USA: «È un’ altra Pearl Harbor, è un altro 11 settembre». I consiglieri di Donald Trump evocano pubblicamente due tragedie storiche per esortare gli americani a unirsi in questa sfida, ad affrontare tutti i sacrifici richiesti. Pearl Harbor e l’11 settembre furono due attacchi che videro un’America in ginocchio, colpita al cuore dal nemico. La pandemia non è l’aviazione giapponese di Hirohito né il terrorismo di al Qaeda, il coronavirus colpisce il mondo. Sull’America però l’effetto dell’ indebolimento geopolitico è accentuato. La sua leadership non è mai stata così fragile. Ogni nemico di Trump è pronto a incassare rivincite: gli avversari stranieri e quelli interni.
L’appello della Casa Bianca all’unità nazionale cade appena 24 ore dopo l’ ennesimo scontro con il governatore di New York, Andrew Cuomo. Astro del partito democratico, che si sta conquistando una nuova popolarità per la grinta con cui affronta l’ emergenza, Cuomo ha lanciato accuse contro il governo federale perché non fornisce aiuti a sufficienza. Invece ha ringraziato la Cina, per l’invio di mille apparecchi respiratori a New York. La controffensiva diplomatica cinese è spettacolare.
Cina e USA
Dopo aver già mandato materiale medico a diversi Paesi europei e asiatici, Xi Jinping può permettersi gesti di generosità perfino verso l’America. La sua strategia accentua le divisioni interne agli Stati Uniti: fra centro e periferia, repubblicani e democratici. Trump aveva cercato di incollare al Covid-19 l’appellativo di “virus cinese” per ricordare a tutti le colpe del regime di Pechino nella censura delle notizie iniziali sull’epidemia. Quell’episodio rimane di una gravità inaudita, così come il sospetto sul ruolo di un laboratorio di Wuhan nell’incidente originario del contagio da animale a uomo. Ma il regime cinese ha una capacità ineguagliata di controllo e manipolazione dell’ informazione. È già riuscito a imporre la sua narrazione: la Cina è la superpotenza buona, che esporta il suo modello di contenimento della pandemia, aiuta gli altri.
Trump asseconda questa narrazione cinese, rinunciando a una leadership mondiale. Tutti stanno praticando soluzioni nazionali, incluso il protezionismo: chi ha un’ industria biomedica e farmaceutica forte, vuol tenersi la produzione in casa per dare la priorità alla salvezza dei propri cittadini. Trump ci aggiunge del suo. È arrivato allo scontro con la multinazionale americana 3M, fabbricante di mascherine protettive N95, minacciandola di requisizione ai sensi della legge di guerra. Il presidente esige che tutte le fabbriche della 3M nel resto del mondo forniscano esclusivamente gli Stati Uniti. È riuscito a far sequestrare dal governo thailandese un jet cargo che stava trasportando mascherine della 3M fabbricate in Cina e destinate alla Germania.
Washington-Berlino
La tensione diplomatica Washington-Berlino è esplosa. Non che la Germania sia immune dal protezionismo biomedico: lo pratica a sua volta ai danni dei vicini europei. Ma in questa cacofonia l’America vede svanire il suo ruolo di guida del mondo occidentale, mentre la Cina sfrutta tutte le divisioni per allargare la sua influenza.
All’interno degli USA, molti nemici di Trump prevedono che questa epidemia segnerà la fine ingloriosa della sua presidenza dopo un solo mandato. A prima vista queste sono solo speranze, perché la popolarità di Trump è risalita. Malgrado le sue iniziali sottovalutazioni, gli errori e l’ impreparazione che continuano a segnare la reazione del governo, il 60% degli americani approvano la sua gestione della crisi. Ma questo forse è solo l’effetto della sua onnipresenza televisiva, ogni sera alla conferenza stampa con gli esperti sanitari, che gli regala una visibilità enorme. Mentre il rivale democratico Joe Biden vive recluso, è quasi scomparso dai media, ha dovuto rinviare la convention per la sua nomination.
L’America avrà dai 30 ai 40 milioni di nuovi disoccupati
Da qui al 3 novembre (sempre che l’ elezione stessa non sia spostata), altri fattori entreranno in gioco. L’America avrà dai 30 ai 40 milioni di nuovi disoccupati, uno scenario da Grande Depressione. Tutti i benefici di un’economia forte su cui Trump contava per farsi rieleggere, si sono dileguati in un baleno. Avanza l’impoverimento di massa. Trump ha ottenuto l’ appoggio democratico per una maxi-manovra da duemila miliardi (il 10% del Pil) che manda aiuti a famiglie e imprese. Già si discute di vararne una seconda.
Anche quella potrebbe non bastare. Trump rischia di assomigliare non al Roosevelt che guidò la riscossa nel 1941 dopo Pearl Harbor, bensì ad Herbert Hoover la cui presidenza fu distrutta dal crac del 1929. Dopo di lui non solo l’America ma il mondo intero avrebbero bisogno davvero di un Roosevelt: per guidare una ricostruzione post-bellica, e progettare un nuovo ordine internazionale sulle macerie di questo disastro. A meno di acquistare a scatola chiusa il modello cinese.
Federico Rampini per “la Repubblica”