Trenta giorni prima che scada il termine del mandato del Capo dello Stato, “il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica”. Così recita l’articolo 85 della Costituzione,
Il mandato di Mattarella scade il 3 febbraio (giurò in quel giorno nel 2015), oggi quindi si convocano i Grandi Elettori.
Per prassi consolidata tale seduta si svolge 15-20 giorni dopo, per permettere ai consigli regionali di eleggere i propri tre delegati.
Tutte le date per la seduta comune sono buone dal 18-20 gennaio in poi.
Molti quirinalisti indicano il 22 come data papabile, perché è un sabato, e se le prime votazioni non dessero un esito positivo, ci sarebbe una domenica per le consultazioni tra i partiti.
Dalla quarta votazione basta la maggioranza assoluta
In base all’articolo 83 della costituzione, il capo dello stato viene eletto dal parlamento in seduta comune a cui si aggiungono 3 delegati per ogni regione (scelti dai rispettivi consigli regionali), fatta eccezione per la Valle d’Aosta che ne esprime uno solo.
L’assemblea che elegge il presidente della repubblica è quindi composta da 1009 membri: 630 deputati, 321 senatori (inclusi i senatori a vita) e 58 delegati regionali.
Lo stesso articolo della costituzione stabilisce inoltre che il voto sia segreto e che il nuovo presidente sia eletto con una maggioranza qualificata dei due terzi dell’assemblea.
Se tale maggioranza non viene raggiunta, si procede ad una nuova votazione.
Dopo i primi tre scrutini se ancora non si riesce ad eleggere un candidato, diventa sufficiente la maggioranza assoluta (la metà più uno dei votanti).
Secondo alcuni osservatori, quindi, la convocazione potrebbe avvenire per il 22 gennaio, cioè un sabato. Questo per concedere un giorno di decantazione se si arrivasse al primo scrutinio senza un nome che abbia la maggioranza assoluta necessaria dal quarto scrutinio.
Fino all’elezione Mattarella rimarrà in carica in cosiddetta prorogatio.
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