Colline ripide coperte da piccoli vigneti, terrazze erbose dove i filari si snodano ora repentini ora sinuosi, in un mosaico di tonalità di verde, intervallate da piccoli insediamenti umani e coronate da panorami spettacolari. Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene festeggiano l’avvenuta iscrizione nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Unesco, approvata nel corso della 43esima sessione dal World Heritage Committee riunito a Baku, Azerbaijan. Ed è la II volta, dopo Langhe Roero e Monferrato che un territorio vitivinicolo italiano ottiene il prestigioso riconoscimento mondiale.
Brindisi di gioia quindi per il Prosecco Superiore DOCG, che questo anno festeggia anche i suoi primi 50 anni. Un successo che s’inscrive in un anno decisamente fortunato per la Regione Veneto, da poco reduce dalla conquista delle Olimpiadi 2026. Le numerose polemiche, da quelle sempreverdi riguardanti l’uso dei pesticidi in vigna a quelle più recenti che hanno avuto per protagonista l’ingente quantità di fondi messa in campo per sostenere la candidatura, non hanno fermato un iter cominciato nel 2008 per volontà del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, che nel 2018 aveva visto sfumare per un soffio il riconoscimento. Nessuna bocciatura formale, solo un rinvio all’anno ‘giusto’.
E l’anno giusto è arrivato, in tutti i sensi. Dalle 464 milioni di bottiglie di Prosecco Doc vendute nel corso del 2018 si è passati a registrare già un aumento record del 21% delle vendite in valore sui mercati esteri in questi primi mesi del 2019. In testa la Gran Bretagna, di gran lunga il paese che apprezza maggiormente le bollicine venete.
Colline del Prosecco: ora comincia la vera sfida
Quindi sviluppo dei servizi e delle infrastrutture, riqualificazione dei piccoli centri, nuove opportunità di lavoro. L’iscrizione delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Unesco è il riconoscimento di un lavoro che affonda lontano le proprie radici ma costituirà certamente anche uno straordinario volano per il turismo enogastronomico e naturalistico di qualità. Il Presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Innocente Nardi stima che l’iscrizione a sito patrimonio dell’umanità porterà ad un aumento del turismo a ritmi del +20% all’anno. Se oggi le Colline del Prosecco sono già meta di circa 400.000 turisti ogni anno, nel giro di 6 anni potrebbe essere sfiorato il milione. “Il riconoscimento non rappresenta il punto di arrivo – ha dichiarato Nardi – ma un’importante tappa di un percorso che mira alla valorizzazione del patrimonio culturale, artistico ed agricolo presente in questo piccolo territorio, noto per il suo prodotto principe, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore. Conservazione e manutenzione sono le parole chiave che il Consorzio ha lanciato, in osservanza delle indicazioni Unesco per i beni paesaggistici iscritti, in coerenza con l’obiettivo di un equilibrato e armonico sviluppo economico e sociale“. È anche per questo che occorrerà mitigare l’impatto ecologico della produzione, sviluppare un piano di sostenibilità a lungo termine per il paesaggio ed elaborarne uno per il turismo che coinvolga quanto più possibile le comunità locali.
Del resto il senso della candidatura era proprio la sinergia tra uomo ed ambiente. Perché da queste parti – com’è stato fatto più volte notare – non si può prescindere dai filari: il vino è territorio ed il territorio è vino.
Colline del Prosecco: un territorio dove la viticoltura diventa eroica
30 chilometri di declivi con versanti ripidissimi ricoperti di vigneti ed intervallati da aree boschive incolte. Il cosiddetto “mosaico“, fondamentale per preservare la biodiversità e l’equilibro ecologico dell’area. Il sito oggi patrimonio Unesco comprende la fascia collinare della provincia di Treviso che dal comune di Valdobbiadene si estende fino a quello di Vittorio Veneto. Un’area che ingloba 15 comuni e si estende per quasi 19.000 ettari, distinti tra un’areale centrale (core area) ed una zona definita cuscinetto (buffer zone) altrettanto grande. Un territorio unico al mondo, frammentato e diversificato, caratterizzato dalle cosiddette “cordonate collinari” che intervallano rilievi irti e scoscesi a piccole valli parallele tra loro. Qui l’uomo si è rivelato vero e proprio “architetto del paesaggio”, intervenendo nei secoli per modellare il territorio attraverso i “ciglioni inerbiti“, una particolare tipologia di terrazzamento che da sistegno ai vitigni impiegando la terra inerbita al posto della pietra. Un territorio dove la viticoltura diventa eroica: risale addirittura al XIX secolo la tecnica della “bellussera“, un sistema di coltivazione che dispone le viti a raggiera grazie al sostegno di pali in legno collegati fra loro.
Significativa, a questo proposito, la descrizione ufficiale dell’Unesco: “la zona include una serie di catene collinari, che corrono da est a ovest, e che si susseguono l’una dopo l’altra dalle pianure fino alle Prealpi, equidistanti dalle Dolomiti e dall’Adriatico, il che ha un effetto positivo sul clima e sulla campagna. Se Conegliano ospita molti istituti legati al vino, Valdobbiadene è invece il cuore produttivo dell’area vinicola. I ripidi pendii delle colline rendono difficile meccanizzare il lavoro e di conseguenza la gestione delle vigne è sempre stata nelle mani di piccoli produttori. È grazie a questo grande, pacifico esercito di lavoratori e grazie all’amore per la loro terra che è stato possibile preservare queste bellissime colline e creare un forte legame tra l’uomo e la campagna. Il risultato di questo forte legame è uno straordinario esempio di come questa antica cultura sia fortemente radicata alla sua terra“.
Oggi il paesaggio unico delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene rappresenta il 55esimo sito italiano da proteggere e tutelare nonché il decimo sito al mondo iscritto alla categoria di “paesaggio culturale“, non certo l’ultimo dominato dalla viticoltura. Prima di lui sono arrivati i riconoscimenti per Alto Douro (Portogallo), Tokaj (Ungheria), Pico Island (Portogallo), Lavaux (Svizzera), Langhe Roero e Monferrato (Italia), Champagne (Francia), Borgogna (Francia), Saint-Emilion (Francia), Wachau (Austria). Tutti e dieci i siti sono paesaggi culturali evolutivi, la cui unicità si deve ad una costante, prolungata e secolare interazione uomo-ambiente. Come nelle nostre poetiche quanto eroiche Colline.