Velocità e competenze, la sfida delle nuove generazioni
Il Covid ci ha cambiato. Quei giorni traumatici, scanditi da canzoni urlate dai terrazzi e dal bollettino dei morti alle 18.00, ci hanno modificati. Dal 2020 in poi il mondo è cambiato. Tutto il mondo. Nessun Paese escluso.
Una trasformazione che ricorda in Italia i mitici anni ’60, quelli del boom economico, del benessere e delle libertà sessuali. Tutto era stato messo in discussione dalla rivoluzione del ‘68, creando nuovi modelli sociali per le generazioni successive.
Ai tempi della pandemia tutto quello che era stato costruito dagli anni ’60 in poi non andava più bene. Il lavoro nelle fabbriche non funzionava più; quello negli uffici, stile ragionier Fantozzi, aveva i giorni contati; la centralità delle strutture pubbliche non dava più certezze di stabilità.
Entra così in campo l’era della digitalizzazione e, con questa, modelli economici e sociali nuovi, ancora non ben definiti. In pochi mesi, per non fermare l’economia in pieno Covid, è stato creato lo smart working, a casa davanti a un computer, con camicia e giacca sopra e con pigiama e pantofole sotto. Nella stanza accanto studiavano i figli, anche loro collegati con maestri e professori, con schermi condivisi e interrogazioni online. Non si va fisicamente nell’ufficio pubblico o in banca, ma si entra con lo Spid e l’home banking. Persino al supermercato si comincia a pensare alla spesa online, spinti dalle lunghissime file imposte dal contingentamento degli ingressi, con rigoroso obbligo di guanti e mascherine.
La digitalizzazione è entrata in ogni campo della nostra vita e ci ha costretto a costruire un modello di società ancora dagli sviluppi incerti. In tale situazione è stato necessario creare, più in fretta possibile, nuove competenze e professionalità nell’interesse sociale ed economico. E i cittadini si adattano e si abituano.
Anche le aziende – dalle più grandi a quelle di piccole dimensioni – hanno dovuto fare i conti con i nuovi modelli proposti, incalzati anche da norme europee che obbligano a investimenti per avere meno emissioni, più energia pulita, un’economia più green.
Parola chiave: estrema velocità. Velocità di pensiero, velocità di reazione, velocità di apprendimento. Le nuove leadership saranno incentrate sulla velocità. Le giovani generazioni questo lo sanno e si preparano a minare il terreno di chi li precedeva. I millennials di oggi stanno soppiantando in leadership non solo i genitori boomers prossimi – forse – alla pensione, ma anche la generazione dei quarantenni.
La società oggi necessita di nuove importanti competenze digitali, di conoscere perfettamente la lingua inglese, di avere esperienze di studio e lavoro all’estero.
Il modello genitoriale “prendi la laurea e sposati che poi ti compro la casa vicino alla mia” non funziona più. Adesso i giovani solo affrontando esperienze all’estero riescono a imporsi nelle aziende con autorevolezza e competenza. E in Italia c’è un gran bisogno di modernizzazione. C’è un gran bisogno di nuova leadership.
Dopo gli anni del Covid le gerarchie autoritarie hanno diminuito il loro potere. I “dinosauri” non riescono a creare più valore aggiunto, in quanto il mondo globalizzato ha cominciato a dare vigore e valore alle competenze, alla passione e alla necessità di risolvere i problemi con velocità e professionalità. E’ il tipico modello dei periodi di sopravvivenza. L’alternativa è quella di essere spazzati via da un mondo che si dimostra capace di accettare le sfide e di individuare soluzioni innovative. Il tutto con estrema rapidità.
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