Nove anni e sei mesi per bancarotta fraudolenta, truffa aggravata e associazione per delinquere finalizzata alla truffa: è questa la pena scontata in carcere dalle ex televenditrici Wanna Marchi e Stefania Nobile, che mercoledì 20 marzo hanno partecipato a «Live – Non è la D’Urso». «Abbiamo espiato abbastanza o dobbiamo tornare dentro?», ha chiesto con fare provocatorio Nobile, che oggi vive in Albania insieme alla madre, solo un assaggio di un’ospitata all’insegna della polemica.
A distanza di 18 anni dall’esplosione dello scandalo, emerso grazie ad una serie di servizi di «Striscia la Notizia», Wanna Marchi e Stefania Nobile hanno reclamato il diritto a rifarsi una nuova vita e l’atmosfera si è subito surriscaldata, complice l’atteggiamento battagliero di madre e figlia: «Chi commette reati gravi come le violenze non fa un giorno di galera, noi li abbiamo scontati tutti e pure di più. Avremmo potuto patteggiare e non l’abbiamo fatto. Sappiamo gli sbagli che abbiamo fatto». Il culmine è stato raggiunto quando l’ex imbonitrice ha detto: «Noi siamo state punite per aver venduto sale a dei deficienti che ci hanno credute».
Nonostante la presenza di ospiti controversi – la scorsa settimana c’era stato Fabrizio Corona – e l’estrema lunghezza della trasmissione che si prolunga fino a notte fonda – gli ascolti non sembrano premiare la trasmissione: se la prima puntata aveva ottenuto un totale del 17,1% di share e 2.796.000 telespettatori ieri sera davanti alla tv ce n’erano 2.331.000 (13.95% di share).