioni essenziali, normalmente previste dalla sua Costituzione, non possa avvalersi di una propria banca centrale mediante la creazione di moneta, ma debba per l’appunto rivolgersi ai mercati finanziari per farsi prestare i soldi che successivamente dovrà restituire (sia quanto al capitale, alla scadenza, che per gli interessi, soggetti alla valutazione di fiducia dei privati investitori)“.
Chi è Simone Di Stefano?
Romano classe 1976, grafico pubblicitario e copywriter, Di Stefano è militante politico dal 1992, ossia da quando aderì al MSI sezione Garbatella, noto quartiere “rosso” di Roma. Tra i fondatori di CasaPound, di cui è stato segretario fino al 2019, ha partecipato a diverse tornate elettorali sia come candidato a sindaco di Roma sia come candidato alla Presidenza del Consiglio. Attualmente collabora con “Il Primato Nazionale” e conduce alcune trasmissioni radiofoniche.
Il sovranismo e l’Unione Europea
“Il sovranismo è una dottrina politica che ambisce alla piena sovranità di un popolo all’interno dei confini della propria nazione”, così afferma Di Stefano. Esso si differenzia dal populismo perché ha il compito di stabilire l’idea di Stato e di Nazione da costruire: il sovranismo fissa le idee.
Essere sovranista, inoltre, non significa affatto essere contrari all’Europa, bensì all’Unione Europea. Tuttavia, sul punto Simone Di Stefano mette in evidenza il proprio scetticismo nei confronti dell’idea di Europa Nazione.
“Spesso i sostenitori a destra dell’Europa Nazione, o dello stato Europeo, dicono che è meglio qualsiasi forma di unità europea piuttosto che avere le basi militari straniere sul nostro territorio. Ma come detto, questo obiettivo si può raggiungere solo con una forte alleanza militare fra nazioni europee, senza per questo ridurci a far decidere a un tedesco o a un lussemburghese se possiamo costruire il ponte sullo stretto”. E ancora. “Fra le nazioni europee ci sono degli interessi totalmente contrastanti, soprattutto nel Mediterraneo, ed è impossibile credere che un esercito europeo possa accontentare tutti. Purtroppo finché le nazioni avranno la necessità di combustibili fossili e saremo dipendenti – nolenti o volenti – dal petrolio, questi contrasti non si ridurranno. Questo è un altro problema che dovrebbe risolvere chi parla di Europa Nazione”.
Nonostante ciò, Di Stefano afferma di non riuscire a concepire alcuna forma di Europa che non si ispiri a Roma. Quindi, “l’Europa può essere un’aspirazione, una visione, che però deve una base ideale molto forte dietro”. Per quanto concerne l’uscita dell’Italia dall’UE, Simone Di Stefano non ha dubbi visto che “fuori dall’UE non c’è il baratro, bensì il resto del mondo con cui puoi tranquillamente commerciare con trattati bilaterali”.
L’Euro
Sull’Euro, invece, la posizione è abbastanza netta. Non essendoci alcun trattato che disciplini tecnicamente l’uscita dall’Euro, l’Italia dovrebbe iniziare a far circolare liberamente una propria moneta nazionale, seppur espressamente vietato: “se l’Italia uscisse dall’euro, infatti, l’euro non scomparirebbe improvvisamente come per magia, né tanto meno sarebbe vietato usarlo. L’euro continuerebbe a circolare così come in Italia circolano i dollari e i franchi svizzeri”.
La cultura
Il sovranista prima che elettore è – e deve essere – per forza di cose un lettore. Il sovranista, afferma Di Stefano, deve lavorare su se stesso. Deve darsi una formazione su un piano più profondo, ben al di là della cronaca politica spicciola. In questa direzione il bilancio dell’azione culturale della cosiddetta “destra” non è sicuramente dei migliori. Infatti, il complesso di inferiorità di cui la destra soffre non è assolutamente giustificabile in quanto essa, a distanza di decenni, non ha ancora compreso l’importanza di occupare gli spazi del mondo dell’informazione e dei cosiddetti posti chiave. Pertanto, Simone Di Stefano, lancia un messaggio chiaro e diretto. “Partiti come Lega e Fdi hanno milioni di euro: li tirassero fuori e scommettessero sui tanti bravi pensatori che abbiamo”.
Il pericolo di incorrere in censure da parte dei padroni del discorso – vedi in ultimo il caso della stessa Altaforte Edizioni – si lega perfettamente al punto relativo alla salvaguardia della libertà di espressione e di informazione. Ecco perché, oggi più che mai, la battaglia culturale rappresenta l’unico antidoto per combattere la mannaia del pensiero unico politicamente corretto.
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