In queste ore oltreoceano si sono viste fronteggiarsi le due anime radicali pro e contro l’aborto, con posizioni veramente opposte ed istanze insanabili.
Washington: la marcia per la Vita
La Corte Suprema sancì nel 1973 la legalizzazione dell’aborto, fin da allora coloro che erano a favore della vita si ritrovarono per manifestare in una marcia che ha visto negli ultimi anni il rinfoltirsi delle fila degli antiabortisiti.
New York da questo punto di vista ha compiuto in risposta una fuga in avanti che suona come uno schiaffo alla mobilitazione di Washington annunciando un atto legislativo più aperto in tal senso.
Il Vice Presidente Mike Pence con sua moglie è intervenuto sul palco della Marcia per la Vita, portando il saluto di Trump alla folla, e ribadendo che la attuale compagine governativa si batterà per la vita, sottraendo alle lobby abortiste i finanziamenti assicurati dalla precedente presidenza.
New York celebra la legalizzazione dell’aborto sino alla nascita
Il vescovo di Albany Rev. Edward B. Scharfenberg, di contro, scrive in una lettera aperta sull’Evangelist parole di fuoco contro la nuova “politica dell’ omicidio”, chiedendosi se essere a favore della vita sarà considerato un reato a New York.
Ancora più duro l’Arcivescovo di New York, Cardinale Timothy Dolan, che parla non di progresso, ma regresso nella cultura della vita, di fatto quell’antenna rosa ricorda sempre più sinistramente un ago puntato contro la vita, nella cultura della morte spacciata come valore e dignità anche nella vecchia Europa.
Istanze eutanasiche ed abortiste estreme stanno prendendo piede anche al di qua dell’oceano, e v’è da chiedersi se gli scenari eugenetici che ne conseguono, non costituiscano un ritorno a terribili ideologie del passato, tese ad eliminare le “vite non degne di essere vissute”, sopprimendo di fatto malati terminali e bambini mal formati o portatori di malattie genetiche.