Un’opinione sulla cittadinanza
Per valutare attentamente le dichiarazioni del neo ministro dell’integrazione Antonio Tajani, e comprendere il significato della sua proposta di inserire lo “Ius scholae” , nella portata effettiva del suo significato, ho avuto il bisogno di ragionare attentamente e per qualche tempo.
Uno dei problemi che deve realmente porsi un legislatore, non risiede tanto in quello che avverrà immediatamente prima o dopo l’approvazione di una legge, ma a quelle situazioni future che creerà questa legge. Per fare un esempio politicamente scorretto, cito due leggi che tutti gli Italiani conoscono.
La prima riguarda la cosiddetta patente a punti. Ossia il collegare una serie di infrazioni, anche tal volta minori, al complessivo mantenimento della licenza di guida. Questa legge ha portato un forte ridimensionamento generale delle infrazioni. Poiché lo scopo, combattere gli incidenti, è stato connesso alla negligenza dell’automobilista e si è pensato di colpire le varie irregolarità decurtando i punti che inibiscono il diritto di guidare.
Ragionamento corretto, soluzione efficace, obbiettivo abbastanza ben raggiunto. La legge è senz’altro buona nel suo complesso.
Seconda, la legge Merlin
Ossia la chiusura delle case di tolleranza. Si voleva debellare il fenomeno della prostituzione e lo sfruttamento della donna. Ma il chiudere le case di tolleranza ha spostato le prostitute da un luogo chiuso, controllato e lontano alla vista dei passanti, alla strada. Risultato, le ragazze sono finite sotto il controllo di organizzazioni criminali. Quindi abbiamo fatto un regalo formidabile alla criminalità organizzata che usufruisce degli introiti della prostituzione per reinvestirli nella droga e nelle armi; permettendo che molte delle prostitute siano anche costrette e ridotte in schiavitù da questi criminali.
Scopo mancato, sfruttamento peggiorato, situazione incontrollata perdite per lo stato a vantaggio dei criminali. La legge direi che è pessima. Segno che il legislatore non ha connesso obbiettivo, regole stabilite e situazione pratica.
Il più estremo “Ius soli” è esattamente, nell’assurdo del confronto, paragonabile alla legge Merlin. Ossia una legge che destabilizzerebbe ed aggraverebbe un fenomeno che si propone di risolvere. L’obbiettivo della legge dovrebbe essere l’integrazione dello straniero in Italia. Ma in realtà, per paradosso, sarebbe proprio l’integrazione a venir meno.
Lo “Ius soli” cancella la necessità di integrarsi, perché basta nascere in un paese per esserne cittadino a pieno titolo. Un mio amico nato in Brasile, non parla portoghese, non conosce le istituzioni, la costituzione e la storia di quel paese. È casualmente nato lì da italiani provvisoriamente a San Paolo per lavoro e a due anni ne è venuto via. Eppure può votare essere eletto e circolare per un paese dove neppure saprebbe come ordinare una pizza, se non aiutato da un interprete.
Immaginiamo le conseguenze di immigrati che già si limitano a vivere nella loro comunità che sono cittadini di diritto!
Ancor peggio, immaginiamo cosa significherebbe che un bambino nato in Italia è automaticamente cittadino. I genitori non potrebbero più essere espulsi neppure se clandestini o criminali, per non toccare il diritto del loro figlio di averli vicini. Quindi qualsiasi partoriente arrivasse in Italia guadagnerebbe il diritto gratuito a risiedere da noi ed a pesare sul nostro Welfare; noti criminali dovrebbero essere tenuti in Italia perché padri o madri di un cittadino.
L’Italia diverrebbe la porta d’ingresso per l’Europa. La piattaforma di lancio di un invasione senza precedenti. La legislazione dei vari stati potrebbe limitare solo provvisoriamente l’ingresso di genitori in paesi comunitari, perché in poco tempo un paese come il nostro (pieno di coste e difficilmente controllabile) si troverebbe pieno di clandestini che facendo partorire le mogli sul suolo italiano creerebbero un cittadino con facoltà di risiedere in altri paesi dell’unione. Saremmo il trampolino di lancio dell’Europa sulla strada della catastrofe. Sarebbe la peggior legge della storia non solo d’Italia ma dell’Occidente.
Qual’è la differenza tra lo Ius Soli e lo Ius Scholae?
Tecnicamente dovrebbero essere due cose quasi opposte. La prima attesta soltanto la nascita nel territorio nazionale, la seconda pretende un percorso di formazione che dovrebbe portare all’integrazione. Ed è qui che dobbiamo porci una domanda.
Un ragazzo che viene istruito in Italia assorbe i nostri valori? O meglio: La scuola italiana trasmette i favoli fondanti della nostra identità nazionale?
Non è spesso accaduto che ragazzi cresciuti ed istruiti nel nostro paese continuino a sentire la loro appartenenza alle comunità di origine delle loro famiglie piuttosto che con il nostro paese?
In un paese che mette in discussione tutto crediamo che la scuola sia rimasta immune dalla crisi complessiva della società italiana?
L’esempio migliore
La questione della cittadinanza necessita di un serio approfondimento che non riduca la questione agli “ultras” dell’una e dell’altra opinione. La polemica appare oggi limitata a certe ali radicali: una che fa delle – irresponsabili – porte aperte il suo cavallo di battaglia, l’altra che amerebbe usare il “pantone” per stabilire le gradazioni più o meno concesse dalla carta d’identità italiana.
Mi limito a portare un esempio di buonsenso, non lontano da noi.
La Svizzera richiede un esame di conoscenza delle lingue nazionali, sulla conoscenza della storia e delle leggi del paese, e successivamente il consiglio comunale del paese di residenza mette in atto una votazione che tenga conto di quanto veramente il nuovo cittadino è integrato.
Anche in Italia attualmente uno straniero deve fare un percorso, seppur meno completo, per integrarsi. Lo straniero deve almeno tentare di entrare a nella società ed assimilarne valori
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