UNO DI NOI

Roma, 25 Luglio 2011 Cie, Centro di Indentificazione e Espulsione di Ponte Galeria Roma. Protesta organizzata da Fnsi, Ordine, associazioni, sindacati e società civile. Alcuni detenuti protestano sui tetti del centro ph. © Luigi Mistrulli /Emblema - Roma, 25 Luglio 2011 Manifestazione "LasciateCIEntrare: Aprite i cancelli dei Centri di Identificazione" Cie, Centro di Indentificazione e Espulsione di Ponte Galeria Roma. Protesta organizzata da Fnsi, Ordine, associazioni, sindacati e società civile. ph. © Luigi Mistrulli /Emblema

UNO DI NOI

La tematica della revisione delle modalità di acquisto della cittadinanza italiana è tornata in primo piano nell’agenda politica e sulle pagine dei giornali nazionali dopo l’apertura da parte del leader di Forza Italia Tajani, nei confronti anche dei partiti di opposizione, finalizzata ad una revisione della L.

91/1992 che sia volta ad ampliare la platea dei futuri Italiani.

Attualmente, per l’acquisto della cittadinanza italiana, ferme restando la regola dello jus sanguinis, il criterio alternativo e residuale dello jus soli per casi limitati e le modalità agevolate previste per gli stranieri di origine italiana, che prestano servizio per lo Stato o che contraggono matrimonio con un cittadino, si ricorda che può presentare domanda per ottenerne la concessione lo straniero residente in Italia da almeno dieci anni, se cittadino non appartenente all’Unione europea, o da almeno quattro anni, se cittadino comunitario (cd. naturalizzazione). Inoltre, lo straniero che sia nato in Italia può divenire cittadino italiano a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e dichiari, entro un anno dal compimento della maggiore età, di voler acquistare la cittadinanza italiana.

All’interessato non sono imputabili né eventuali inadempimenti riconducibili ai genitori o agli Uffici della Pubblica Amministrazione e può dimostrare il possesso dei requisiti con ogni altra idonea documentazione, né la mancata comunicazione di poter esercitare il diritto entro il compimento del diciannovesimo anno di età in quanto in tale caso il diritto può essere esercitato anche oltre tale data

La prospettiva di modifica avanzate dal Ministro Tajani prevederebbe un’acquisizione automatica della cittadinanza italiana al compimento dei 10 anni di scuola dell’obbligo, mentre il testo di riforma arrivato l’anno scorso alla Camera prevedeva il riconoscimento della cittadinanza per i nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni residenti legalmente e che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio nel nostro Paese.

Nonostante le differenze tra le prospettive forziste e quelle della sinistra già naufragate tra i banchi del Parlamento, su spinta di un’ala liberal e lontana dalle posizioni di destra che hanno portato questa coalizione al governo, il partito centrista potrebbe riunire intorno a sé una maggioranza trasversale, che strizza l’occhio da un lato a Schlein e Conte e dall’altro anche a Calenda e Renzi, non dimenticandosi però nemmeno dei partiti della maggioranza.

Ne sono testimonianza diretta le parole di Tajani a Rimini: “Noi diciamo che serve un corso di studio completo, quindi la scuola dell’obbligo fino a 16 anni con il raggiungimento del titolo. (…) Preferisco uno che non ha il cognome italiano e che ha i genitori non nati in Italia e che canta l’inno di Mameli a uno che è nato in Italia e ha genitori italiani e che si rifiuta di cantare l’inno di Mameli”.

Questo tentativo di rabbonire le destre facendo leva sull’amore verso e il Tricolore e l’Inno appare tuttavia piuttosto pasticciato, in quanto è ormai chiaro a tutti che chi vuole diventare cittadino italiano lo può fare, che sia nato o no in Italia, dopo i rispettivi periodi minimi di residenza e dopo specifica domanda per l’esercizio del diritto.

E’ proprio questa la differenza fondamentale: la specifica domanda per diventare Italiani è necessaria in questi casi perché il diritto a diventare cittadino merita di essere esercitato e non automatizzato se si ha anche un’altra cittadinanza perché figlio di stranieri

Si può parlare di tutto, di diventare Italiani in base agli anni di residenza, in base al grado di cultura acquisita o in base al titolo di studi raggiunto ma quello che la destra deve tutelare sono l’interesse a diventare cittadini, sotteso al raggiungimento di un traguardo così importante e che permette di vivere la vita del nostro Paese fino in fondo.

Non riconoscere la cittadinanza italiana a chi non ha nemmeno la cura di effettuare una domanda (della cui possibilità, si ricorda, è data idonea comunicazione) non rischia di limitare in chi ha una diversa origine il senso di appartenenza al territorio, alla comunità e alla vita sociale italiana in quanto è evidente che non abbia un sufficiente interesse a farne parte.

Tutti preferiamo una persona di origine straniera che ama il nostro Paese a un Italiano che lo disprezza; e se ci dice che vuole diventare uno di noi porgendo la sua domanda per diventare cittadino agli Uffici dell’Amministrazione lo accoglieremo come uno di noi, come solo noi sappiamo fare, perché sarà proprio uno di noi e davvero come noi.

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