Una visione per il futuro, la dobbiamo agli italiani di oggi e di domani

VISIONE

Il momento è drammatico, ma abbiamo il dovere di avere una visione per il futuro. Anche mentre contiamo i morti.

La dobbiamo agli italiani di oggi e di domani.

In Germania, paese con molte meno vittime di noi, lo stanno già facendo. La Merkel ha ricevuto la linea dai grandi gruppi industriali tedeschi, che da sempre nella storia di quel paese decidono i processi politici. La tesi è semplice: questa Unione Europea serve alla Germania, tenerla in piedi è necessario, così possiamo continuare a vendere i nostri prodotti negli altri Paesi dell’UE. Senza scomodare piani del passato, evocati qualche anno fa anche dal Prof. Savona, attualmente a capo della CONSOB, non vi è nulla di nuovo.

Da questa crisi, il ruolo della Germania in Europa uscirà rafforzato. Perché può prendere soldi in prestito a tassi negativi, perché ha servizi di qualità (ha quattro volte i nostri posti letto di terapia intensiva), una burocrazia efficiente (tralasciamo la vergogna dell’INPS), perché ha un debito pubblico del 60% del PIL, un sistema industriale forte, eccetera. Possiamo non averli in simpatia, pensiamo solo alla ridicola lettera di ieri sulla BILD, ma per tutelare gli interessi italiani dobbiamo guardare in faccia la realtà.

Adesso, nessuno nega che sia il momento di fare debito pubblico per salvare il paese e provare a rilanciarlo. Invero ne abbiamo fatti di debiti anche negli scorsi anni, spesso solo per ripagare gli interessi sul debito e il paradosso è che abbiamo fatto debiti, indebolito i servizi pubblici (pensiamo alla Sanità) e ingrassato solo una burocrazia corrotta e inefficiente. Il risultato è che il nostro paese è oggi disgraziato, in crisi, fermo, depresso e siamo anche nelle mani di creditori, spesso stranieri, pur con i loro problemi (pensiamo solo ai guai di Commerzbank o Deutsche Bank).

Il risultato è che abbiamo più del doppio del debito pubblico tedesco, abbiamo un paese allo sbando e siamo nelle fauci dei burocrati di Bruxelles o della Germania, che è poi la stessa cosa.

Tenere in piedi questa Unione Europea serve solo alla Germania. Da tutte le parti si invoca un ruolo europeo, con o senza condizionalità sembra l’unica linea di frattura. Avere dei soldi da Bruxelles serve a tirare a campare, a salvare il “nostro” sistema istituzionale fallito al punto che tutti invocano riforme radicali alla Costituzione più bella del mondo (come no…) e uno shock per abbattere la burocrazia. Ma significa chiedere a chi non sa scrivere una circolare sullo jogging di diventare un genio del diritto e di mettersi al servizio del cittadino e non pensare solo alla propria rendita di posizione.

Insomma, chi ci crede? Il rischio è che salvando la UE si finisca per salvare solo il palazzo romano, non l’Italia.

Sia chiaro: qui nessuno tifa per lo sfascio. La ripresa sarà dura: in Cina, alla fine del lockdown, i negozi sono vuoti. Non torneremo alla vita di prima come se nulla fosse. Sarà dura per tutti. E allora mi chiedo se usare strumenti finanziari come i Coronabond o sistemi come il MES, anche senza condizionalità (cosa impossibile, ma ammettiamo anche tale remota opzione), serva davvero. Le stesse misure messe in campo da Draghi a cosa ci hanno portato, se non nel perdere ulteriori anni facendo finta di nulla, invece di affrontare i problemi strutturali del nostro Paese? In questi anni di “pace”, le distanze tra noi e la Germania sono aumentate. E adesso questa guerra che ha colpito soprattutto noi, rischia di farle diventare abissali. E non basterà il cuore degli italiani.

Serve l’Italia. Chi dice – quasi tutti – che non ce la faremo da soli, non ha amor patrio e non vede l’ora di consegnarsi allo straniero – Russia, Germania o Cina cambia poco – pur di conservare lo status quo e far finta di nulla.
Qui è tutto da rifare. C’è un sistema istituzionale che non funziona, dal Titolo V ai ridicoli poteri dell’Esecutivo, fino a una burocrazia farraginosa e inefficiente, a una giustizia imbarazzante e potrei fare un elenco infinito. È finita un’era. Il fallimento è nei fatti. L’unica soluzione del “sistema” che occupa da decenni i palazzi romani senza aver mai vinto un’elezione è “l’Europa”.

Li capisco.

Il sistema che è fallito è figlio delle culture politiche, delle istituzioni e delle scelte della sinistra. Il centrodestra, pur essendo stato al governo, non ha mai inciso sulle scelte strategiche del nostro Paese, dal nostro ruolo in EU alle riforme istituzionali ed economiche. Adesso quel “sistema” si appella alla Ursula non per salvare l’Italia, ma per salvare sé stesso.

Ammettiamo anche che riescano ad avere centinaia di miliardi di euro come li spendiamo? Come difendiamo le aziende italiane, strategiche e non? Come facciamo ad abbattere gli interessi sul debito, che valgono più della spesa in istruzione? Come cambiamo una giustizia inefficiente? Come rivoltiamo una burocrazia che ha bloccato il nostro Paese dalla riforma Bassanini in poi? Ma soprattutto, chi deve fare queste cose? Gli stessi che ci hanno condotto sull’orlo del baratro? Con quale credibilità?

La Merkel si confronta con i grandi gruppi industriali tedeschi per decidere la strategia del futuro della Germania (di cui la UE è solo uno strumento). Noi abbiamo un premier la cui unica visione è dettata dal suo social media manager. Come pensiamo di poter vincere? Ma soprattutto, vogliamo vincere? A me pare che nei palazzi di Roma preferiscano il limbo. Il tirare a campare.Atteggiamento tipico di una burocrazia che ormai comanda sulla politica, anche a causa di una debolezza ed ignoranza della seconda. Manca una visione dell’Italia in Europa, nel mondo (pensiamo alla Libia), manca tutto.

I soldi dell’Unione Europea, ammesso che arrivino, non serviranno se non per qualche mese. Il futuro dell’Italia pare non interessi a nessuno. Tranne che alla Germania, che vuole solo andare avanti come negli ultimi lustri, alla Francia (che vuole comprarsi la Borsa e molte nostre aziende), alla Cina e alla Russia, con i loro disegni strategici.

Lo dico anche agli amici sovranisti: il debito pubblico adesso è la soluzione.

Ma per il futuro non è l’unica soluzione. La sovranità non è fare debito all’infinito. Anche perché nella storia dell’uomo le Nazioni sono sempre state sottomesse in due modi. Con gli eserciti e con i debiti. E in questa era di guerre senza eserciti, il debito è ormai l’arma più potente.

Pensiamoci. Finita la guerra al virus, che durerà pochi mesi, verranno poi anni durissimi. Per i quali serve una visione. Si parla incautamente che “sarà come il dopoguerra”. Ricordo sommessamente che dalla sconfitta al boom economico passarono 15 anni (almeno). E all’epoca nessuno pensava solo al tirare a campare.

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