Il vaiolo delle scimmie ha fatto la sua comparsa anche in Italia ed in Toscana, ma non pare al momento necessaria una campagna vaccinale di massa.
Lo afferma il Ministero della Salute, che sta distribuendo le prime dosi di vaccino ai sistemi regionali.
Con la circolare 35203 del 4 agosto il Ministero della Salute ha comunicato il piano di distribuzione della prima tranche del vaccino antivaiolo Jynneos, fornito dalla Commissione europea, stabilendo di suddividere le dosi disponibili tra le quattro regioni con il più alto numero di casi.
La Toscana non è tra queste quattro, e le dosi dovrebbero arrivare successivamente, entro la fine del mese di agosto.
La Regione Toscana, in attesa dell’arrivo delle prime dosi, continua a svolgere un costante monitoraggio e occuparsi della presa in carico, della cura e della gestione dei casi ad oggi riscontrati.
Le prime categorie a rischio per il Ministero Della Salute
I vaccini, limitati inizialmente, saranno per adesso destinati a categorie, definite nella circolare ad alto rischio.
I destinatari saranno quindi le categorie ad alto rischio indicate nella circolare ministeriale 35365 del 5 agosto (Qui il testo integrale) che ha come oggetto “Indicazioni ad interim sulla strategia vaccinale contro il vaiolo delle scimmie (MPX)”.
Riportiamo letteralmente il testo, che identifica tali categorie:
“Al momento, la modalità di contagio e la velocità di diffusione, così come l’efficacia delle misure non farmacologiche fanno escludere la necessità di una campagna vaccinale di massa.
Tenuto conto dell’attuale scenario epidemico e della limitata disponibilità di dosi, le prime categorie alto rischio a cui verrà offerta inizialmente la vaccinazione, come profilassi pre-esposizione, sono individuate tra:
– personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus.
– persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), che
rientrano nei seguenti criteri di rischio:
i) storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali;
e/o
ii) partecipazione a eventi di sesso di gruppo;
e/o
iii) partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune;
e/o
iv) recente infezione sessualmente trasmessa (almeno un episodio nell’ultimo anno);
e/o
v) abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex).”
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