Valditara e Concia un’accoppiata da non sottovalutare
Paola Concia quale coordinatrice del progetto ministeriale “Educare alle relazioni”; è una mossa ardita ma non credo affatto stupida, anzi….
Ragioniamo un attimo
Vorrei far notare alcuni particolari che dovrebbero imporre cautela a tutti.
Innanzitutto sono tre le donne nominate.Tra di esse anche una suora. Infine un’avvocatessa dello Stato con lunghe esperienze nell’ambito sociale.
Però vorrei chiedere lungimiranza
So che in molti si scalderanno
Ovviamente scaldare è un eufemismo,in realtà si incazzeranno.
Qualcuno tirerà fuori la solita erudizione puntando il dito verso di me tu quoque Scipio.Però io vi dico che Paola Concia è molto meno scontata di come la si dipinge.
Sì non voglio condannarla a priori. Dovrebbe essere scontato. Eppure oggi nessuno, a destra o a sinistra è immune da una visione maniche,che prescinde da elementi oggettivi, nel valutare chi è nel campo avverso, come il male assoluto.
Si accusa l’egemonia culturale della sinistra di essere maestra in questo. Si accusa la destra di piegarsi all’egemonia culturale della sinistra. Allora iniziavano a non piegarci ai giudizi a priori , che sono comunque negativi perché non ragionati, perché non motivati dalla realtà empirica ed oggettiva.
Tre dubbi
Ci sono tre questioni che smuovono la pancia del popolo che rappresenta la maggioranza degli italiani. E sono tre questioni che io vorrei provare ad affrontare.
1. Il timore che con la scusa di prevenire la violenza sulle donne, si voglia in realtà imporre tramite appositi corsi che irretiscano i bambini, una cultura gender;
2. La destra si sia arresa all’egemonia culturale della sinistra e di conseguenza sposi il modello di società liquida.Dunque non ci sarebbe più alternativa per chi vuole difendere i valori della società tradizionale italiana;
3. Che Paola Concia sia una specie di Giovanna D’Arco delle lobby omosessuali. Trionfanti per la sua nomina
Andiamo con ordine
Proviamo a rispondere alla prima: si usa la scusa della violenza sulle donne per corsi che impongano il modello gender nelle scuole?
Io ho avuto per primo questa paura.
Perché io sono contro la violenza contro chiunque. Sono contrario a qualsiasi manipolazione, in merito alla scelta libera di un individuo, ancora non formato, della propria sessualità.
Non accetto che sia messa da parte la famiglia, ed imposto un modello culturale dallo Stato. Che paradossalmente in una società multiculturale un modello culturale di riferimento non lo dovrebbe neanche avere.
Però c’è qualcosa di interessante che ha dichiarato il ministro a riguardo.
Le dichiarazioni esatte del ministro della pubblica istruzione Giuseppe Valditara sono state: “Educazione alle relazioni’ non consiste in corsi di educazione sessuale, non consiste nella educazione di genere, ma nell’educazione a comportamenti rispettosi verso la donna.
Ho deciso di scegliere tre donne di provenienza culturale molto diversa come garanti del progetto che abbiamo definito e avviato come Ministero dell’istruzione al termine di un ampio confronto: si tratta di suor Anna Monia Alfieri, Paola Concia e Paola Zerman. I contenuti del progetto fanno capo allo stesso Ministero. Il progetto prevede la costituzione di gruppi di discussione tra studenti moderati da docenti delle stesse classi, formati dall’Ordine degli psicologi, che avranno esclusivamente ad oggetto la lotta alla discriminazione e alla violenza verso le donne. È un tema drammatico che interroga l’intera società e su cui occorre lavorare uniti a prescindere dalle differenze culturali e politiche”.
Queste sono dichiarazioni importanti
Innanzitutto perché il governo nazionale deve prendere in mano questo tema.Non può lasciarlo all’autonomia di singoli enti locali.
Poiché la nostra costituzione permette una legislazione concorrente sulla scuola. E ciò da l’occasione ai più arditi governatori, di spingersi molto oltre, senza una legge di riferimento nazionale.
Ho sempre sollevato il problema della professionalità delle figure che vanno a insegnare ai bambini. Spesso ci si affida a delle cooperative. Non si conoscono i programmi esatti dei corsi. Non si conoscono le qualifiche di coloro i quali vanno ad operare insieme a dei minori.
Il ministro si sta direttamente sincerando che siano figure altamente qualificate.
