Vietato alloggiare agli ebrei

Vietato alloggiare agli ebrei

Venerdì 6 luglio è circolata la notizia secondo cui l’host di un Airbnb, della località di San Vito di Cadore, in provincia di Belluno, avrebbe riservato sgradevoli parole antisemite a una famiglia israeliana, che aveva prenotato presso la sua struttura.

L’episodio, come c’era da aspettarsi, ha scatenato l’indignazione su molti fronti, nonostante il gestore abbia subito tentato di chiarire l’accaduto, affermando che il messaggio fosse destinato a un altro ospite, con cui stava comunicando in quel momento.

La presunta “ingiuria”, destinata alla famiglia originaria di una località vicino a Tel Aviv, tradotta letteralmente dall’ebraico significa “può essere sotto il forno a gas/stufa a gas” il che, in effetti, potrebbe davvero sembrare la risposta a una richiesta di indicazioni.

Il sito di news israeliano Ynet però lo ha tradotto come “potete stare nei forni a gas” il che ne ribalta completamente il senso

A ciò si aggiunge il fatto che il messaggio è stato inoltrato in ebraico. Ma quindi l’altro ospite era israeliano? Può darsi. Eppure, qualcosa non convince: quanti penserebbero di scrivere un messaggio in una lingua semisconosciuta e in un alfabeto del tutto diverso dal proprio?

Io non penserei mai di scrivere a un ospite cinese usando gli ideogrammi, magari tradotti con “google translate”, senza sapere se la nostra lingua ha delle effettive corrispondenze con la sua.

Non sarebbe meglio un semplice e pulito inglese?

Senza contare che tutto il banale malinteso si sarebbe potuto risolvere con delle semplici scuse che, a quanto pare, non solo non sono arrivate anzi, il gestore, dopo l’invio del messaggio, avrebbe cancellato la prenotazione effettuata dalla famiglia.

Alla luce di questi fatti, forse non si fa peccato a pensare che l’host volesse che il messaggio arrivasse forte e chiaro alla famiglia israeliana, proprio con il significato proposto da Ynet.

I tempi che corrono non invogliano di certo a prendere questi episodi come semplici qui pro quo

Non in questo momento storico, dove l’antisemitismo, mai sopito, dopo il 7 ottobre ha avuto una pericolosa impennata.

Non in questi ultimi giorni, viste le polemiche che hanno coinvolto una scrittrice e attivista pro Palestina, la quale ha affermato di odiare “tutti gli ebrei e tutti gli israeliani” e di volerli vedere appesi a testa in giù, vicino a tutti coloro che li sostengono.

Tutto quello che sta accadendo, non solo nel nostro paese a ma a livello globale, sta delineando in maniera ancora più netta i contorni di un clima da “leggi razziali”. Sono le azioni del gestore di un Airbnb – ammesso che venga stabilita l’intenzione antisemita del suo gesto -, o le parole di una scrittrice, che di fatto auspica la morte di circa 14 milioni di persone.

È l’amarezza, quando gli studenti ebrei dicono di aver paura di andare a scuola o all’università

È quando un manipolo di studenti tengono in ostaggio un’intera facoltà e nessuno fa niente, forse sulla base di un guasto spirito di tolleranza, per garantire il sacrosanto “diritto d’espressione”.
Magari è giusto così, però nel frattempo in dieci mesi abbiamo fatto un balzo indietro di ottant’anni.

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