Università, scuola e l’influencer passepartout .Abbiamo scoperto in questi giorni che gli/le influencer hanno fatto irruzione nel campo della scuola e dell’istruzione.
E’ di questi giorni la notizia che “noti” influencer toscani (ci auguriamo gratis) inizieranno una campagna di sensibilizzazione e promozione in favore delle Università della nostra regione. Utilizzando i fondi sociali europei, affidati all’azienda regionale per il diritto alla studio universitario, i vari “creators” si spenderanno per indirizzare giovani diplomati verso questa scelta.
È un valore aggiunto?
Posto che si tratta di un’inizativa legittima, ci chiediamo se è la scelta migliore qualla di cavalcare l’onda degli influencer. È davvero il massimo del valore educativo dell’orientamento universitario?
E ancora: i soldi del fondo sopra indicato non potevano essere spesi in altro modo, in ottica più rispondente all’innalzamento della qualità universitaria e all’ampliamento dei servizi per gli studenti che ruotano intorno a questo significativo mondo?
L’impatto sui giovani
Siamo inoltre convinti che l’iscrizione ad un ‘università non dipenda da pubblicità che tocca tasti emozionali, ma da tanti fattori ben più profondi e strutturali.
Sempre in questi giorni, da specifici studi di mercato, emerge che il “corredo” scolastico necessario per ragazze e ragazzi di ogni età è orientato in modo sempre più robusto dagli influencer con relativo aumento dei costi per l’acquisto di oggetti griffati.
Nessuno vuole demonizzare a prescindere il ruolo degli influencer, ma affidare a loro in modo incondizionato passaggi importanti della vita e del futuro dei giovani ci sembra immotivato.