Vannacci pensiero / pensieri su Vannacci 

Vannacci pensiero / pensieri su Vannacci

Sabato ero al Caffè della Versiliana a presentare l’intervista fatta al generale Roberto Vannacci da Aldo Grandi.

A colpo d’occhio il numero dei presenti era fra i più alti di tutta la stagione 2024 che ha già visto sfilare sul palcoscenico del Caffè della Versiliana quasi tutti i “big” della politica italiana

La folla accorsa indica l’interesse che il generale suscita in moltissimi italiani e i timori che suscita in molti di più.
Accanto al successo comunicativo della Versiliana c’è la conferma di quello del generale anche per la visibilità successiva dovuta all’effetto di trascinamento che ogni parola, ogni gesto del generale è sottoposto alle più o meno sofisticate analisi degli esegeti che okkupano i giornaloni e parte delle TV, ma anche dalla sinistra, dal centro e dalla destra politiche, nonché di qualche dilettante come me o altri amici che scrivono su questo medium.

Parafrasando Marx, un fantasma si aggira per l’Italia, quello del generale Vannacci

Spaventa tutto l’establishment questo nuovo entrante col suo linguaggio antico, molto meglio comprensibile di quello ambiguo del mainstream cui pochi hanno il coraggio di sottrarsi, tutti dietro alla parola d’ordine: Vannacci è un populista.
In realtà nella mia lunga vita non ho mai visto populismo più populista del M5S: tutti i colori (politici) dell’arcobaleno. Marx (Groucho) lo riassunse anni fa: “questi sono i miei princìpi, se non vi piacciono ne ho degli altri”.

O della sinistra multiforme: l’uomo nuovo, la società equa, l’uguaglianza, la pace universale.

La “linea” che da oltre un secolo ci propone

Con linguaggio sempre più sofisticato e incomprensibile, segno evidente della lunare lontananza dalle “masse” gramsciane degli apparatcik inseriti nei giornali, nelle radio e TV, nelle università, nei tribunali, nelle imprese pubbliche, nel terzo settore, nelle giurie letterarie, artistiche, canore: il loro populismo assurge a progetto di governo, sempre fallito ma, come l’araba fenice, sempre risorto dalle ceneri della miseria e del sopruso.

Se crediamo che scrivere e dire che a Genova c’è il mare sia populismo, allora siamo tutti fregati e con noi sono fregati quelli che affollano le platee per ascoltare il generale, i lettori che comprano i suoi libri a centinaia di migliaia e gli elettori che gli danno il voto a valanga

Forse non è chiaro: Vannacci non pare classificabile fra le variabili che ballano una sola estate: ha preso più voti (560mila) del totale dei voti espressi dall’intero corpo elettorale di Malta, Cipro, Lussemburgo, Estonia, Lettonia. Rappresenta più votanti da solo che ognuno di ben 5 Stati facenti parte dei 27 della U.E.

E fino a prova contraria la rappresentanza è il sale della democrazia, almeno a partire dalla Magna Charta e al netto delle distorsioni successive.

Mette in ansia anche gli “alleati” come Crosetto o Gasparri che temono un suo autonomo ingresso nella politica nostrana

Va bene a tutti avere per interlocutore di governo o di opposizione la Lega per Salvini Premier, ridotta a un guscio tutto vertici di governo (che cadono ad ogni rinnovo elettorale) ma con ormai trascurabile rappresentanza politica.
Un nuovo entrante come Vannacci potrebbe cambiare i giochi: meglio stroncarlo sul nascere.

E i rapporti con Salvini?

Spogliati dalla malizia dei “guardoni” e degli esegeti di ventura, paiono di estrema semplicità per chi sa un po’ di politica: Salvini aveva bisogno di riempire un autobus vuoto di voti, Vannacci aveva bisogno di un autobus per salirci insieme ai suoi voti. Salvini ha fornito l’autobus, Vannacci lo ha riempito. La partita politica oltreché umana di dare/avere è saldata.

Ogniuno ha ottenuto quanto voleva, ora il liberi tutti è questione di tempo, di prospettive, di misura delle opportunità, delle convergenze e delle divergenze

Far valere un terzo dei voti presi dalla lista è operazione normale: chiedere alla “federazione” PD, studiare le correnti DC, osservare il fritto misto AVS. Anche qui c’è la normalità non solo della politica ma del negoziato quotidiano.

Per di più le reazioni del generale sono diverse dal solito stizzito clichè: pacate e quasi olimpiche; mai una parolaccia, mai una reazione violenta. Il suo comportamento pare ispirato a Monsignor Della Casa.

Altra anomalia difficilmente perdonabile: il bon ton toglie efficacia ai salaci commenti degli indignati custodi del politicamente corretto in salsa borgatara; devono scendere di tono e salire di logica, operazione complicata per la maggior parte di costoro.

Infine direi che non vadano oltre gli slogan le critiche al Vannacci pensiero, sembra che i critici temano ad andare oltre le stroncature e gli insulti, mentre non hanno difficoltà a scrivere paginate sui “progetti” dei grillini, sull’impegno della Salis, sulle proposte di Bonelli , sugli approcci di Fratoianni e di Landini: costoro meritano esegesi, Vannacci deve stare fermo alla macchietta.

Non sembra infatti di grande interesse sapere come la pensa sui temi dirimenti (altro che la rappresentatività cromatica della signorina Egonu, o il “coglione” di Bersani o la vestaglia fru fru del Corrierone)

Parlo delle future alleanze strategiche dell’Europa, dei riflessi delle prossime elezion USA, dell’intelligenza artificiale, del green power, dei rapporti con Cina e Islam; almeno dei due conflitti in corso e della difesa comune europea: fa il generale, ha combattuto guerre vere, ne conosce l’orrore ma anche le logiche. Ne saprà forse un po’ di più di quelli che la domenica mattina vanno in piazza con la bandiera arcobaleno (o perfino di Hamas) e poi tornano a mangiare i ravioli della mamma, convinti di aver contribuito alla pace nel mondo. Ma anche di più di quelli che li rappresentano nei Parlamenti italiano ed europeo.

Forse potrà articolare ipotesi magari più competenti di quelle dell’altra eroina delle elezioni europee; la signorina Salis: lei si impegnata protagonista di virtuosi e complessi progetti politici, lontana anni luce dalla tabe del populismo.

E Vannacci avrà pure opinioni su alcuni temi caldi in Italia: i vari Jus, la prossima manovra economica, l’autonomia differenziata, l’ordine pubblico, l’immigrazione.

Ma nessuno glieli chiede. Deve restare nel recinto delle macchiette anche se è rappresentativo delle idee di 560 mila elettori

Che però gli esegeti considerano dei poveretti, untermenschen che non capiscono l’orrore delle tesi del generale: gente da campi di rieducazione, da lao gai.

Ma sono tanti e sembra che crescano: tutti populisti? Tutti untermenschen? Tutti da confinare o rieducare?

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