L’Adige ora è sotto controllo, il livello del fiume è sempre alto ma il momento peggiore sembra ormai alle spalle. La città sta tirando un sospiro di sollievo anche grazie alla galleria Adige-Garda, in Trentino, che nella notte è stata eccezionalmente aperta per “alleggerire” l’Adige.
La galleria fu ideata e progettata dopo le grandi alluvioni a cavallo dei due secoli. L’obiettivo principale era quello di difendere Verona dalle piene del fiume, riprendendo un’idea già maturata nel Settecento. L’approvazione del progetto, fortemente voluto dal Duce, avvenne il 3 febbraio 1937, durante l’epoca fascista, a cui seguirono quasi immediatamente i lavori di costruzione. Sospesi, in seguito agli eventi bellici, i lavori per la galleria ripresero nel 1954 per essere poi ultimati il 18 maggio del 1959.
La galleria misura in totale circa 10 chilometri, l’imbocco è vicino alla stazione di Mori e lo sbocco poco a sud di Torbole: ha la funzione di ridurre i livelli idrometrici del fiume Adige, scaricando le acque in eccesso nel Lago. Per innalzare di 1 cm il livello del lago di Garda, la galleria deve scaricarvi circa 3 milioni 700 mila metri cubi d’acqua.
L’improvviso ingresso delle acque dell’Adige, che sono notevolmente più fredde rispetto a quelle del lago, provoca un considerevole shock termico e un non trascurabile peggioramento dell’habitat dei pesci. Per tali motivi la galleria viene usata di rado ed esclusivamente in occasione di situazioni di rischio di inondazioni.
Le infrastrutture che durano nel tempo, che piaccia o meno, sono state realizzate durante il fascismo. Dopo sono arrivati i ponti di argilla, le dighe di pasta frolla e le strade di burro.