Uno stato complice degli assassini. Nweke e l’Italia
Purtroppo siamo diventati i peggiori complici di persone che ammazzano la nostra gente.
Per l’inefficacia delle nostre leggi, per la superficialità dei controlli, per l’inerzia di chi dovrebbe agire, per aver legato le mani a chi vorrebbe agire e perché come al solito siamo italiani: geniali singolarmente e ridicoli collettivamente.
E non perché ridicoli come popolo, ma come stato e con delle leggi inefficaci e di complessa applicazione .
Clandestini senza controllo
Se uno stato esiste deve controllare le proprie frontiere. Deve controllare le presenze sul proprio territorio. Altrimenti non è uno stato . Altrimenti si parla di un territorio franco, dove ognuno fa ciò che vuole.
Nweke Chukwuka, è il nome del presunto assassino di Iris Setti, una poveraccia di 61 anni, che accudiva l’anziana madre. Bancaria da poco in pensione.
A quanto pare il “gentiluomo” in questione, avrebbe cercato di violentare la donna e non riuscendovi l’avrebbe massacrata a pugni e sassate.
Un bravo ragazzo che compie un’opera imprevedibile? Noi in linea col suo modo di essere? Ma neanche per idea!
Il comportamento criminale di questo soggetto, è iniziato nel nostro paese più o meno in concomitanza con il suo arrivo, 12 anni fa. Subito iniziano le sue vicende giudiziarie. Dapprima per resistenza a pubblico ufficiale e violazione di domicilio, due anni dopo picchia un controllore che l’aveva trivato privo di biglietto su un treno.
Per cinque anni non viene colto più in fragrante, ma torna agli onori delle cronache del 2018 perché si masturba in pubblico. Finalmente, poco meno di un anno dopo, viene messo in prigione per una serie di violenze e resistenze alle forze dell’ordine.
Finisce nuovamente in manette tre anni dopo, sempre per il suo comportamento violento verso le forze dell’ordine. Intanto la direzione investigativa antimafia incomincia ad occuparsi di lui.
Nel frattempo lui viola gli arresti domiciliari, ma nessuno lo mette in carcere per questo. E alcuni mesi dopo picchia dei passanti ed un carabiniere, ma ancora una volta si preferisce non metterlo in prigione.
Non è molto rispettoso neanche con i suoi familiari, visto che la sorella, chegli fornisce un’abitazione per scontare i domiciliare alternativamente al carcere, viene ripetutamente picchiata da lui. Viene quindi affidato ai lavori socialmente utili. E riesce anche a farsi annullare un provvedimento di espulsione, quando ero già finito in un centro per il rimpatrio.
Nel frattempo è colto a spacciare stupefacenti. Ovvio (o follemente) neanche questa volta va in carcere.
Quattro mesi fa , viene rigettata la sua richiesta di avere un nuovo permesso di soggiorno, richiesto per poter stare con moglie e figli. Nel suo caso una motivazione un poco debole, visto che aveva abbandonato la famiglia già da tempo.
Epilogo della vicenda
Sembra proprio che il soggetto in questione facesse parte di un’organizzazione criminale strutturata. In Italia abbiamo paura di parlare delle infiltrazioni della mafia nigeriana.
Ma la mafia nigeriana esiste, anche se in molti continuano a negarlo. È un’organizzazione capillare, che si distingue nel commercio della droga e nello sfruttamento della prostituzione.
Le stesse sorelle di Nweke, avevano segnalato dei comportamenti violenti dell’uomo nei loro riguardi, sembra addirittura chiedendo di sottoporlo ad un TSO.
Ma nessuno lo ha fermato. Nessuno lo ha messo in carcere. Addirittura quando si era sottratto pochi giorni prima, all’obbligo di firma.
Ma l’Italia è un paese normale?
Chiaramente il nostro sistema penale non funziona. Questo è ovvio. Un uomo che doveva essere in carcere da tempo, andava tranquillamente libero. Ma il problema è che non si tratta certo del primo caso.
Adam Kabobo altro clandestino, che nel 2013 uccise tre persone a picconate nel centro di Milano, ha recentemente potuto fruire di uno sconto di pena. Anche lui nessuno lo controllava.
Pensiamo a Desirée Mariottini violentata e uccisa da tre spacciatori clandestini, soli 16 anni a Roma. Che occupavano edifici e spacciavano liberamente.
Per non parlare del caso di Pamela Mastropietro, a Macerata, dove si continua a negare l’esistenza della mafia nigeriana. E dove solo uno di coloro che l’hanno uccisa, violentata e fatta a pezzi è in carcere. Mentre addirittura è tornato in libertà l’uomo che accompagna l’assassino a comprare la candeggina per ripulire il corpo.
La colpa di non fare niente
In una sferzante poesia contro un papa Pierpaolo Pasolini diceva:
“Lo sapevi, peccare non significa fare il male: non fare il bene, questo significa peccare.
Quanto bene tu potevi fare! E non l’hai fatto:non c’è stato un peccatore più grande di te“.
Nel nostro caso non parliamo di una questione spirituale. Ma una responsabilità giuridica. La colpevolezza dello Stato. Non del singolo governo. Ma del sistema Italia che non funziona. E che oggi questo governo deve riformare.
Sì perché se uno stato decide di abdicare alla propria difesa, alla difesa dei propri confini e dei propri cittadini, compie il peccato più grande. Si rende complice degli assassini. Diviene il loro più grande favoreggiatore.
E questa volta anche tutti gli italiani con il loro scarso senso dello Stato non possono voltarsi dall’altra parte. Perché il discorso più ignorante e più assurdo è il dire che non ci riguarda.
Ci riguarda
Riguarda tutti noi. Può non essere sentito da chi gira con la scorta armata.
Quelli che vengono uccisi siamo noi, quelle che vengono violentate e uccise solo le nostre figlie, le nostre sorelle, le nostre mogli, le nostre madri.
Désirée, Pamela, Iris, toccano ognuno di noi nel privato,perché possono essere le nostre figlie, potevano essere nostra madre, potevano essere nostra moglie.
Il fatto che un’ingiustizia non sia capitata a noi, non significa che l’ingiustizia non esista. Se è capitato a loro, può capitare a tutti noi. Sono le nostre sorelle, le nostre madri. Sono italiane, vittime di uno Stato che prima di tutto è colpevole perché non ha saputo/ voluto proteggerle.
Lo stato deve cambiare
Non ha saputo proteggerle da elementi che non potevano stare qui e riuscivano liberamente a delinquere.
Lo Stato deve cambiare. L’Italia si deve difendere. La Repubblica ha anche il dovere di colpire per difendere e difendersi. Mettere in carcere, espellere. Lo Stato deve essere il buon Pastore, che difende il suo gregge dagli elementi malati, dai lupi famelici.
Altrimenti non ha senso avere uno stato.
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