Zingaretti: “Salvini fa un uso politico della giustizia”

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L’ha detto davvero, il fratello meno conosciuto degli Zingaretti, Nicola, forse non rendendosi conto della comicità delle sue parole: Salvini fa un uso politico della magistratura.

Tra poco, in preda alla disperazione, per giustificare la probabile sconfitta alle regionali Emiliane, lo sentiremo piangere sulla Giustizia ad orologeria?

Processatemi”, ha chiesto ieri Matteo Salvini, invitando anche i suoi a votare sì, oggi alle 17, in Giunta delle Immunità al Senato per l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti, imputato come Ministro dell’Interno di sequestro di persona per le vicende della Nave Gregoretti. 

Ed in effetti la Giunta, notizia di poco fa, senza la presenza del PD, M5s e Leu,  ha autorizzato il processo nei confronti del Segretario Leghista.


Il leader dem Nicola Zingaretti non ci sta ed attacca, a dire il vero con un risultato comico: “Salvini fa un uso politico della giustizia”.
Come se fosse Salvini stesso il mandante degli avvisi di garanzia contro se stesso e non invece la solita sinistra manettara e forcaiola, che pure in questi giorni pare fare finta di pentirsi per l’accanimento nei confronti di Craxi e si interroga se processare l’ex Ministro dell’interno non sia un clamoroso autogol.

Ma evidentemente lui, Zingaretti, di tutti questi sottili giochi non si accorge, come del suo parlare paradossale.
Ai microfoni di Rtl 102.5, il segretario del Pd spiega: “Quella della Gregoretti è una vicenda solo giudiziaria, ma lui pretende l’impunità. Salvini sta usando un tema della giustizia per motivi politici e personali”.
Lo ha fatto col caso Diciotti, lo ha fatto quando è ‘fuggito’ dal Parlamento malgrado il Presidente lo chiamasse per chiedere la sua opinione sul ‘Russiagate’, e sta costruendo intorno a una vicenda, che dovrebbe essere solo giudiziaria, un battage politico perché pretende l’impunità”.

Come pretenda l’impunità, Salvini, chiedendo di essere processato, è veramente inspiegabile. È oltremodo un modo bizzarro, conoscendo bene la partigianeria di una certa parte della magistratura, che fa capo a Magistratura Democratica, che non aspetta altro che trovarsi il leader del Carroccio alla sbarra.

Ma Zingaretti non si ferma qui, e getta l’accusa principale che è appunto quella di usare la giustizia per motivi politici e personali.

Attenzione. Seguiamo il fine ragionamento di Zingaretti: “Quello che sta facendo Salvini è sempre lo stesso film, garantista su se stesso e giustizialista quando un suo avversario si trova ad incontrare la giustizia”, dice sottolineando che “gli avversari si sconfiggono con la politica, ma chi rappresenta i cittadini lo giudichi leggendo le carte“.  Ma chi è imputato stavolta?

Soddisfatto? Lui forse sì, noi un po’ meno, diremmo per lo più che siamo confusi.


La contromossa della maggioranza Rosso gialla
All’appello di Salvini di ieri, la maggioranza di governo, per non offrire il vantaggio alle imminenti elezioni regionali in Emilia di domenica, ha deciso, come era ovvio, e naturale per chi non sa che pesci prendere (ogni riferimento ittico al movimento delle Sardine è puramente casuale) per la fuga dal voto in Giunta: dopo oltre un’ora di riunione, i partiti di maggioranza, difatti, hanno deciso di disertare il voto, che doveva nelle loro intenzioni produrre una remissione all’aula della decisione e farla slittare a dopo le elezioni.
La decisione è stata assunta durante una riunione tra i senatori in Giunta di Pd, M5s, Iv e Leu. Presente anche il senatore ex M5s, Gregorio De Falco.

Così non è andata: Salvini andrà processato. Il gioco di rinviare ulteriormente non ha funzionato, e la frustrazione nelle fila del PD predomina.

La proposta del Presidente della Giunta Gasparri contro la richiesta di autorizzazione è stata bocciata con 5 no, quelli della Lega, e 4 sì di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Con il voto di Maurizio Gasparri vi è stato un pareggio di 5 a 5, ma da regolamento previsto in questi casi, ha prevalso la autorizzazione.

I leghisti votano per processare il proprio leader, la sinistra non si presenta al voto e trema alle conseguenze di ciò che essa stessa ha intavolato, chiedendo a gran voce l’incriminazione del fautore della politica dei “porti chiusi”, beatificando al contempo personaggi che vi si opponevano come Carola Rackete

Ma forse ora se ne pentono: così la vittoria politica nella vicenda è evidente a favore del leader leghista, cui vanno molte frecce all’arco del suo termine campagna elettorale.

Alla notizia della decisione del PD e M5S di non partecipare al voto, e all’esito della votazione in merito alla sua processabilita’, Salvini ha fatto spallucce ed a margine di un’iniziativa elettorale della Lega a Comacchio, ha sentenziato: “Guareschi diceva che ci sono momenti in cui per arrivare alla libertà bisogna passare dalla prigione. Siamo pronti, sono pronto“.

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