Vittorio Sgarbi risponde ad Aldo Grasso: ridate a Gianfranco Vissani una stella Michelin. Anzi, due.

Vittorio Sgarbi durante l'anteprima stampa della mostra "La collezione Cavallini Sgarbi.Da Niccolo' Dell'Arca a Gaetano Previati.Tesori d'arte per Ferrara" che si inaugura oggi al Castello Estense di Ferrara.2 Febbraio 2018.ELISABETTA BARACCHI/ANSA

Vittorio Sgarbi risponde ad Aldo Grasso: ridate a Gianfranco Vissani una stella Michelin. Anzi, due.

“Due asterischi. O punti esclamativi! Da molti anni non polemizzo con Aldo Grasso, ma questa volta non posso tacere,”; così chiosa il critico più famoso d’Itaila dalle colonne de “Il Giornale”.

E non può tacere (lo fa mai?): “per il suo maramaldeggiare nei confronti di un uomo esuberante, appassionato e generoso: Gianfranco Vissani.”

“Aldo Grasso scrive in prima pagina del Corriere in virtù delle sue capacità e della sua esperienza; e ha mantenuto costanti il suo spirito critico e la sue verve. Se domani il direttore, o il proprietario del Corriere, senza una buona ragione ma per motivi di gusto o di interesse, decidesse di pubblicare la sua rubrica Padiglioni d’Italia non in prima pagina come è ma a pagina 2 o 52, probabilmente si risentirebbe. E siccome (diversamente dallo spazio della prima pagina di un giornale, che deve scegliere e alternare i corsivisti) non c’è limite alle stelle – una, due o tre – che indicano la bontà di un ristorante e le capacità del suo titolare, Vissani ha ben ragione di dolersi di una mortificazione ingiustificata. Non si degrada un generale se non per alto tradimento, o per gravi colpe, che nessuno può ravvisare nell’impegno di Vissani. Vissani ebbe una stella nel 1998, due stelle nel 1999, vent’anni fa. Come, nell’ultimo anno, sia potuto decadere della metà è incomprensibile, oltre che ingiusto. Non si è macchiato di alto tradimento rispetto alla cucina e al suo magistero. Vissani non è un cattivo cuoco, più di quanto Grasso non sarebbe un cattivo giornalista se protestasse per essere stato spostato alla seconda o alla cinquantaduesima pagina del suo giornale. La decisione della Guida Michelin è arbitraria e lesiva: una inutile mortificazione per un uomo che non è certamente peggiorato; né poteva parlar male della Guida, come pretende Grasso prima di questo incidente, come nessuno parlerebbe male di un club di cui è membro prima di essere cacciato. Vissani è uno dei più bravi cuochi italiani, si è perfezionato negli anni e ha maturato un’esperienza che non si è mai espressa in modo limitativo o diminutivo. Tanto meno, per negligenza o altro, nell’ultimo anno, al punto di essere dimidiato (diviso a metà, ndr). Non poteva essere: è una delle assurdità e ingiustizie contro cui è giusto ribellarsi. Vissani non può che crescere. Oggi è in debito di due stelle. Quella rubata e quella che deve avere. Non avrà minor merito per l’arte italiana della cucina di Bottura! Un’altra situazione merita un commento: sul Corriere abbiamo letto la notizia che il portavoce del sindaco di Ferrara Alan Fabbri, Michele Lecci si chiama, ha un cane di nome Rommel che il Corriere identifica esclusivamente come il «famigerato comandante nazista». Come se Adolfo fosse solo Hitler. Rommel in realtà è sempre stato considerato uno dei più abili ed esperti militari della Prima e della Seconda guerra mondiale, tanto da essere chiamato Volpe del deserto. Inoltre si uccise per dissidi con Hitler. Che una persona chiami «Rommel» il suo cane non è né un elogio per Rommel, tra l’altro degradato da volpe a cane, né una promozione per il cane. Si penserebbe a una esaltazione del fascismo se qualcuno chiamasse il suo cane Duce o Mussolini? E magari, essendo a Ferrara, Balbo? Quello che è certo oggi è che Vissani è solo come un cane. E non è giusto infierire. Restituiamogli la stella caduta. Lo dico io che ho fatto passare una firma di Repubblica dalla prima pagina alla trentaduesima. E non si è piu ripreso. Sì, lo ammetto, fu una ingiustizia! All’ultimo minuto, un ulteriore asterisco merita la vicenda della casa abusiva del ministro Trenta. Non entro nel merito del diritto ma osservo, come nessuno ha fatto, che l’edificio nel quale è stato attribuito l’alloggio di servizio (secondo lei, oggi a servizio del marito) appare di così infetta bruttezza da essere non solo indegno di un ministro, ma da richiederne l’immediata evacuazione per ragioni estetiche e di conveniente dimora, perfino da parte di un extracomunitario nigeriano. Non voglio pensare come sarà stato dentro, e quale l’arredo e quale gli oggetti e i soprammobili; osservo semplicemente che l’incidente, interpretato, come sempre, in chiave criminale dai compagni di partito dello sventurato ministro, è un’occasione fortunata per fuggire da un luogo che non lascia scampo a chi si occupa di difesa! Anche dal brutto, ovviamente, e per autotutela. Andate a vedere, con la Guida Michelin, la Locanda Vissani a Baschi in Umbria. Una casa felice e accogliente. Lì conviene vivere. Nell’appartamento destinato al ministro Trenta si può solo morire.”

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