Coinvolge gli psicologi che vanno a interagire con la formazione di bambini anche della scuola elementare.
Inoltre si vuole mettere un chiaro paletto: tali corsi debbono portare avanti una cultura della non violenza, del rispetto.
Un concetto civile che in realtà, rappresenta una vittoria del fronte conservatore, non degli antichi sostenitori del genere fluido.
A seguire
Per quanto riguarda il secondo problema, ossia la presunta resa culturale della destra, la questione è molto più complessa.
Si parla di resa culturale semplicemente quando si accetta un modello egemone e non lo si contrasta.
In questo caso non c’è un’accettazione passiva, ma c’è una visione molto più lungimirante.Ossia la necessità di dare autorevolezza e prestigio ad una riforma.
La destra nel momento che è al governo, sta dettando i criteri dell’educazione dei nostri giovani. Non la state delegando ad altri. Sta ridando un ruolo di prestigio alla scuola.
Fuori i professori della scuola, sei politico, la distruzione del prestigio e dell’autorevolezza di una scuola magari non autorevole ma autoritaria, è ciò che è stato partorito dalla contestazione del 68. Dalla rivoluzione culturale, che ha consegnato l’egemonia culturale alla sinistra.
La nostra rivoluzione
Ridare peso alla scuola significa in realtà rimettere in discussione quella egemonia culturale.
La rivoluzione culturale di Mao cancellò gli esami. Con risultati disastrosi. Solo che i cinesi in pochi anni li rimisero, e li resero anche molto più seri.
Da noi non vennero cancellati ma vennero resti sempre più semplici. La scuola dell’obbligo è diventata obbligo di promuovere. La possibilità per tutti di conseguire il diploma è diventato il darlo a tutti.
Oggi si vorrebbero addirittura abrogare i voti
Non c’è più autorevolezza dell’insegnante, qualunque genitore può dirgli di farsi gli affari propri,che lui deve limitarsi a fare lezione. Che non si può neanche permettere di riprendere uno studente insolente.
Ricreare una classe di insegnanti ed una scuola che si prenda sulle proprie spalle la responsabilità di educare i cittadini, è il concetto più bello che possa esprimere la destra.
La famiglia
Poi la scuola non deve soppiantare la famiglia. Perché la famiglia è il nucleo centrale della società. Ma può essere un’istituzione di grande supporto alla famiglia. Di grande supporto al paese.
Perché la scuola deve soprattutto creare caratteri. Un insegnante non deve soltanto riempire le menti dei propri studenti di sapere, deve soprattutto rappresentare un punto di riferimento etico e valoriale per un cittadino.
Dulcis in fundo
L’ultimo quesito riguarda Paola Coccia. La quale sarebbe, a detta di alcuni, un chiaro tributo della destra alla cultura dominante.
Potrei averne il sospetto se non fosse che io Paola ho avuto modo di conoscerla. Non bene. Non posso definirla amica. Ma posso definirla ragionevole.
Posso dire che non è una donna la quale fa piacere confrontarsi. Una persona che ragiona con la propria testa.
Anche le forti critiche alla sinistra, che attacca la Meloni sulla riforma per premiato, hanno dimostrato da parte di Paola Concia una mentalità estremamente indipendente. Queste critiche hanno sferzato anche i pentastellati e non sono stati banali, perché hanno messo la sinistra davanti alla responsabilità di avere svilito il ruolo del parlamento accettando il taglio dei parlamentari. Sono state critiche molto profonde.
Ci sono cattolici del PD ottusi, disposti a votare qualunque cosa l’apparato gli imponga. Paola Concia è una persona che ragiona con la sua testa.
Lo dico da conservatore per i valori, lo dico da cristiano, lo dico da uomo storicamente di destra, posso non condividere le sue idee ma trovo piacevole di discorrere con lei perché non ha preclusioni.
Le grandi riforme le fanno le menti che non hanno preclusioni. E Valditara sta cercando di fare quello che fa Giorgia Meloni: superare i limiti per andare oltre, risolvendo i problemi alla radice.
Sui nostri figli io guarderò anche i punti e, non farò sconti. Io credo che il genere esista, Io sono un cristiano.
Però non ho i paraocchi.
Paola Concia non la pensa come me. Lei non voterà mai per me, Io non voterò mai per lei,non voteremo mai probabilmente lo stesso partito. Però anche lei non ha paraocchi.
Cerchiamo di toglierli tutti quanti, e guardiamo i contenuti.
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