Mario Draghi incassa la fiducia sul PNRR. È una splendida giornata per noi italiani. Abbiamo una road map che è delineata e condivisa con l’UE, che ci porterà fuori dal medioevo burocratico della nostra storia post bellica. Una volta tanto dobbiamo essere contenti.
Invece…
Ho letto da più parti che togliere spazio alla burocrazia può essere l’atto di guerra che Mario Draghi intraprende con gli apparati dello Stato. “È dura” pare abbia detto il Ministro Giorgetti. Non si sa se si riferisce al fatto che abbiamo perso competitività come sistema Paese ed è dura recuperarla. O se è dura perché riformare la Pubblica Amministrazione o la Giustizia, è pressoché impossibile. O forse tutti e due.
“Dai Mario tieni duro tu e non guardare in faccia a nessuno. Mantieni la barra a dritta e portaci fuori dal pantano”. Mi ha scritto un mio amico in chat su Whatsapp.
In effetti di cosa ha bisogno questo Paese se non di uno shock (non quello renziano) istituzionale che dia linfa e vigore ad un nuovo Stato Italiano. Uno Stato moderno, meno clientelare, pieno di opportunità legate al turismo alla nostra capacità manifatturiera da nord a sud. Pieno di iniziative e capacità imprenditoriali assolute, primo al mondo in campo di qualità alimentare, ecc. ecc…
L’Italia è un paese guida del Mondo
Ricordiamocelo: siamo nel G7, G8, G10. Siamo fondatori della UE, non lo siamo perché entrati per “influenze” “amicizie” o altro. Lo siamo perché siamo uno dei Paesi guida al Mondo. Del Mondo. Ora che ci guida anche un presidente che ha la capacità di interloquire alla pari con i vari capi di Stato al mondo, che ha la forza di convincere i mercati finanziari di non remarci contro, dobbiamo cercare di far arrivare questa legislatura almeno alla fine del 2023.
Deve essere un obiettivo chiaro a tutti i leader politici italiani. I vaccini arrivano ed arriveranno, ma soprattutto quello che conta è che abbiamo dei progetti che possiamo realizzare da qui a pochi mesi per ammodernare tutto il nostro Paese. E dare speranza ai nostri giovani, non far scappare i nostri laureati, mantenere salvo il contributo delle generazioni di mezz’età. Riconvertendo ed integrando chi ha perso il lavoro portando il nostro sistema in equilibrio.
Fermarsi al coprifuoco alle 22 o 23 una settimana prima o dopo è come un piccolo dettaglio che non ha valore e sul quale la politica non deve perdere tempo. Non è richiesto. È chiesto invece di dare forza e valore al nostro Paese per le generazioni future perché è solo così che il Paese ripartirà.
Chi scrive come altri con cui mi confronto, è convinto che l’obiettivo deve essere raggiunto e non è certo un’ora in più o in meno di coprifuoco che può fare paura adesso. Va preso questo treno ora che parte, salire in carrozza e partire. Abbandonare il passato, le vecchie logiche, i vecchi poteri. Puntare in alto verso una nuova speranza in un Paese con un futuro da scrivere, ma migliore di questo che ci è stato consegnato pieno di poteri diffusi tra boiardi e mandarini, tra lotte cruente con le varie mafie e corruttele e deficit mostruosi sia morali che finanziari.
Il controllo del debito pubblico
Voglio proprio vedere come va a finire. Cosa c’è oltre il PNRR di Draghi? Lo ha detto lui stesso in Parlamento: il mancato controllo del debito pubblico. E se il debito pubblico è fuori controllo cosa ci sarà mai per noi italiani medi (milioni di italiani)? Un bello scenario tipo Grecia.
Aprite gli occhi cari lettori. Non conviene sprecare energie dietro a lotte di posizione o tattiche. Conviene vincere la guerra e dar forza con tutti noi stessi al Piano di Ricostruzione. Se si chiama così vuol dire che c’è necessità di ricostruire perché stiamo sopra le macerie.
Un esempio per tutti: abolire l’esame di Stato per molte professioni. Ciò aumenta la concorrenza. Il mercato farà la selezione. È un po’ diventare più tedeschi, francesi o inglesi. Ci dobbiamo credere e dobbiamo togliere monopoli e oligopoli comunque ed ovunque costituiti. I Partiti usciranno ridimensionati e nuovi con energie migliori da spendere.
Non dobbiamo perdere tempo dietro ai tatticismi. Anzi dobbiamo incidere sull’architettura delle riforme proposte da Draghi. Sian ben chiaro, io non tifo Draghi perché mi sta simpatico o per tornaconto personale. Io tifo Draghi perché pragmatico, conosce perfettamente la struttura della nostra spesa pubblica (essendo stato Direttore Generale del Ministero dell’allora Tesoro).
Conosce perfettamente l’architettura europea (un mostro a più teste pieno di burocrazia che quando incontra dittatori non sa neanche chi deve sedersi e chi no!), conosce perfettamente il mondo finanziario delle due sponde dell’Oceano (USA ed Europa). Ma soprattutto, ed è qui che dovremmo riflettere, lui ha credibilità.
Quando parla con qualcuno non ha bisogno di vociare, urlare, piegarsi, o umiliarsi. Sono gli interlocutori che saranno assertivi. Quindi per ciò che mi riguarda Draghi picchia duro. Osa. E chi fa politica lo sostenga il più possibile perché tutto da solo non può fare, ma deve essere sostenuto.
Chi rema contro Mario Draghi caschi nell’oblio rapidamente ed avanti altri più capaci di fare la politica che necessita a noi italiani. Non è un lavoro la politica.
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