Vince la politica del Gattopardo di Starmer

Vince la politica del Gattopardo di Starmer

Non c’è pace sotto il Big Ben.
Non solo la famiglia reale cambia volto nel Paese d’oltremanica. Anche la politica sta dimostrando una certa vivacità di cui il Regno Unito ci aveva disabituato.

15 sono stati i Primi Ministri che si sono succeduti durante il lungo regno della Regina Elisabetta

Churchill presenziò da Primo Ministro all’incoronazione di Elisabetta II nel 1953 (anche se era già Regina nel 1952). L’ultima “Primo Ministro” è stato Liz Truzz che incontrò la Regina due giorni prima del suo decesso l’8 settembre 2022.
70 lunghi anni di Regno e di storia britannica, con una media di 4 anni e 7 mesi ad ogni nuovo Governo. I tempi sono cambiati. Carlo III diventa Re e in nemmeno 22 mesi ben tre Primi Ministri si sono alternati a Downing Street. Oltre la già citata Liz Truzz, un altro leader conservatore governa il Regno unito Rishi Sunak, scalzato il 5 luglio scorso da Sir Keir Starmer.

Dopo 14 anni un laburista torna quindi a guidare il Paese anglosassone

Dopo la pesante disfatta delle elezioni generali del 2019, nel gennaio 2020 Starmer ha annunciato la sua candidatura alla leadership del laburisti. La sua opposizione, “seria e costruttiva” come la ha lui stesso definita, è piaciuta agli elettori inglesi, che lo hanno premiato alle ultime elezioni di qualche giorno fa con una vittoria schiacciante. Carlo III lo ha, il 5 luglio, nominato a tutti gli effetti Primo Ministro, il n. 80 della storia inglese.

Starmer ha puntato soprattutto ad un programma che preveda investimenti pubblici, all’abolizione delle tasse universitarie, all’ aumento delle imposte sui redditi alti. Ma soprattutto è riuscito a parlare al popolo, esausto da crisi pandemiche, crisi economiche e crisi belliche.

I risultati sono stati netti. Hanno conquistato 412 seggi su 650

Sono riusciti a conquistare la maggioranza assoluta, arrivando quasi allo stellare risultato di 419 seggi di Tony Blair nel 1997, sempre un laburista che a sua volta aveva superato John Major, conservatore, al potere da 7 anni.
Una disfatta questa volta per i conservatori che, mai nella storia inglese, erano caduti così in basso. 121 i seggi a loro assegnati, che consentono loro, nonostante tutto ad essere il maggior partito di opposizione.

Perdono in un solo giorno 220 seggi che per una parte sono confluiti al terzo partito del Regno Unito: i Lib-dem.
Ma quello che è più evidente è che il risultato oltremanica è controcorrente su ciò che sta accadendo nel vecchio Continente. Mentre in Europa si vede sopravanzare le destre, il Paese della Brexit cambia vento verso sinistra, una sinistra liberale democratica, quasi un nuovo centro moderato, ma pur sempre che guarda a sinistra.

Ora c’è da analizzare cosa ha sbagliato il governo conservatore di Sunak e cosa ha portato al pesante “rigetto” dell’elettorato inglese il suo ex-esecutivo. Sicuramente non ha giovato la forte crisi specie della middle class inglese, che ha subito i maggiori contraccolpi da quella scriteriata scelta del referendum della Brexit nel 2016.

Il moderato centrismo di Starmer offre un “sentiment” di serena tranquillità, di miglioramento equo e solidale delle condizioni della vita della gente comune, di gattopardesca politica del “tutto cambi affinché rimanga tutto uguale”, che adombra se non elimina del tutto le idee di strane e azzardate manovre

I laburisti parlano di un rilancio dell’economia, di contrasto all’immigrazione illegale, di sicurezza del paese, senza rinnegare gli impegni internazionali verso l’Ucraina e il pieno e indiscutibile sostegno alla Nato. Una politica dei piccoli passi, elegante e molto, moltissimo british.

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